UNA RISPOSTA DI LEGALITA’ CONTRO I WRITERS VANDALI

UNA RISPOSTA DI LEGALITA’ CONTRO I WRITERS VANDALI

Milano, 2 aprile 2009

L’Associazione accoglie con fiducia, sorpresa ed esultanza la notizia dei primi processi contro writers vandalici, pur cosciente che non solo con la repressione si possa affrontare il problema. Si apre così uno spiraglio di speranza di cambiamento nell’affrontare il fenomeno del graffitismo vandalico.

L’Associazione invita i Giudici di Pace a non permettere ai cinque imbrattatori di celarsi dietro l’alibi della “ragazzata” o della “bravata”: innanzitutto non si tratta di minorenni, bensì di persone tra i 20 e i 33 anni; secondo, tra gli altri, sono stati colpiti dei monumenti: il Duomo e la Rotonda della Besana di Milano; terzo, in due anni il Comune di Milano ha speso 25 milioni di euro nella ripulitura dei muri.

Stupiscono le dichiarazioni di Ivan Tresoldi, che, nonostante sia tra i trasgressori colti in flagranza e multati, continua a mistificare il problema apportando finte soluzioni. Qualche risposta a Ivan…

-         «La repressione non è la soluzione al graffitismo vandalico», dichiara Ivan; non si tratta di repressione, ma di giustizia. Quella dei processi non è l’unica soluzione, certo, ma è una soluzione che collabora con le altre soluzioni (ripulitura immediata dei muri imbrattati, monitoraggio, sensibilizzazione).

-         «Il Comune metta a disposizione spazi regolari», soluzione che non ha alcuna attinenza reale: la concessione dei muri non ridimensiona gli atti vandalici! La prova sta nel fatto che i muri autorizzati ci sono, ma al writer non interessa operare nella legalità: l’adrenalina ricercata dal writer sta proprio nell’illegalità del gesto e nella provocazione.

Caso vuole che il Corriere pubblichi oggi un pezzo su Barbara Rose, studiosa numero uno dei movimenti artistici americani. La crisi economica farà giustizia nell’arte, la sua convinzione: «Basquiat vale davvero poco (…). I musei sono il vero problema: certificano la qualità quando non c’è nient’altro che moda, scandalo e spettacolarizzazione. E’ il fast food dell’arte con il gusto di una pizza fredda». L’affermazione si sposa benissimo con la recente strategia di marketing che sostiene la street art nei musei.

Elogio al Comune di Milano e alle amministrazioni di tutta Italia che reagiscono in modo attivo al problema costituendosi parte civile nei processi.

Andrea Amato

Segretario dell’Associazione Nazionale Antigraffiti

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