Serrande o facciate, i graffiti non cambiano

BOLOGNA – Si legge  sempre di muri imbrattati, ma non si ricordano le serrande che di tanto in tanto avrebbero anch’esse necessità di essere ripulite. Ma quando si ripuliscono, il giorno successivo si trovano di nuovo sporcate con grave danno per l’immagine di quella certa attività  commerciale. La soluzione alle istituzioni. Ma c’è indifferenza. Amedeo Fanti
NESSUNO può ragionevolmente pensare che l’imbrattamento di una saracinesca valga meno di quello di una facciata di palazzo. Una differenza c’è, tuttavia. Se Lei ha in mente il portico di Saragozza, dalla porta al Meloncello, si accorgerà che su alcune saracinesche svettano dei coloratissimi disegni fumettistici che non hanno nulla a che fare con i graffiti e che, non so se qualche volta per iniziativa dei proprietari dei negozi, rappresentano un male minore rispetto allo sconcio creato dai talebani della bomboletta. Se su una bottega di frutta e verdura faccio dipingere un trionfo di uvaspina e di banane non è, dopo tutto, uno scandalo orrifico. Resta, naturalmente, la maggioranza di sgorbi vandalici anche a danno degli esercizi commerciali, e va contrastata come in tutti gli altri (dilaganti) casi. L’idea, espressa da qualcuno, che la lotta ai graffiti consisterebbe nel ‘chi si stanca prima’, se i vandali o i ripulitori, mi pare frutto di una molla estemporanea, priva di ogni strategia. I ripetuti flop del Comune (che ora rilancia la lotta attraverso Hera) dimostrano che la bonifica avviene efficacemente solo là dove è la comunità di strada o di quartiere a farsi protagonista. Il graffito vandalico è l’espropriazione di un luogo. A chi, con il sostegno dell’istituzione pubblica, tocca riappropriarsene se non a chi ci vive? cesare.sughi@ilcarlino.net

Articolo apparso su Il Resto dl Carlino il 12 dicembre 2013 a firma di Cesare Sughi

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