CITTA’ STUDI, AI GRAFFITI SUI MURI NON SFUGGE NEPPURE L’ORATORIO

Lettera di Luigi Rancati indirizzata alla giornalista Bossi Fedrigotti del Corriere della Sera

Gentile signora Bossi Fedrigotti, a casa del diavolo: così si esprimeva l’ingegner Gadda quando trasferirono il Politecnico da piazza Cavour alla nascente Città degli Studi in piazza Leonardo da Vinci, costruita con la terra scavata per costruire l’Idroscalo. È la mia zona, la mia piazza con la mia scuola, dove ho abitato negli anni cinquanta. Ho visto nascere la chiesa di San Pio X, succursale della parrocchia di San Giovanni in Laterano, il mio oratorio, comunicato e cresimato. Allora usava così.

La chiesa nacque sopra un’enorme buca dove i monelli facevano delle sassaiole che non ti dico, quando tutti noi frequentavamo la nostra Montessori, ovvero la creativa scuola della strada. Era una linda chiesa con tanto di oratorio, gioco delle bocce e teatro Leonardo, con sala di incisione. Adesso quel complesso assomiglia a una discarica, tutto sfigurato da scarabocchi spruzzati da «artisti di strada». Foto allegate. L’«artista» Bros, di cui dava notizia il Corriere due giorni fa, ha spruzzato il suo capolavoro incurante degli sgorbi che assediano la Casa del Signore. Aveva ragione il lungimirante Gadda con il suo «a casa del diavolo»? Se quel «capolavoro» fosse lì da solo, potrebbe anche essere tollerato. Ma è uno dei tanti, troppi sgorbi che imbrattano tutto il complesso e, come ben sappiamo, gli sgorbi fanno sporcizia, abbandono, il terreno ideale per la depressione degli abitanti del quartiere nonché della criminalità spicciola, dagli scippi all’ammazzamento di quella testarda della signora Maria che non voleva mollare la borsetta con dentro la pensione e ha semplicemente battuto la testa sul cordolo. Siamo giunti al capolinea: l’intolleranza della tolleranza. Ne pòdi propi pü, sbotta il milanese doc. «In cotanta miseria, la patrizia prole che fa?». Basta scancellare? Un cordiale e sfiduciato saluto.

Le foto che allega sono più che eloquenti: graffiti dappertutto, anche su grondaie e pali della luce, pareti della chiesa naturalmente compresi. Degrado e squallore che, come giustamente scrive lei, non possono che influenzare malamente gli animi. Ci risiamo, anche nell’anno appena cominciato, con l’eterno problema milanese, incapaci di comprendere perché non sia possibile trovare un rimedio efficace per contrastare questo criminoso malcostume. E incapaci di comprendere anche le ragioni che spingono a fare scempio di ogni superficie libera. È divertente, interessante, appassionante imbrattare muri oppure è la provocazione a essere così irresistibile? Aspetto solo che vengano prese di mira anche le automobili: a quel punto è probabile che i cittadini esasperati, quelli che «ne pòdi propi pu» scendano in piazza inferociti.

ibossi@corriere.it

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3 Responses to CITTA’ STUDI, AI GRAFFITI SUI MURI NON SFUGGE NEPPURE L’ORATORIO

  1. Maria Antonia Livi Rispondi

    12 gennaio 2015 at 20:36

    Ora aspettiamo che la prossima volta queste “brave persone” affette da incontinenza espressiva entrino anche nelle chiese. Ascoltando certi deliri di onnipotenza potrebbe accadere.

    Meno male che i parocchiani son davvero gente per bene e sveglia .. gente come si deve.
    Li ringrazio per la decisione presa di far cancellare subito l’abuso.
    Emergono come giganti in mezzo a tutti quei ciondoloni “che ballonzolando ignoranti fra artista si artista o no, bello o brutto, legale o non legale e si però adesso che c’è “chissà se è un’opera d’arte”.
    Ma svegliaaaaa.
    Soprattutto i preti che fanno i modaioli.. e i buonisti e poi tanti altri che fanno anche di molto, molto peggio (pro immagine propria), state all’occhio che ve li trovate all’altare prima o poi e non per comunicarsi o chiedere scusa, ma solo per imbrattarvi tutto.
    Non rispettano nulla di nulla, son solo delinquenti che ha trovato il modo di fare prepotenze a tutti e farsi pubblicità. Perché i fessi che ci cascano sono tanti, anzi tantissimi.

