La gang dei graffitari sotto processo come le bande vere

Hanno fra i 19 e i 24 anni, «Asd» è il loro nome collettivo.

A Milano i gruppi «strutturati» sarebbero trecento

Milano contro mille graffitari

le tag Asd

L’Asd è la sigla della prima banda di graffitari finita sotto processo a Milano per associazione a delinquere. Tre lettere in viola che imbrattano muri, auto e saracinesche dietro le quali ci sono sei ragazzi dai 24 ai 19 anni.
Milano è vittima di writing selvaggio e una piccola squadra di investigatori, gli agenti del Nucleo decoro urbano della Polizia locale, hanno setacciato la città e la Rete per mettere insieme tutto il materiale che ha aperto una nuova stagione di contrasto ai graffiti vandalici.

Associazione a delinquere per 6 ragazzi.

Il mondo dell’imbrattamento milanese: mille writer senza alcuna finalità artistica.

La firma di Caos. Vernice gialla su una saracinesca. Harvey: vernice nera. Fresco: sulla recinzione di un parco pubblico. Holzo, firma blu, su un muro appena ripulito. E Nios, altra firma nera vicino a una finestra. Poi Zed, la sua tag campeggia in blu, tra le due vetrine di un negozio. Infine, il gruppo riunito, la crew: Asd. Tre lettere in viola tracciate, alla fine del 2011, sul cippo di marmo dedicato al giornalista e scrittore Guido Vergani. Dietro ci sono sei ragazzi dai 24 ai 19 anni. Aggressività sistematica: sui muri, sui furgoni, sugli edifici storici. Obiettivo: notorietà. Una ricerca di visibilità sempre più ostentata che dal centro di Milano s’è allargata al resto della città. L’Asd è anche la prima banda di graffitari finita sotto processo per associazione a delinquere.
Guerra senza violenza sui muri di Milano. Le «armi» aumentano: non più soltanto bombolette spray, ma anche rulli ed estintori a spruzzo. Le età si abbassano: ultimamente sono stati fermati ragazzini di 11 anni che imbrattavano i muri. Per la gran parte, Milano è vittima di writing selvaggio: in città si muovono 300 gruppi e almeno mille graffitari «strutturati». Senza nessuna finalità artistica. L’intero mondo dell’imbrattamento milanese è descritto nei documenti di una piccola squadra di investigatori d’eccellenza: gli agenti del Nucleo decoro urbano della Polizia locale. Sono loro che hanno setacciato la città e la Rete per mettere insieme il materiale che riempie ora il fascicolo dedicato alla Asd crew. Un’indagine che ha aperto una nuova stagione di contrasto ai graffiti. Afferma Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e coesione sociale di Milano: «Il decoro della città è un bene comune. E come tale va tutelato. Se vogliamo che i cittadini sentano sempre più propri gli spazi pubblici, dobbiamo far sì che siano rispettati».
Potrebbe accadere anche attraverso centinaia di foto, sopralluoghi, accertamenti. L’inchiesta dei vigili sostiene che i ragazzi dell’Asd, per quasi due anni, sono stati stabilmente in contatto nel commettere il reato di imbrattamento (la finalità dell’associazione a delinquere). Un’ipotesi giudiziaria che alza il livello di
opposizione al writing vandalico. Commenta Granelli: «È uno strumento importante per aumentare il senso di responsabilità rispetto ad azioni troppo spesso sottovalutate». Come dire: è ancora diffusa l’idea che imbrattare un muro sia una bravata. «Rispetto al semplice intervento in flagranza – spiega il comandante della Polizia locale, Tullio Mastrangelo – da anni facciamo indagini più strutturate, che inquadrano i singoli graffiti in una continuazione del reato. L’azione giudiziaria diventa così più incisiva, sia per le conseguenza penali, sia per quelle civili in caso di risarcimenti». Milano vandalizzata. Milano avanguardia della lotta. Conclude Fabiola Minoletti, del direttivo dell’Associazione Nazionale Antigraffiti: «La denuncia per associazione a delinquere è uno strumento corretto. I writer vandalici lavorano in gruppo, in forma strutturata, per un tempo prolungato e con lo stesso fine. Le azioni di contrasto devono essere adeguate a questa realtà».

Stele di vergani

Cippo di marmo dedicato al giornalista Guido Vergani imbrattato dall’ASD

Articolo apparso sul Corriere della Sera il 5 maggio a firma di Gianni Santucci e Armando Stella.

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3 Responses to La gang dei graffitari sotto processo come le bande vere

  1. n@po Rispondi

    5 maggio 2013 at 22:03

    Pene certe per questi criminali!

  2. Pingback: Street art, graffiti, murales: il confine tra rivoluzione artistica e vandalismo - Nuovo e Utile | Teorie e pratiche della creatività.

    • Andrea Rispondi

      7 maggio 2013 at 16:33

      L’Associazione conosce bene la differenza che esiste tra “il graffito opera d’arte” e “graffito atto vandalico”. La discussione in realtà deve essere portata su altri piani che sono il rispetto della cosa altrui e non l’estetica di un segno, che possa essere una tag, o di un bel disegno, che può essere un murales.
      Continuare a confrontarsi sulla diatriba non permette di uscire dalla soluzione. E’ ora di capire che i grandi street artist non sono minimamente paragonabili con i vandali, che spesso sono loro stessi a definirsi tali, che girano nelle varie città d’Italia per ROVINARE il nostro patrimonio architettonico e artistico o semplicemnte i palazzi e i mezzi pubblici e privati.
      Nel link che mi ha inviato c’è questa destinzione e l’invito a utilizzare il web mi sembra una strada percorribile. La concessione dei muri, spesso rivendicata per risolvere il problema, non ha alcuna attinnenza con i vandali che inzozzano le città: è solo una buona scusa, o forse anche un ricatto, per chiedere altro spazio, magari anche giustamente, per esprimere la propria arte in luoghi dedicati. Gli artisti chiedono, i vandali no.

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