L’evoluzione dei graffiti e della legge

L’evoluzione dei graffiti e della legge

Il 15 luglio 2009 è stata promulgata la legge n. 94 rubricata “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”. All’interno di essa il comma 3 dell’articolo 3 apporta delle modifiche all’articolo 639 del codice penale in materia d’imbrattamento *.

Come si può notare, gli emendamenti apportati hanno reso più severo il dettato legislativo al punto da prevedere la reclusione da tre mesi a un anno e un’ammenda fino a 10.000 euro in casi di recidiva, sempre che il fatto sia commesso su cose d’interesse storico o artistico (attenzione, solo in questi casi!).

La legge, con un iter che vede i suoi primi disegni di legge dal 2002, è stata finalmente modificata, preceduta di qualche mese dalle ordinanze comunali che prevedono una sanzione amministrativa di almeno 500 euro.

Come dire, i writers (imbrattatori) di tutta Italia sono avvisati: la mano che prima non puniva adesso si è fatta più pesante e promette gravose reazioni. Promette, appunto.

Già prima la legge non era applicata e qualche vandalo si faceva beffa dell’intimidazione dell’ammenda: le vecchie 200.000 lire. Adesso, forze dell’ordine, magistratura e amministrazioni tutte, dovranno fare in modo che questo tipo di vandalismo, se non finisca, almeno si ridimensioni.

Già prima che il decreto legge si trasformasse in legge, rimbalzato da una commissione giustizia a un’altra, qualche intellettuale e critico d’arte aveva rimostrato sul tenore repressivo. Col semplice gusto di esprimersi senza informarsi,  si è detto che chiunque facesse un segno con una bomboletta spray su qualunque superficie sarebbe andato in prigione. Che così si minava la libertà di espressione! Che da sempre l’uomo si è espresso attraverso questo tipo di comunicazione: “pensate all’uomo primitivo che dipingeva sulle caverne!?”.

E allora è da qui che bisogna partire, per capire se ci siamo persi qualche passaggio, se a un bel momento ci siamo tutti rimbambiti al punto da non capire l’arte in questa forma di gratuità non richiesta.

 

Iniziamo 40.000 anni fa, nella zona nord della Spagna, esattamente in Cantabria. Quelle zone erano abitate dall’homo sapiens sapiens, proveniente in origine dall’Africa Orientale. La comparsa di questo nostro antenato in Europa segnò l’inizio del Paleolitico superiore, un periodo caratterizzato, nel campo culturale, dalle prime manifestazioni del pensiero complesso ed astratto, tra le quali l’arte.

Lo straordinario numero di grotte testimonia la presenza di numerose popolazioni che hanno lasciato oggetti come attrezzi e utensili che, rinvenuti fin dalla metà del secolo XIX, forniscono informazioni utili sul modo di vita dell’uomo paleolitico suffragate da preziose collezioni di pitture ed incisioni tracciate sulle pareti rocciose, precoce testimonianza della primordiale manifestazione artistica dell’umanità. Quest’arte si perfezionò sempre di più fino al cosiddetto periodo magdaleniano, 10.000 anni fa, che rappresenta il passaggio tra due ere diverse (dal Pleistocene all’Olocene) che porterà all’era moderna.

I cambiamenti climatici che seguirono apportarono dei mutamenti alla flora e alla fauna, con un conseguente adeguamento delle abitudini dell’essere umano, che lo condurranno, attraverso la “rivoluzione neolitica”, allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, con l’inevitabile scomparsa, in una società non più basata sulla caccia e sulla raccolta,  della sua splendida arte.

Se ci si sofferma a osservare i disegni, con le precise forme, i colori di origine vegetale, e le posizioni dove furono realizzati, si comprende da subito l’importanza di quest’arte che sfocia, in alcuni momenti di massima espressività, in significato rituale, probabilmente per propiziare la caccia .

Gli animali riprodotti, branchi di bisonti, cavalli, cervi, cinghiali, il tutto ritratto in diversi atteggiamenti, permettono di ricreare con impressionante verismo quel periodo preistorico e, attraverso la sorprendente perfezione della tecnica utilizzata nella quale sono combinate incisione e pittura, di rivivere, come preziosa fotografia, la vita reale dell’uomo preistorico.

