Saracinesche d’arte a colpi di spray

In questo modo si elimina anche il rischio di vandalismi da parte di bande di altri giovani che imbrattano i muri

Sono sempre di più i negozianti che incaricano i writers di decorare gli esterni per attirare una clientela più trendy

LA MODA C’è chi lo fa per combattere il vandalismo, chi per dare un aspetto esteticamente accattivante al proprio negozio e chi, invece, lo usa per risparmiare tempo e fatica sulle montature delle insegne. Che sia per un motivo o per un altro, le strade della Capitale hanno iniziato a cambiare volto. Così in via Ambrosini, sulle serrande del London bar troneggiano la bandiera inglese, il Big Ben e l’immancabile double-decker, l’autobus a due piani rigorosamente rosso. Anche a Roma, sulla scia di quanto avviene da anni a Berlino, Amsterdam e New York, le anonime serrande delle attività commerciali cedono il passo ai colori, ai disegni, alla fantasia. I QUARTIERI Dal Salario alla Balduina, da Prati a San Lorenzo, dalla Tiburtina
a Portonaccio, dalla Montagnola fino a Ostia. Crescono i graffitari che, armati di spray e vernici, danno vita a quelle serrande di ferro, grigie e tristi, quando la sera scende, il commerciante torna a casa e quella strada si spegne fino al mattino successivo. La chiamano Street art e le sue declinazioni vanno dal disegno minimale e concettuale a quello più aggressivo e divertente. La tela? Nessuna pezza di stoffa o fogli di carta, solo muri in cemento e lamine di ferro. E se i writers erano conosciuti solo per i murales ai piedi delle ferrovie, ora molti di loro fanno arte in giro per la città. A Montesacro in piazza Menenio Agrippa, ad esempio, l’enoteca Pallotti si è fatta decorare tutte e tre le serrande del locale. «Non ne potevamo più delle scritte vandaliche che ciclicamente sporcavano le saracinesche del negozio», racconta il signor Emilio. «Abbiamo pensato di farcele dipingere ad hoc, sperando che proprio quei vandali si persuadessero dal continuare». E così è stato, perché ora sulle serrande dell’enoteca c’è solo un bel disegno su fondo bordeaux con bottiglie e bicchieri stilizzati, che raccontano cosa ci sia dietro quelle lamine di ferro. Combattere il vandalismo a suon di decorazioni sembra essere un’arma più efficace delle spazzole pulitrici dell’Ama. Poi c’è anche chi crede che proprio attraverso una bella decorazione si possa fare pubblicità risparmiando. «Ho sempre curato nei minimi dettagli il mio negozio perché pur facendo il macellaio, non credo che si debba lavorare in un ambiente sciatto».
Fabrizio Mazzagalli è il titolare dell’Artigiano delle carni, il punto vendita all’interno del mercato della Serpentara. «Il lavoro mi è costato mille euro, ma il mio box, ora, è il più bello di tutto il mercato». Costi variabili, quelli che chiedono i writers delle saracinesche, e che oscillano dai 150 ai 400 euro, secondo quante siano le serrande da dipingere e in che condizioni si trovino prima di essere lavorate. RISPARMIO Ma non è solo per un principio estetico da difendere o per avere un’arma contro i vandali o ancora una via per pubblicizzare, anche di notte, la propria attività. C’è pure chi si fa dipingere le serrande per evitare di apporre insegne davanti al negozio. E non è per una questione di denaro, molti desistono per le lungaggini burocratiche che fanno diventare titanica anche la semplice montatura di una scritta al neon di tre caratteri.
«Per montare un’insegna servono in media tre mesi, diciotto se si tratta di un negozio nel centro di Roma», spiega Graziano Di Gioia, responsabile dell’area urbanistica della Confcommercio. «Perché il commerciante deve prima fare domanda alla Sovrintendenza ai beni culturali, aspettare mediamente quarantacinque giorni per ricevere risposta e demandare poi il tutto alla commissione commercio del municipio di appartenenza, l’ultimo che può concedere il permesso». «Un tempo inaccettabile da sopportare», conclude Di Gioia. E a pensarci è pure vero, per dipingere due serrande, in fin dei conti, basta anche un solo giorno.

Articolo apparso su il Messagero il 10 agosto 2013 a firma di Camilla Mozzetti

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