La banca cambia pelle. E lo fa con arte

I disegni dei ragazzi della Laba nella sede della Popolare di Bergamo

Brescia. In alto, nelle lunette, sudori operai. Muscoli stirati, martelli e schiene ingabbiate nelle spire del Realismo sovietico. Dal carboncino escono antichi mestieri. Accanto, nei pannelli, un Giano bifronte, inciso su una moneta, allude alla dicotomia (o forse continuità?) tra passato e presente. È la nuova veste delle pareti della Banca Popolare di Bergamo, in via Gramsci 39. Una trentina di studenti dell’accademia Laba hanno disseminato, sui muri austeri dell’istituto, dodici lunette e due pannelli mastodontici, oltre 11 metri di pittura a olio sulfurea e torrentizia. L’arte che deflagra nel luogo del potere. «L’idea è nata tre anni fa e abbiamo pensato subito alla Laba – dice il direttore generale Osvaldo Ranica -.
Del resto il 2% del nostro utile viene girato a iniziative benefiche o culturali». Dunque, la banca ha deciso di ornare la propria sede con pannelli che simulassero affreschi. Nessun diktat iconografico agli studenti del corso di Decorazione, che hanno lavorato per un anno e mezzo con i docenti Vincenzo Denti e Alberto Goglio. Sui due pannelli scorre la storia del denaro, in una bulimia di miasmi sociali e colori affocati. Il baratto, la coniazione delle monete romane e di quelle ottocentesche, la barba incanutita di Luigi Luzzatti, economista, presidente del Consiglio e fondatore della Banca Popolare Milano. Nelle dodici lunette, alcune corporazioni del lavoro: uomini che impugnano martelli e cacciaviti, soprattutto. Hanno deciso tutto gli allievi, giura Denti: «Abbiamo lasciato a loro la scelta dei soggetti: hanno fatto ricerche d’archivio, sfogliato le immagini di laboratori antichi e nuovi, studiato le corporazioni». Lo stile, dunque. Figure su sfondo astratto, quasi avvolte in un magma infuocato, nei pannelli. Un codice di matrice classica nelle lunette, con kouroi quasi ellenici disegnati a carboncino, come nella preparazione di un affresco. Non è certo la prima committenza pubblica per la Laba, che già si è occupata del restauro del Teatro Grande, ancora in corso, della decorazione in spray del centro culturale San Giorgio di Mantova e di altri cantieri qua e là, in città e provincia: «Questo è un segno indelebile, che ribadisce la vocazione dell’accademia ad occuparsi di architettura e arte urbana. Laboratori importantissimi per i nostri studenti» dice entusiasta Alessandra Giappi, amministratore delegato della Laba.

 

Articolo di Alessandra Troncana apparso sul Corriere della Sera del 4 dicembre 2013

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