Nell’arte paleolitica le forme umane non sono molto presenti, generalmente riprodotte in modo schematico in contrasto con lo stile naturalistico utilizzato per gli animali, si limitano spesso ad alcune parti del corpo, soprattutto le mani raffigurate in due varianti: immagine positiva (l’orma della mano imbrattata di pittura sulla roccia) o negativa (la sagoma della mano dipinta mediante la tecnica dell’aerografia). Straordinarie tracce dei nostri antenati che in un tempo preistorico così distante ci trasmettono qualcosa che, seppur viziato da interpretazione moderna, rientra nell’esigenza primordiale di comunicare, di lasciare un segno di riconoscimento preciso, personale, una forma di firma dell’artista in un periodo che, seppur lontano  dalla scrittura, racconta in egual modo una storia lontana migliaia di anni.

 

Ed ecco che come con un salto virtuale, in viaggio come su una macchina del tempo, si arriva ai nostri giorni, lontani dalle grotte e dalla paura di non essere preda di qualche animale feroce, ma attenti a non essere investiti da qualche auto che veloce non rispetta qualche regola del codice della strada. E passeggiando tra le vie del centro di una città italiana, tra palazzi e monumenti storici, tra palazzi moderni (alcuni di dubbia bellezza) e rumori di una società che si muove con nuove tecnologie in un humus di complesse e nuove regole, ci s’imbatterà in iscrizioni che hanno un chiaro richiamo all’alfabeto latino, alcune formano parole e frasi di senso compiuto più volte inneggianti squadre di calcio locali o semplici messaggi di varia natura: dalle pene d’amore all’insulto rivolto a un semplice cittadino, più spesso un uomo di governo o della politica in generale. Se ci soffermassimo su alcune pareti d’intonaco, sarà possibile scoprire una serie di lettere che non costituiscono una parola con un proprio significato ma con alto significante per un piccolo gruppo di persone, classificate dalla parola anglosassone “crew”, che si spartisce il territorio urbano con le stesse modalità utilizzate in natura da alcuni animali: cani, gatti, lupi, orsi fino ad arrivare ai nostri primati che, la discussa teoria darwiniana, fa discendere le nostre origini. Più interessanti sono poi alcune immagini variopinte, con vari soggetti ritratti: facce e corpi deformati, scene di guerriglia urbana, buffi personaggi di fantasia deformati da chissà quale turpe dell’autore, oggetti di uso comune animati come persone che compiono le più disparate azioni. Alcuni di questi sono riprodotti su marmi e travertini antichi  come una sorta di stratificazione artistica: l’arte sull’arte!

 

Tra le immagini che più di tutte ci lasciano un sorprendente stupore, ci sono le riproduzioni di parti di corpi e in particolare non riusciamo a non pensare ai disegni delle mani, trovate disseminate tra le piccole vie di una città antica (Bergamo alta) che, sparse su ogni supporto, intonaci, muri e metalli, ci comunicano qualcosa…che cosa, rimane un moderno mistero!

La variante utilizzata è quella dell’immagine positiva: l’orma della mano imbrattata di pittura sui muri. Di varie grandezze, dovrebbe indicare che l’autore di queste orme sia più di uno, forse una tribù primitiva, ibernata per migliaia di anni, e tornata in vita?!

Ma forse qualcosa è cambiato in queste migliaia di anni. Forse l’uomo, evolvendosi, è uscito dalle caverne, suo primo rifugio, e ha cominciato a costruire una capanna, palafitta, insomma qualcosa che potesse difenderlo dal freddo, dalle intemperie e dai pericoli che la natura poteva presentare. Con i millenni lo sviluppo delle costruzioni, l’edilizia, ha reso l’uomo capace di grandi imprese architettoniche che in diversi casi hanno portato a delle vere e proprie opere d’arte non distinguendosi più l’aspetto funzionale con quello propriamente estetico, di forma. Con tale evoluzione si sviluppa un sistema complesso di norme, definito diritto, che, organizzato in una specifica struttura, regola la vita dei membri di una determinata comunità. Tra le norme che caratterizzano le società moderne, il riconoscimento della proprietà privata con quella pubblica, che non prevede un modo antitetico di affermare la proprietà di un individuo con la res nullius (la cosa di nessuno) ma al contrario la cosa di tutti, della collettività, di noi. Significati diversi che hanno alla base lo stesso denominatore: il rispetto per entrambi, in egual modo, senza distinzioni.

