Murales al Comunale, linea dura contro il Cua

La procura: è danneggiamento aggravato. Merola: gli imbrattatori pagheranno

Il sindaco: a chi sporca si applica il codice, non è un caso politico e non facciano i martiri

Il pm Giovannini: c’è chi continua a considerare i muri di questa città come cosa propria

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E ADESSO chi paga? Per la procura dovranno pagare i graffitari del Cua, il collettivo autonomo universitario, dell’area dell’autonomia, che hanno dipinto uno spicchio della facciata del Comunale. E non fa testo se, come risulta dalle foto, sotto i murales c’erano già altre scritte deturpanti. Il reato che il pm Antonello Gustapane si trova sul suo fascicolo è proprio danneggiamento e non semplice imbrattamento: non basterà una ritinteggiatura per cavare via le silhouette nere su fondo rosso di una ballerina, un contrabassista e madame Butterfly come simbolo della lirica, ma ci vorrà un restauro. Per ora gli autori dei graffiti rimangono ignoti, perché quando è arrivata la polizia il gruppetto di manifestanti, artisti e amici, si sono rifiutati di consegnare i documenti. Dieci di loro, prima di ritornare alla base nella facoltà di Lettere in via Zamboni 38, sono stati riconosciuti dalla Digos e denunciati per questo gesto, ma resta da dare un nome ai pittori che hanno eseguito alla luce del sole e rivendicata dal collettivo come gesto politico, in risposta alla sparizione di un albero che avevano piantato in piazza Verdi, prima delle vacanze, per solidarietà con le proteste in Turchia.
Tolleranza zero quindi della Digos e della procura, con il procuratore aggiunto Valter Giovannini che mostra il suo stupore: «Nonostante le denunce, le indagini e le campagne di sensibilizzazione, si continua a considerare i muri di questa città come cosa propria, sulla quale tutto è consentito. Si dimentica che sono invece beni della collettività».

Nello stesso tempo, sul solco di Giovannini si è inserito il sindaco Virginio Merola: «A chiunque imbratta, si applica il codice. Non è una questione politica, se vogliono passare come martiri… ci sono questioni molto più serie nel paese che meriterebbero rispetto da parte di tutti. Come sindaco devo dire che subiranno le conseguenze penali di risarcimento danni e di costituzione di parte civile del Comune». Merola ha insistito su un punto: «Non c’è niente di politico, di repressione politica, pensarlo è ridicolo». E il movente, la sparizione dell’alberello ornamentale di Photinia? «L’ho tolto io – rivendica Merola ironico – . L’hanno piantato abusivamente, poi sono andati in ferie pensando che la rivoluzione poteva attendere. L’albero si è seccato e l’abbiamo tolto. Questo è il grave scontro politico che c’è attorno all’albero».

 

Articolo di LUIGI SPEZIA apparso su La Repubblica di Bologna il 7 settembre 2013

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