LE DUE FACCE DI MILANO

INCURIA E GRANDI POTENZIALITÀ

 

Stendhal sosteneva che Milano fosse più bella di Venezia. All’inizio dell’Ottocento la sua affermazione, più che una battuta, assomigliava a un singolare giudizio espresso da un francese che nel capoluogo lombardo si era divertito da morire. Nonostante fosse fisicamente mediocre, con un profilo tarchiato, sofferente di gotta, calcoli renali e ipertensione, sovente vittima di vertigini, afasia ed emicranie, ebbe uno straordinario successo con le donne del Belpaese. Oggi le sue parole ci fanno sorridere. O meglio, ci procurano contrazioni sardoniche nelle parti del viso predisposte a manifestare gioia.
Scriviamo codeste parole dopo l’articolo, uscito ieri su queste pagine e firmato da Carlo Baroni, dedicato alla bellezza di Milano rovinata dai graffiti. Le opinioni sono state raccolte su un bus turistico tra il Castello e i Navigli. In sostanza, coloro che scoprono la nostra città si accorgono che shopping e monumenti si coniugano molto bene, che ci sono molti angoli da rivalutare ma anche incuria. Cartacce e lacerti che non è il caso di descrivere lungo i Navigli, graffiti – preferiamo chiamarli sgorbi – su quasi tutti i muri. Una vera lebbra, diffusa da chi desidera vivere (e far vivere gli altri) nel disordine e nella sporcizia. Certo, c’erano anche al tempo dell’antica Roma delle scritte oscene, ma erano fenomeni limitatissimi. Oggi sono diventate un problema. Le spiegazioni artistiche o di comunicazione che taluni tentano continuano a farci ridere. Milano è ancora bella ma in troppe sue parti non si presenta bene; offre qualcosa di più rispetto ad altre città, tuttavia non pochi particolari che la caratterizzano sono imbarazzanti. Forse il Palazzo non si accorge o non desidera vedere i bivacchi o i dormitori notturni che si possono trovare già alla sera in zone come San Babila o corso Matteotti; inviteremmo le autorità competenti a recarsi in piazzetta Umberto Giordano o in via Cino Del Duca (pochi metri dalla ricordata San Babila) per constatare con il proprio naso i miasmi prodotti dai depositi organici colà liberati. Basta farlo a tarda ora, ma anche tutti i giorni, comunque non dopo che siano passati gli addetti alle pulizie.
Milano è ricca di opere d’arte ma anche di questuanti. Impossibile passeggiare per cinque minuti senza incontrarne qualcuno, soprattutto del genere insistente. Si accostano ai pedoni, alle auto, a chi esce da un supermercato o da una chiesa, da una libreria o anche semplicemente da casa e iniziano una pressione professionale. Scriviamo così perché sono ormai quasi tutti legati a organizzazioni che hanno fatto della carità un business.
Sia chiaro: c’è la possibilità di riconsegnare a Milano la sua dignità estetica, rendendo attraente questa città anche per i turisti oltre per gli abitanti e le persone che qui lavorano. Basta volerlo. Scriviamo queste parole pensando all’Expo, evento per il quale sono attese milioni di persone. Riusciremo a risparmiare un po’ del nostro degrado agli occhi del mondo?

Editoriale apparso sul Corriere della Sera il 15 luglio 2013 a firma di Armando Torno

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