  2. Donato Paolone Rispondi

    14 gennaio 2015 at 23:00

    In Italia amiamo farci asfaltare dalla cultura dell’illegalità, abbiamo le città più brutte d’Europa perché chi deve intervenire non lo fa. E intanto prolifera il fai da te, con gruppi di volontari che si moltiplicano lungo lo Stivale. Siamo proprio un Paese di anormali!

  3. Enza P.C. Rispondi

    15 gennaio 2015 at 06:31

    L’italiano è apprezzato nel mondo perché, spesso, è capace di porre rimedio, con l’impegno unito alla fantasia e al sacrificio personale, alle inadeguatezze del sistema Italia, che qui appiattisce molte speranze. Anzi accerchia e isola, facendole scaricare a vuoto, “molte energie positive” PERCHè NE HA PAURA.

    Vero alcuni amano l’illegalità. Nel nostro paese siamo schiacciati dall’illegalità e c’è chi preferisce “tenerla” a portata di mano per farne eventuali profitti immediati o profitti futuri.
    Molto, moltissimo di questo viene volontariamente camuffato anche dai media.
    Perché chi potrebbe gridare forte la verità “che conosce bene”, evita con cura di mettersi contro il potere del momento.
    C’è un giornalista vero che ha voglia di chiedere al Sindaco Pisapia (che sta ricevendo elogi per il contrasto del graffitismo vandalico a Milano, dopo il bel servizio di Ansa) IN CHE MODO il comune di Milano sta sostenendo l’impegno dell’Associazione nazionale Antigraffiti – oltre i tanti sorrisi ????
    Nel bilancio contabile di chiusura del 2014 dell’Associazione Antigraffiti – che da sempre vive ESCLUSIVAMENTE PER LA GENEROSITà, economica e fisica, DEI SUOI ISCRITTI – ho visto quanto HA DOVUTO METTERE A BILANCIO PASSIVO l’associazione, l’ha dovuto fare per riqualificare I LABORATORI DELLA SCALA in via Bergognone.

    C’erano le classi di bambini pronte a fare l’evento di CLEANING EDUCATIVO e chi avrebbe “potuto” finanziare l’acquisto delle vernici ha dichiarato,ripetutamente, che non esistevano fondi comunali per ripulire l’edificio di PROPRIETA’ DEL COMUNE.
    Non si poteva bloccare un progetto educativo che era in corso con grande impegno di molti. L’associazione ha deciso di raschiare il fondo del barile e ha pagato la fattura per materiali necessari. Avrebbe potuto essere un “prestito di fiducia all’amministrazione comunale”.
    “Tacere bisognava e andare avanti” e così è stato. E’ che purtroppo è ANCORA COSì.
    Nonostante, si legga oggi, che si siano trovati parecchi soldi “magicamente avanzati nel bilancio del comune”, che ha però deciso di destinarli, prevalentemente, alla ristrutturazione di un edificio dove si promuove la “cultura” della street art. E per ora “NO COMMENT”.
    Gentile Donato Paolone quello che lei afferma è vero: uomini non normali (eccezionali) che cercano di porre rimedio come possono alla sporcizia endemica del Paese ce ne sono, e molti.
    Basterebbe, volendo, dare loro sostegno, anziché umiliarli.
    L’Italia è ferita a morte dal vandalismo, la invito ad ascoltare con attenzione nel servizio di Ansa it cosa dicono i poliziotti del nucleo antigraffiti di Milano, con cui l’ASSOCIAZIONE ANTIGRAFFITI collabora costantemente. http://www.ansa.it/sito/notizie/magazine/numeri/2015/01/09/tag-attack-i-writer-allassalto-delle-metropoli_953dd8c4-ccc2-475c-9a82-e1c006e22163.html
    Il difetto sta nel manico: qui non ci sono “leggi di contrasto adeguate” come esistono negli altri paesi e chi insiste e insiste e insiste a chiederle – perché senza quelle è come tentare di svuotare il mare con un cucchiaio – è logico che possa disturbare i tanti LAVORI IN CORSO, quindi meglio tenerlo a cuccia.
    Però anche l’Associazione Antigraffiti sorride, e molto, osservando i tantissimi miracoli che é riuscita a fare nel 2014, nonostante…
    Vero: non siamo un paese normale, ma anche senza santi in paradiso, certe cose accadono.

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