PER UN FRONTE ANTI GRAFFITI

DOPO LO «SFREGIO» DEL DUOMO

La «marea» è arrivata fino al Duomo. Una marea insidiosa: quella del degrado di scritte e sfregi operati da writer sempre più aggressivi, che ricopre la città come un mantello. Tre giorni fa uno scarabocchio ha macchiato il marmo della cattedrale. Anche il simbolo di Milano ha dovuto capitolare davanti alla stupidità di una minoranza che si trastulla insozzando luoghi pubblici e privati e si infischia dei cittadini e del bene
collettivo. La massa di danaro spesa ogni anno per ripulire i muri di Milano potrebbe essere utilizzata per fini sociali o di pubblica utilità. Ma questo non interessa a chi arriva anche da altri Paesi considerando Milano «terreno di caccia». L’Associazione nazionale antigraffiti mostra sul suo sito un filmato quasi incredibile: alcuni writer penetrano nei depositi di Atm e insozzano con bombolette spray interi vagoni dei treni della
metropolitana, procurando un grave danno non solo estetico, ma anche economico ai cittadini. I lettori del Corriere sanno quanto siamo convinti sostenitori della libertà di espressione in tutte le sue forme, anche in quelle più critiche verso l’autorità e il potere. Ma, in questo caso, non c’è nessuna volontà di esprimersi e nessuna protesta sociale, come quando il fenomeno nacque negli Stati Uniti molti anni fa. Niente a che vedere con la street art: questo è semplicemente degrado. Chiamiamolo con il suo vero nome. Anche in questo caso, siamo convinti che a risultare vincente sia quel «gioco di squadra» di cui parlavamo la scorsa settimana a proposito delle attività culturali. Solo la collaborazione fra cittadini, Comune ed enti pubblici può debellare il fenomeno. A questo proposito, da Milano sta per partire una iniziativa che le fa onore. L’Associazione nazionale antigraffiti, che qui ha sede, e il suo neopresidente, Andrea Amato, hanno coinvolto in un progetto contro il degrado urbano Roma, Firenze, Genova, Napoli, Venezia e anche Ascoli, Como, Monza, Pavia, Varese, Bollate, San Donà di Piave.
Il 26 maggio, in tutte queste città contemporaneamente, gruppi di volontari si rimboccheranno le maniche per pulire muri e arredi urbani insozzati. Un esempio di democratica partecipazione alla difesa del bene collettivo. A Milano, dove il sindaco ha dato un segnale forte, concedendo il patrocinio del Comune all’iniziativa, il luogo scelto ha un alto valore simbolico: si tratta della piazzetta Paolo Grassi, alle spalle del Piccolo Teatro. Che ha subito aderito all’operazione per volontà del suo direttore, Sergio Escobar, il quale da tempo segnala lo stato
di incuria in cui versa uno dei «punti» culturalmente centrali di Milano. Tutto quello che ha sfregiato i muri della piazzetta, fino alle pareti del Teatro Studio, verrà cancellato dall’energia positiva di una «squadra» in cui semplici cittadini potranno contare sull’appoggio dell’amministrazione comunale e del teatro-simbolo della città. Scritte e tag ricompariranno? Forse. Ma basterà ricancellarli. Possiamo dimostrare che, se amiamo la città, siamo più forti del degrado. E dobbiamo farlo.

Articolo apparso su Corriere della Sera del 28 aprile 2013 a firma di GIANNI RAVELLI

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