Arte & Dintorni: LSU puliscono monumenti

Conversazione con Pierfrancesco Rescio

di MARCELLO MOTTOLA

Dallo scorso febbraio 2011 Il Comune di Napoli è al centro della cronaca locale, dopo che l’associazione Portosalvo Giovani ha denunciato l’esistenza di un fantomatico “Servizio Restauro Monumenti”, affidato ai Lavoratori Socialmente Utili (LSU), impegnati nel ripulire – a colpi di spazzole di ferro – un ponte di fine ottocento nei pressi dell’Archivio di Stato. Sull’episodio abbiamo posto alcune domande a Pierfrancesco Rescio, primo assistente in Storia dell’Architettura medievale e poi docente di Topografia Antica e medievale, Cittadino Onorario di Campomaggiore (Potenza) per averne valorizzato il centro antico; è esperto di archeologia del paesaggio e di scavi archeologici e da anni si occupa di valorizzazione turistica del Sud, proponendo idee e progetti concreti per dare lavoro a coloro che da addetti ai lavori sono relegati a semplici studiosi.

- Nel giugno 2009 Lei fu tra quelli che polemizzò contro l’iniziativa del Comune di Napoli di trasformare 426 ex detenuti in scorte per i turisti della città. Vede una qualche continuità politica in queste due iniziative?

Innanzitutto l’associazione Portosalvo Giovani ha fatto benissimo a denunciare l’accaduto! Era in diritto di farlo, visto che molti lavori in questa regione martoriata dalla Camorra e anche dall’ignoranza politica hanno consentito che persone non addette ai lavori, senza alcuna guida o restauratore, pulissero arbitrariamente muri e monumenti storici. Mi sembra sia oltraggioso tutto ciò e non capisco perché non si ponga ai ripari immediatamente. In altre città come Milano, Roma o Torino sarebbe davvero uno scandalo. Se poi analizziamo i due episodi non trovo nessuna discontinuità con ciò che era accaduto in precedenza. Il fatto che, oggi, il Comune di Napoli affida il “servizio restauro monumenti” ad addetti inesperti oltre che essere illogico appare alquanto vergognoso. Nel 2009 avevo polemizzato sul fatto che Napoli, sede universitaria e fra le prime in Italia ad impartire corsi di restauro, vedeva all’opera fra scorte e guide turistiche degli ex detenuti, mentre sussistono come forza-lavoro e impegno centinaia di ragazzi laureati e specializzati in storia, architettura e archeologia, che non hanno mai avuto un primo impiego. Polemizzavo sul fatto che, pur avendo gli ex detenuti il loro diritto al lavoro, gli studenti e i laureati ne hanno ancor di più, avendo studiato e non essendosi macchiati di alcun reato. Mi domando quale sia lo scopo di questa operazione continuata. Se il Comune di Napoli, con i suoi assessorati, crede di relegare i monumenti napoletani a semplice edilizia civile e popolare, a questo punto non capisco che ci siano a fare gli organi di tutela e che tipo di tutela sia stata fatta sino ad ora. Stessa cosa dicasi per il territorio dell’intera Campania, dove i monumenti sono letteralmente assaliti da un’edilizia selvaggia assolutamente univoca. Basta passeggiare per i centri urbani per vedere che ogni cittadino si è costruito la sua abitazione con volumetrie, disegni, ardite architetture, senza alcun criterio urbanistico e rispetto per i suoli e il paesaggio. Credo che si dovrebbero rivedere molte cose in proposito. Sorrido quando la gente si scandalizza per un impianto eolico, ma poi permette al vicino di casa di costruirsi il proprio recinto, giardino o balcone senza alcuna regola urbanistica basilare. È ora che la Campania e Napoli si sveglino dal torpore in cui son sprofondate da circa trent’anni.

- La soprintendente Speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Napoli Lorenza Mochi Onori ha gettato acqua sul fuoco. Infatti ha sottolineato come la sovrintendenza era a conoscenza dell’esistenza di tale servizio, di cui il responsabile è il Comune di Napoli e non l’ufficio ministeriale e di come esso agisca soltanto su opere di Edilizia minore. Peccato però che sulle pettorine degli addetti compare la dicitura “servizio restauro monumenti” e che l’area d’intervento ricada nella zone tutelate dall’Unesco. E’ paradossale!?!

Più che paradossale, direi che è davvero desolante. Se un alto funzionario dello Stato afferma che “hanno preso atto della cosa”, senza porre rimedio o senza predisporre un vademecum per tutti coloro che, non addetti ai lavori, maneggiano e ritoccano monumenti, allora vuol dire che questi funzionari non hanno ragione di avere tali incarichi. La mia perplessità sta in una ragione molto semplice. Voglio precisare una cosa che non tutti conoscono. Un monumento non è tale in quanto vincolato: sono il conservatore, il restauratore, il ricercatore a dire che un palazzo o un muro sono “elementi storici” o “del paesaggio”. Solo dopo questa verifica si procede con il vincolo di tutela da parte dello Stato. In poche parole, voglio dire che moltissimi monumenti e luoghi antichi devono ancora essere scoperti e non serve che si tutelino solo i beni vincolati. Se avessimo solo un elenco di beni tutelati non significa che il resto possa essere abbattuto, pulito o restaurato da chiunque! La Soprintendenza speciale, forse, non ha compreso che deve sovrintendere a tutto e che tutto dovrebbe essere controllato, specialmente se ricade nell’area del Patrimonio Unesco. Del resto, non mi meraviglia, visto che molti cittadini napoletani non conoscono neanche i limiti geografici del patrimonio Unesco ».

- Napoli possiede una delle poche Università italiane che può formare restauratori professionisti ma il Comune sembra ignorare questo aspetto. Molti di questi studenti hanno spedito lettere di protesta al Sindaco Iervolino e in caso di mancata risposta minacciano di scendere in piazza per bruciare i libretti universitari. Oramai bisogna essere clienti del consenso politico per lavorare?

Io credo, purtroppo, che il Comune non ascolterà gli studenti, poiché sino ad oggi non li ha mai davvero ascoltati. Preferisce dialogare con coloro che protestano vivamente, anche occupando il Comune. Io sarei per la proposta di manifestazione, ma bruciare i libretti serve poco. Serve una grande manifestazione di orgoglio della “cultura”, che pare inserita nella sua nicchia, non dando alcuna risposta alla Società Civile in questa città. Se si esclude qualche eccezione, Napoli è l’esempio di come la cultura sia calpestata e relegata a semplice “cosa da pulire”, dove la politica è solo distribuzione di fondi “a pioggia” senza alcun criterio, tanto per dare lavoro “a qualcuno”. Quando assisteremo a una svolta decisiva?

Share This Post

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>