Regina di arte e di storia ma città più maltrattata d’Italia. È Napoli, con il centro storico più grande d’Europa, ad aggiudicarsi il triste primato per il maggior numero di monumenti imbrattati da vernici, inchiostri e scritte dibombolette spray. I suoi gloriosi tesori sono nella lista nera delle inchieste che consegnano a Napoli il record nazionale di inquinamento grafico, un dato ricavato dalla comparazione della quantità di beni cittadini compromessi e l’ampiezza del territorio. «Colpiti da vernici e inchiostri 9 monumenti napoletani su 10 nel centro storico» dice Antonio Pariante, presidente del Comitato Portosalvo che da anni porta avanti battaglie per la tutela del patrimonio Unesco e ha pubblicato il dossier che vede Napoli protagonista dello scempio inflitto ai suoi beni artistici. Il dato choc, che vede Napoli sorpassare nella classifica del graffitismo selvaggio città come Roma, Firenze o Venezia arriva alla fine di uno studio durato due anni, ad opera della sezione «Portosalvo Giovani» guidata da Marcello Mottola e Marianna Vitiello, dottori in diagnostica e restauro dei beni culturali. «Il record napoletano- spiega Pariante – è anche caratterizzato da una grande presenza di mega graffiti che hanno penetrato pareti e mura della città storica, come l’ingresso a Port’Alba, spesso si tratta di materiali dannosi che si possono rimuovere provocando danni irreversibili. Inoltre, la legge non viene applicata perché si tratta di reati perseguibili penalmente, grazie ad una procura nazionale ad hoc che si occupa dei delitti contro il patrimonio storico artistico». Il dossier su Napoli nasce dalla sinergia del comitato con l’associazione nazionale Antigraffiti, presieduta da Andrea Amato che insieme a tecnici e volontari di tutta Italia cominciò già dal 2007 ad operare uno screening nazionale per individuare le variabili del graffitismo selvaggio, come ad esempio l’identikit del writer individuato come un vandalo, napoletano, tra i 12 e i 25 anni, di istruzione media, di estrazione sociale media. Nella top ten dei monumenti partenopei più bersagliati ci sono la Basilica di Santa Chiara, la Chiesa di San Lorenzo Maggiore, la fontana di Carlo II D’Asburgo a Monteoliveto, il basamento della Chiesa del Gesù Nuovo, la Chiesa di San Giovanni Maggiore Pignatelli e la Cappella dei Pappacoda, la Chiesa di Sant’Eligio, le mura d’ingresso di Port’Alba, i porticati e le statue in piazza del Plebiscito. «Anche il silenzio delle istituzioni è colpevole dello scempio in atto – aggiunge Pariante- Abbiamo proposto iniziative come le sentinelle dell’arte, per vegliare sui manufatti artistici». Il problema assume dimensioni sempre più allarmanti, interessa più di 3.500.000 monumenti europei ma gli scenari futuri promettono una svolta per Napoli. «Si è svolto – dicono Francesco Chirico, presidente II Municipalità, e Pino de Stasio, consigliere – un importante incontro con il Sovrintendente Giorgio Cozzolino sul’istituzione di una task force per intervenire sui tesori vandalizzati».
articolo di Melina Chiapparino apparso su Il Mattino del 24 febbraio 2013
caimano69
25 febbraio 2013 at 13:53
c’è poco da commentare…è inciviltà pura!!!