Il writer pentito: ero un vandalo

Dopo i servizi sociali

MILANO – S’era disegnato una vita da artista ribelle. «L’America anni Ottanta, il mito di Keith Haring, una passione incontenibile per il disegno e l’attrazione irresistibile per la strada». Per il battesimo di vernice aveva scelto un muro del metrò. Aveva 14 anni, l’età dell’incoscienza: «Allora avrei detto: “Lo faccio per divertimento”». Tre lettere, una tag , la firma replicata centinaia di volte. Per anni. «Solo adesso mi rendo conto di aver fatto un’enorme cavolata. Ero un vandalo, non ho combinato niente di buono». Il piccolo writer è finito presto in ospizio: condannato ai servizi sociali. Ha scontato la pena – sei mesi al processo di primo grado; il suo avvocato, Laura Colognese, ha presentato istanza in appello – nella «Casa per coniugi» del Corvetto, ultima periferia Sud: «Otto ore al giorno con gli anziani, da settembre a gennaio. Mi è servito: è stato un passaggio formativo. Sono cambiato». Non diremo il suo nome per tutelarne il futuro (sta cercando lavoro). Basti qualche nota: il graffitaro «pentito» ha 23 anni e un diploma da grafico pubblicitario. Dipinge ancora: ma su tela. Nel settembre scorso è stato condannato per associazione a delinquere finalizzata all’imbrattamento. Sentenza storica: la crew Asd s’era trasformata in un sodalizio criminale. «Gli ospiti della Rsa mi hanno accolto e fatto sentire utile. Mi si è aperto un altro mondo. Adesso presto servizio da volontario».

Articolo di Armando Stella del 7 giugno 2014 apparso sul Corriere della Sera

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4 Responses to Il writer pentito: ero un vandalo

  1. Maria Luisa Amato Rispondi

    8 maggio 2014 at 22:32

    Finalmente una pecorella smarrita! Potrebbe andare in giro per il Paese, soprattutto nelle scuole, a spiegare quanto stupido è il gesto dell’imbrattamento selvaggio. Come certi hackers che vengono chiamati dalle aziende informatiche per mettere al servizio di queste ultime la propria competenza in modo legale. Quale migliore esempio!

    • Andrea Rispondi

      1 giugno 2014 at 23:41

      Non sarebbe una cattiva idea.

  2. Giulia G. Rispondi

    1 giugno 2014 at 21:41

    Rispetto questo giovane signore per essersi reso conto di avere compiuto atti poco ragionevoli e dannosi per gli altri.

  3. Marco Mercuri Rispondi

    2 giugno 2014 at 04:46

    Se è tutto vero… sarebbe bello, giusto e molto molto curativo che un altro paio di ore al giorno (in anonimato) il maggiorenne pentito ritornasse anche sui suoi passi, a cercare tutte le sue sigle vecchie e provvedesse a cancellarle personalmente.
    Provare per credere – per citare un vecchio spot pubblicitario, perché per capire bene, fino in fondo, la fatica e la spesa che con il suo vandalizzare ha imposto a cittadini, che nulla gli avevano fatto di male, non credo proprio possa bastare l’accudire qualche anziano per un po’.
    Nel paese del perdono per tutto e delle punizioni blande (che non risarciscono il danno reale) abbiamo esempi tossici di altissimo livello, che lasciano esterrefatti, in questo senso.
    Meglio non entusiasmarsi troppo per qualche “parola di pentimento e in prudente anonimato” e, soprattutto, credo sia meglio non diffondere l’idea che: con qualche bella parola ci si può togliere di dosso la responsabilità di anni e anni di atti antisociali e vandalismo.
    L’Araba Fenice prima di poter rinascere a nuova vita dalle proprie ceneri doveva bruciare.
    Certo non suggerisco di mettere al rogo il signor Asd e i suoi compari, ma a lavorar di pennello, rullo e spazzole sui loro sgorbi sicuramente si. Chi sporca pulisce!
    Marco Mercuri

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