Intorno alla Mole il “paradiso” dei graffitari

La mappa degli scarabocchi : Centro e Crocetta le zone più pulite.

Parola di “grafbuster” L’intervento costa minimo 100 euro e il Comune non stanzia più niente per la pulizia

DOPO la denuncia di Salvatore Tropea su Repubblica Torino di ieri ecco la mappa dei graffiti. Si scopre così che Torino ha un altro centro, tutto attorno alla Mole Antonelliana. La zona dell’università intorno a corso San Maurizio, stando a sentire chi se ne intende – i cosiddetti «acchiappa graffiti»-è il centro di imbrattatori, writers, contestatori o semplici vandali. I quartieri più puliti, dove le facciate sono tenute in ordine a spese dei proprietari, come previsto dalle norme, sono invece il Centro e la Crocetta. Pulire uno scarabocchio costa minimo 100 euro. Il costo di partenza. Più altri 20 euro per metro quadro. Non proprio briciole, se tutte le volte bisogna tornare con spazzole e detergenti sul «luogo del delitto». E però non c’è scampo, se prima il Comune ci metteva del suo, almeno come contributo per i portici e la zona aulica, da quest’annoi fondi sono stati azzerati. Le grandi spese del passato, i 10 milioni spesi per rifare i portici in occasione delle olimpiadi e 200mila per via Po in occasione di Italia 150, sono ormai un ricordo. «La quantità di scarabocchi è sorprendente, e sorprende ancor più che siano in così tanti a scrivere», racconta Guido Vianino, uno che di sgorbi in quasi dieci anni di attività ne ha visti e continua a vederne tanti, ogni giorno. Vianinoè il titolare di Grafbuster, i «cacciatori di graffiti», che se non si contano le decine di ditte di pulizia e di decoratori, condivide con altre tre aziende il compito di ripulire i muri della città. «Il fenomeno c’è sempre stato, ma negli anni ho visto diventare Torino più pulita. E nonostante la crisi – sostiene – le richieste di intervento sono aumentate. L’idea che pulire sia inutile, perché tanto prima o poi i vandali torneranno a imbrattare le pareti, sta scomparendo. Più si pulisce più i writers, i quali hanno come scopo quello di lasciare la propria firma, la tag, sono disincentivati a tornare, anche se magari si spostano solo in un’altra zona». La mappa della città imbrattata non si limita alle facciate del «quartiere universitario» e del centro. Tra gli oggetti più vandalizzati ci sono i parcometri delle strisce blu: «Sono presi di mira da scritte di disturbo e di contestazione», dice il grafbuster. Per non parlare poi degli autobus. Nemmeno si scherza in piazza Valdo Fusi, il paradiso degli skater dopo che vi si sono trasferiti dal Teatro Regio. L’ultima moda dei writersè il pennarello con la vernice acida, che una volto pulito il colore, lascia sulle vetrine («soprattutto delle banche») dei graffi, perché corrode il vetro. Non sono da meno le bombolette con la catramina, che è «molto difficile da togliere – precisa Vianino – e lascia comunque un alone», e l’autolucidante per le scarpe svuotato e riempito di china. L’unica soluzione è pulire, ma anche mettere la «pellicola protettiva», una vernice trasparente che impedisce agli inchiostri di penetrare nell’intonaco, rendendo più difficile le pulizie successive. Con un contratto che prevede che la squadra degli «acchiappa graffiti» sempre in giro per la città, intervenga nel caso occorra sugli stabili «protetti». I condomini hanno l’obbligo di rimuovere subito scritte oscene o ingiuriose, a loro spetta comunque il ripristino, che per le facciate diventa obbligatorio dopo 20 anni e per i portici dopo 7.

Articolo apparso su La Repubblica del 3 novembre a firma di GABRIELE GUCCIONE

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