La legge è fatta per essere rispettata. Con essa si supera quella fase primordiale della forza che governa sul più debole e apre a tutti la possibilità di appellarsi a un’autorità riconosciuta, super partes, che darà indicazioni in modo imparziale su cosa debba essere fatto. In tale sistema il più feroce, prepotente e furbo non trova possibilità di sopraffare il suo simile. Questo sistema si chiama giustizia. Chi lavora per questo si chiama giudice.

Anche se non viviamo in un mondo fatato, e quello descritto potrebbe essere un solo discorso accademico, nella realtà di tutti giorni le regole esistono e c’è chi le fa rispettare.

Tra queste c’è una regola che prevede il divieto d’imbrattare beni immobili altrui. Con l’evoluzione chi faceva i graffiti, sebbene legittimato in quanto a casa propria e in società sine lege scripta, si è visto delegittimato dal continuare. Quest’arte, per alcuni, vandalismo, per altri, diventa prevaricazione, imposizione, deturpamento e come tale deve, come prevede la legge, seguire la direzione indicata dalla legge: il rispetto della proprietà privata, il rispetto della proprietà pubblica.

 

Se qualcuno avesse la fortuna d’incontrare quel gruppo di primitivi “decongelati” in giro per le città, avrebbe il dovere di comunicare loro, magari solo a gesti, che quello di lasciare un segno ormai non è più consentito, a meno che  non vogliano “albergare” in un nuovo spazio, circondato da muri e sbarre, che nella società moderna si chiama carcere.

 

Andrea Amato

 

 

(*: “Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporti pubblici o privati, si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1000 euro. Se il fatto è commesso su cose d’interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.

Nei casi di recidiva per le ipotesi di cui al secondo comma si applica la pena della reclusione da tre mesi a due anni e della multa fino a 10.000 euro.”)

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2 Responses to L’evoluzione dei graffiti e della legge

  1. andrea cirigliano Rispondi

    7 agosto 2015 at 00:38

    Prima di tutto studiate arte prima di dire cose simili.

    MI chiamo Andrea sono di Brescia e gestisco una galleria d’arte chiamata TRIP GALLERY, che vi invito a visitare (tutte le info sulla pagina Facebook).

    La galleria è concentrata sull’arte contemporanea, in particolare modo sulla Street-Art e sui Graffiti.

    A R T E !

    Come voi ben sapete, se avete studiato storia dell’arte, i graffiti nascono con Keith Harring, Basquiat per poi andare ai ai più specifici come Can2 e Cope fino a Banksy e Ron English. Questi artisti oggi di fama mondiale sono Iper-quotati e vendono quadri come un Van Gogh…
    In aggiunta questa arte è di strada, quindi di tutti e per tutti, mala cosa per lo più trascurata da molti, è che se vengono a dipingerti casa o un qualsiasi muro della città, AGGIUNGONO VALORE all’immobile grazie alla loro quotazione… in più che a basso prezzo e accessibile a tutti, al contrario di un quadro…ti basta una bomboletta e una qualsiasi superficie e via con la fantasia.

    Ci sono molti Italiani che fanno i Writer per lavoro, es. Peeta, ma essendo noi una società arretrata anni luce, vendono per lo più all’estero rimanendo sconosciuti e magari verranno apprezzati, come si fa con tutti e da infami quando saranno morti…

    SINCERAMENTE QUANDO LEGGO CERTE SIMILI CAZZATE MI SENTO MALE, QUINDI PIUTTOSTO FATE ARTE E FATEVI UNA CULTURA.

    con affetto,

    TRIP GALLERY

    • Andrea Rispondi

      19 gennaio 2016 at 09:56

      Trip Gallery, fermarsi in superficie e sparare a zero su quello che facciamo è un grande limite. Nessuno afferma che la street art sia negativa e sciorinare i nomi degli artisti che ha citato non fa che confermare quello che facciamo. Esiste infatti una sezione del sito dedicata specificamente all’arte, consapevoli che sia un’espressione artistica che deve essere sostenuta ma ben comunicata. Purtroppo in Italia siamo in presenza di spazzatura grafica a causa dei vandali che rovinano il nostro patrimonio e non abbeliscono un bel niente, anzi. Quindi, invece di scrivere certi commenti si studi un po’ di storia dell’arte e capirà che il nostro patrimonio è costantemente violentato dai balordi che usano impropriamente la bomboletta.

      Buon lavoro.

      Andrea

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