Murales sugli “scheletri” di Pizzo Sella writers fermati: “Ma noi siamo artisti”

I poliziotti sequestrano anche pennelli e vernici dei ragazzi venuti da tutta Italia Le costruzioni sono state sequestrate e affidate ormai da anni al Comune “Questo è uno dei luoghi simbolo del degrado ed è per questo che siamo venuti qui”

PALERMO

Ai poliziotti che li hanno bloccati sequestrando le confezioni di vernici e pennelli hanno detto: «Noi ci definiamo artisti di strada, non siamo vandali».

Non è bastato. Gli agenti del commissariato di Mondello li hanno denunciati per “danneggiamento con l’aggravante di aver operato all’interno di un bene sequestrato”. Undici writers sono finiti nei guai per avere realizzato murales sulle facciate di due ville di Pizzo Sella.

A chiamare la polizia sono stati il custode e gli inquilini che dalle loro residenze hanno notato il gruppo di giovani con la vernice al seguito. La street art è finita così sotto accusa.

Le ville con graffiti rimasti a metà sono tra quelle sequestrate nei mesi scorsi e affidate al Comune. Di fatto sono abitazioni abbandonate. E il gruppo di ragazzi, quattro palermitani e il resto arrivati anche da altre città, aveva deciso di decorare quelle ville per lanciare un messaggio-denuncia ai cittadini. «Per noi quello è un luogo simbolo» – racconta uno dei writer denunciati che preferisce non vedere il proprio nome pubblicato – dove è iniziata una storia di abusivismo, degrado e abbandono paesaggistico di stampo mafioso tra le più emblematiche di Italia. La nostra coscienza artistica ci ha spinti ad arrivare lì”. Gli undici giovani, tra i quali tre operatori video, sono arrivati nel pomeriggio di lunedì.

Avevano già iniziato a verniciare parte di una villa quando il custode del residence li ha avvistati e ha lanciato l’allarme.

«Nessuno ha voluto sentire le nostre spiegazioni – racconta uno dei writers – e poco dopo sono arrivate quattro volanti della polizia. Noi non ci siamo tirati di certo indietro e siamo andati incontro alla polizia. Abbiamo spiegato i nostri perché, oltretutto stavamo cancellando scritte che deturpavano i muri». In molte parti d’Italia i writers sono autorizzati a realizzare le loro opere. «Anche a Palermo – spiega il giovane -alcuni di noi con l’ok dell’università hanno realizzato un murales nell’edificio 17 che rappresenta il flusso di conoscenza.

Per Pizzo Sella non avremmo mai ottenuto il lasciapassare per questo siamo andati lì di nostra iniziativa. Speriamo che adesso ci sia dato il permesso per migliorare quelle case.

Stiamo cercando di contattare l’assessore alla Cultura per aprire un dialogo sulle nostre iniziative artistiche».

In un comunicato stampa alcune associazioni che raggruppano diversi giovani che si occupano di street art e si occupano del progetto “Inseminazione artistica – La mostra nel cemento” hanno espresso solidarietà ai denunciati. «Il tema della rigenerazione urbana – si legge nella nota – ricopre un ruolo sempre più centrale ed è fonte di dibattito fra istituzioni, cittadini, artisti e operatori culturali».

«Quanto è legittimo parlare di danneggiamento tout court senza prendere in considerazione il caso specifico?». Si chiedono adesso i writers.

ARTICOLO DI ROMINA MARCECA DEL 18 MAGGIO 2016, LA REPUBBLICA

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3 Responses to Murales sugli “scheletri” di Pizzo Sella writers fermati: “Ma noi siamo artisti”

  1. Alessio Valdi Rispondi

    19 maggio 2016 at 13:50

    Sono passati troppi anni di anarchia totale e di sorrisetti compiacenti verso chi se eletto artista della strada poi si infila dove gli pare e si appropria di beni altrui, per metterci sopra un marchio di appartenenza.
    Bello o brutto non è importante e comunque sempre opinabile, l’importante è dominare l’estetica dei luoghi. Che poi si chiami in inglese o in aramaico questa roba della street art, che tutti si palleggiano da veri intenditori d’arte, è e continuerà a essere solo prevalentemente un abuso bell’e buono.
    Una violenza fatta con la pretesa di “comunicare” sa il cielo cosa.

    Ma se quelle case sono in carico al Comune e sono state tolta alla mafia, cos’è adesso: “basta raccontare che è un luogo simbolo per credere di passare per salvatori della patria?” mentre si imbratta e si crea un danno economico alla comunità, che deve spendere per ripulire.
    Sveglia Brava gente.. Sveglia.

    Si devono dare una calmata questi forsennati patologici. Non perché arroganti e ormai insopportabili, perché all’estero questi non vanno a far le cretinate che fanno in Italia, Perché all’estero in certi paesi se li prendono li sbattono in galera. Tanto per cominciare. E poi lo pagano carissimo il loro hobby.

    • Daniela Barone Rispondi

      20 maggio 2016 at 16:06

      Credo proprio che tu non abbia visto l’intervento che gli 11 artisti hanno fatto,(a metà), su Pizzo Sella, perché qui si parla di imbrattare i muri, invece io mi sono trovata davanti ad opere d’arte, tra l’altro figurativa per cui più accessibile ai molti, che passando per la strada che porta a Mondello hanno la possibilità di avvistare, sollevando il viso.
      Dei lavori che sono lontani anni luce dal deturpare il paesaggio, ma che tendono a migliorarlo con un nuovo linguaggio che vede l’arte sconfinare dalla tela per farsi autonoma e libera con quella libertà che solo a lei è concessa da sempre nel tempo per educare al bello tutti.
      La storia poi delle zone edificate abusive la conosciamo da tempo. In Sicilia difficilmente si dinamitardano gli edifici è più semplice per le amministrazioni espropriare per poi acquistare tali immobili con vista mozzafiato, a due lire tramite asta tributaria.
      La falsità della pubblica amministrazione amica degli illeciti mi turba e mi disgusta quando a pagare sono sempre i giovani che con le loro possibilità, (nel caso specifico l’arte), cercano di dare un senso ai soprusi rendendoli vicini al bello e all’armonia.
      Una cittadina stufa
      Daniela Barone

  2. Alessio Valdi Rispondi

    21 maggio 2016 at 19:28

    Troppi giri di parole per dare un immaginario valore di legittimità a una azione illegale.

    Che poi ci sia chi apprezza e chi no è la normalità.

    Non deve però essere normale che chi si appropria di uno spazio non suo per ridipingerlo come gli pare acquisisca un diritto.
    Ipotizziamo che ridipingano la sua auto o la sua casa, per una pulsione cosiddetta artistica, con un colore che la disgusta. Farebbe ancora tanti voli pindarici?
    L’arte della chiacchiera non trasforma un abuso in un merito.

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