Disagio da curare

Riportiamo l’interessante lettera apparsa sul Corriere della Sera dello psicologo Paolo Cozzaglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Sono psichiatra e psicoanalista responsabile di comunità riabilitative psichiatriche. È ormai una sofferenza
per me prendere la metropolitana per andare al lavoro e vedere la maggior parte delle carrozze lordate di
vernice dai vandali. A tal punto che non si riesce neanche più a guardare dai finestrini.
Si parla della disaffezione dei cittadini alla politica e della corruzione dilagante senza considerare a
sufficienza come abbiano delle radici profonde che partono da lì: dal non avere una visione ampia della vita,
che rimane invece confinata al perimetro ombelicale del proprio Io. È vero, una visione siffatta non richiede la
capacità di guardare fuori dal nostro angusto finestrino.
Forse è per questo che le comunità psichiatriche costituiscono una valida proposta terapeutica per i disturbi
gravi di personalità, perché propongono (ancora prima delle tecniche specifiche di trattamento) il tornare a
vivere in un contesto fatto da relazioni continue, dove il bene mio (la mia cura) passa necessariamente dal
bene dell’altro e quindi dal bene comune.
Paolo Cozzaglio

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5 Responses to Disagio da curare

  1. Mara Iapoce Rispondi

    11 gennaio 2013 at 03:07

    Sono pienamente d’accordo, si tratta di un disagio psichico da curare, altro che “lotta al sistema” e baggianate che si sentono dire per giustificare vandalismi del genere.
    E’ gente disadattata culturalmente, socialmente ed eticamente e va curata.
    A Campobasso, la mia città (un tempo definita “città giardino” per il suo decoro), deve esserci un gruppo che da solo darebbe da lavorare ad un intero ospedale psichiatrico, venite a vedere!Imbrattamenti persino sui muri del Municipio.

    Vi dirò di più: non sono soltanto teppisti a fare cose del genere, sono anche figli di famiglie benestanti e studenti dei vari licei artistici, io li ho visti all’opera e naturalmente li ho denunciati. Fate anche voi la stessa cosa, cittadini, la cura a questo cancro è efficace se non ci chiudiamo nell’omertà e segnaliamo con filmini o simili questi atti sconsiderati alle forze dell’ordine. Politici e affini fanno poco, ma se noi, gente comune, siamo determinati nella lotta a questo fenomeno, i poveracci si ritireranno a gambe levate!!!
    Mara

  2. Donatella Autieri Rispondi

    20 dicembre 2014 at 23:49

    Sottoscrivo ogni parola. C’è una forte componente psicologica in tutto ciò, e alla pena deve seguire la rieducazione.

  3. Mariella Mastronardi Rispondi

    10 gennaio 2015 at 23:05

    Se non si comincia a tracciare un profilo psicologico di questa marmaglia, si continuerà sempre a parlare di “bravate” e lasciare le loro gesta impunite. Non c’è nulla che abbia il sapore di ragazzata nell’arrampicarsi su un cornicione e scrivere “kein” su una tapparella, né insistere a imbrattare segnali stradali, né imbrattare il Duomo di Milano. C’è dell’altro, e va fatto emergere in tutta la sua gravità, per poi essere curato.

  4. Enza P.C. Rispondi

    12 gennaio 2015 at 10:04

    Certo, che si tratti di una patologia mentale è chiaro a ogni persona mediamente sana di mente.
    Lo affermano perfino alcuni dei più noti, esageratamente osannati, street artist di Milano.
    Lo dicono alla Polizia quando, dopo gli onori nella legalità, si beccano nuove denunce per vandalismo e presi in flagranza di reato interrogati dicono: “Non so perché l’ho fatto, però ho sentito che lo dovevo fare”.

    Lo han detto molto chiaramente alla televisione i poliziotti della sezione antigraffiti, intervistati anche per la degerazione che conduce alcuni pazzoidi anche all’aggressione fisica. E’ così.

    Poi però c’è chi specula anche su questo, ha grossi interessi e pensa solo di sfruttare questo “fenomeno diffuso” di inciviltà a scapito della gente onesta e a scapito del paese intero.
    Chi perché c’è un enorme movimento di danaro intorno ai prodotti usati per sporcare, chi perché lavora per la ripulitura dei vandalismi, chi perché si “inventa nuove forme di diseducazione artistica sullo spruzzo” insegna ai minorenni cose prendendo soldi per farlo.
    I graffitari santificati sono ormai le “truppe di combattimento del cavolo a merenda ” di casa nostra.
    Ben foraggiate con soldi pubblici e contro ogni logica, sono di fatto tenute a bagnomaria – pronte da accendere a comando quando servono per ottenere voti politici.

    Saranno tanti, nel frattempo, però quelli che votano ad aver capito bene “che solo a sorrisi e in tuta e pettorina PRESTATE dall’ Associazione Antigraffiti, pro sfilate, ovviamente riprese dalla tv e in favore di scatto dei fotografi dei giornali, non c’è proprio la voglia di fare bene.
    Anzi: i soldi volano sempre altrove. Mentre chi fa generosamente molto per la città, l’educazione dei giovani, la diffusione della cultura del “pulito è bello”, alla fine è solo un povero fesso.

  5. Donato Paolone Rispondi

    14 gennaio 2015 at 22:56

    Comunque va sottolineato anche un altro aspetto: questa gente ha dei soldi. Non si capisce se lavorano, perché se perdono tempo a spostarsi da un quartiere all’altro o peggio ancora da una città all’altra. Eppure soldi da buttare ne hanno. Pensate solo ad un soggetto pluricromatico che viene realizzato su una superficie estesa… Quindi: sono tutti figli di papà? Si procurano con i furti i soldi per le bombolette? C’è un mercato nero di queste ultime che ne fissa il prezzo a livelli più bassi di un Obi piuttosto che di un Brico? Sono questi aspetti che istituzioni e forze dell’ordine esaminano quando si accingono ad intervenire?

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