Graffiti: la Cina e l’Italia

Riporto la lettera sottostante in quanto pienamente d’accordo con le considerazioni  del signor Quintavalle di Roma. Quando cominceremo a reagire senza fare le solite distinzioni tra arte e vandalismo, graffiti di sinistra e decoro di destra, o ancora, sono ragazzi lasciamoli esprimere nel loro disagio?

luxor

Sul Corriere del 28 maggio ho letto una notizia che viene dalla Cina: un turista cinese a Luxor, tra i geroglifici egiziani, ha anche trovato un ideogramma cinese: «Ding Jinhao è stato qui». Lo ha fotografato e lo ha diffuso in patria, scatenando una virale caccia al vandalo, che è stato individuato in un quindicenne di Nanchino.
Ecco qualche mia riflessione. La notizia non è quella che ci sia un maleducato in Cina (tra un miliardo di persone, è un’eccellente percentuale…), ma il fatto che di fronte a un connazionale che si comporta male all’estero:

1) i cinesi reagiscono indignati con oltre 100.000 commenti sulla Rete e titoli sui giornali.

2) Il governo cinese ha attaccato gli autori di gesti del genere, turisti maleducati che «tradiscono la Patria» e infangano la sua immagine all’estero.

3) La scuola del giovane ha dovuto riconoscere di avergli impartito un’educazione inadeguata.

4) La famiglia del ragazzo si sia dovuta profondere in scuse.

Vogliamo vedere le differenze?

1) Ove un cittadino italiano redarguisse un connazionale, verrebbe invitato a farsi gli affari suoi.

2)  La famiglia reagirebbe indignata difendendo a spada tratta l’autore del gesto, perché i figli, anche quando sono delinquenti, sono sempre «piezz’e core».

3) Probabilmente la faccenda non avrebbe interesse, e forse il turista che l’ha rilevata sarebbe considerato un impiccione.

4) Il governo e le amministrazioni locali, avendo ormai perso di vista il tema dell’educazione civica, non sentirebbero alcun bisogno di scusarsi. Lungi dal vergognarci, noi italiani siamo convinti di essere simpaticissimi, anche se i comportamenti all’estero non sono più adeguati di quelli del cinese. Siamo il Paese dove nessuno è mai responsabile di niente, la colpa è sempre degli altri e ci si nasconde dietro a un dito con le scuse più risibili.

Come stupirsi che vada tutto a rotoli?

Dario Quintavalle, Roma

Lettera apparsa sul Corriere della Sera nella sezione Interventi&Repliche

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