L’anima della Street art nelle immagini di Ninni

Al cambianese il “Nikon talents”

CAMBIANO – Le tre immagini sono sature di colore e scolpite dalle luci: in posa c’è un artista nel suo laboratorio, ma il suo viso è un dipinto. Un dipinto dentro dentro una fotografia. Con questo gioco Livio Ninni ha superato 11.000 concorrenti da tutta Italia: vincitore assoluto nel contest “Nikon Talents 2013″, che vuoi dire un assegno da 2.500 euro e uno spazio tutto suo ad “Artissima”, la rassegna tenuta di recente al Lingotto. «La cosa più divertente è che ho vinto con tre scatti della mia Canon…», scherza il 24enne di Cambiano. Le tre foto, presentate nella categoria “ritratti”, fanno parte di un suo progetto sul mondo della “street art”. Letteralmente è “l’arte di strada”: non va confusa con i graffiti sui vagoni dei treni e sui muri delle città. Si tratta di opere figurative realizzate con spray, stencil o adesivi, spesso in barba alle leggi ma talvolta richieste dalle amministrazioni stesse per riqualificare e abbellire una via o un quartiere. Finora Ninni ha raccontato questo mondo con 25 scatti. «Ritraggono i maggiori artisti italiani nei loro studi. L’intento è mostrare cosa c’è dietro a un muro dipinto: c’è un artista, un laboratorio disordinato, un luogo in cui le idee vengano create continuamente…». Le immagini sono accomunate da un particolare: i volti degli artisti sono mai ripresi direttamente. «È per via della atmosfera di “illegalità” aleggia attorno a questa forma d’arte: loro di solito non vogliono farsi fotografare spiega Ninni – Così li ho accontentati, ma solo a metà». Le foto sono complesse e studiate nei minimi particolari. Un lavoro da professionista vero. Che Livio ha imparato sul campo. Dopo l’Istituto Pininfarina di Moncalieri, indirizzo elettronica, si è iscritto al Dams ma ha lasciato prima della laurea. Nel 2011 il primo contatto con il mondo della fotografia: assistente nello studio del torinese Paolo Ranzani. Lì si fa le ossa: dalla posizione delle luci all’allestimento dello studio di posa, la cura dei dettagli, la post produzione. Soprattutto lavori legati alla moda. «Ranzani è un ottimo maestro e non solo perché insegna anche allo IED, II fatto è che non è geloso di quello che sa, come la maggior parte degli altri fotografi».
Durante l’anno e mezzo.da “ragazzo di bottega” Livio entra in contatto con diverse gallerie d’arte, come la torinese Square23 e lo Studio D’Ars di Milano. Sono loro, insieme allo Street Art Museum di Torino, che gli commissionano i primi lavori in autonomia. Tutti legati alla Street art. Documenta con i suoi scatti prima il Bergolo Levice Art Museum, un progetto di rigenerazione urbana voluto dai due Comuni delle Langhe cuneesi; poi segue gli artisti alle prese con la riqualificazione del carcere di Tirano, vicino a Sondrio. E nel frattempo ci scappa anche un servizio per una rivista americana. «Per gli Street artist la fotografia è essenziale perché le loro opere spariscono infretta, un po’ per gli agenti atmosferici e un po’per l’ignoranza di qualchegraffitaro – motiva Livio – L’opera passa, invece la foto resta». Come ti sei innamorato della macchina fotografica? «Avevo 16 anni. C’era in casa questa collana della DeAgostini in 60 dvd, spiegava molti segreti della fotografìa. Li avrò visti tutti almeno quattro volte». Il padre Luigi, 57 anni, da giovane lavorava come grafico pubblicitario nel suo studio a Cambiano. Ma Livio non crede che sia stato lui a trasmettergli la passione per le arte: «È iniziato tutto senza un vero perché. La passione, però, la misuri sulla lunga distanza: bisogna sempre vedere se può diventare davvero il tuo mestiere». E così è stato. Da un paio di mesi ha aperto partita Iva e lavora come freelance. Per l’attrezzatura si appoggia ancora allo studio di Ranzani, ogni tanto gli da una mano suo fratello Simone che studia al “Bodoni” di Torino, ovviamente indirizzo fotografia.
«Ma devo avere anche altre entrate, altrimenti non arriverei a fine mese. Per fortuna ora vivo ancora a Cambiano con i miei – sospira – Mi occupo di web design, ho seguito fino a maggio di quest’anno un corso della Regione. Non è male». Come ti vedi nel futuro? «Vedo uno studio tutto mio, con la mia attrezzatura. Ma vorrei soprattutto specializzarmi nella Street art e farmi conoscere. Vorrei che il mio nome fosse il primo della lista, quando sono in ballo progetti di quel tipo. E magari che, guardando una mia foto, tutti dicano: ecco, questa l’ha fatta senza dubbio Livio Ninni».

Articolo di Lorenzo Marinone apparso il 12 dicembre 2013 sul Corriere di Chieri

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