I disegni sul muro, i writers e il figlio del funzionario

Vezzano Ligure

UN Comune autorizza quattro ragazzi, nessuno dei quali è residente, a scrivere i propri tag da writers su alcuni muri pubblici. Lo fa senza avvisare chi vive nelle case di fronte, senza un invito pubblico ai giovani eventualmente interessati. E la firma sul permesso è del funzionario che è anche il padre di uno dei quattro. Accade a Vezzano. E la comunità si interroga su metodo e scelta di un tipo di graffiti non figurativo, il tag, che non prevede disegni ma solo le firme degli autori. Nessuno contesta i ragazzi, peraltro non pagati. Si contesta l’istituzione, che non ha condiviso quello che avrebbe potuto essere un progetto di riqualificazione degli spazi grigi del territorio.«Spiace che i cittadini non contino niente – sottolinea Patrizia Saccone, assessore alla Spezia, ma residente ai Prati – io vivo di fronte a un muro su cui è comparso uno di questi tag. Non sapevo niente. I ragazzi non c’entrano, ma dal Comune mi aspetto un progetto aperto a tutti i ragazzi. La nostra scuola, col professor Egidio Saccone, fa murales straordinari, con progetti di inclusione e con un significato». Il Secolo XIX ha tentato invano di contattare il sindaco Fiorenzo Abruzzo. Il funzionario che ha autorizzato, invece, ha risposto: «Non c’è stato alcun favoritismo, se c’è anche mio figlio, è un caso, non hanno preso un euro – precisa – ci hanno fatto una richiesta, la giunta era d’accordo. È forse meglio farli scrivere in giro?». Il punto, però, è il metodo: «I Comuni fanno così autorizzano chi richiede senza bandi o progetti. Non per ogni cosa si deve passare attraverso la burocrazia. Se è stato inopportuno che io abbia autorizzato anche mio figlio, ne risponderò, ma l’ho fatto in buona fede. È allucinante che si ingigantisca un’inezia». Il sindaco pare abbia detto ieri di non “voler rispondere alle polemiche”. «Semmai – avrebbe dato indicazione – ricopriranno a loro spese, se non piace». Non è questo il punto. Nessuno intende mortificare i ragazzi. La stessa Saccone, propone una via d’uscita: chiamare i giovani del posto, per finire il muro rimasto a metà. E la responsabile del comitato di quartiere, Cinzia Calanchi, getta acqua sul fuoco. Ammette di essere stata avvisata dal Comune solo “il giorno prima”. Ammette di non essere “amante di questa tecnica”. Ammette che “il Comune avrebbe dovuto affrontare diversamente”. Però attacca i cittadini, lamentando che tanto “le riunioni sono sempre deserte, perché nessuno partecipa”.

ARTICOLO DEL 14 FEBBRAIO 2017, IL SECOLO XIX

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