ALASSIO, RAID DEI GRAFFITARI AI GIARDINI CHAPLIN.

L’ASSESSORE NATTERO: «SI DIVERTONO A DISTRUGGERE TUTTO CIÒ CHE FACCIAMO»
Imbrattato il parco giochi
Il Comune aveva appena speso 16 mila euro per risistemarlo
ALASSIO. Graffitari in azione ai giardini Charlie Chaplin. È successo ieri notte, e il timore è che si tratti delle prime avvisaglie degli ormai tradizionali raid vandalici che ogni anno caratterizzano le vacanze natalizie. I soliti ignoti hanno preso di mira gli scivoli e gli altri giochi per bambini che si trovano nell’area verde tra l’Aurelia e via Dante nella zona della stazione ferroviaria, che il compianto Carlo Tomagnini aveva voluto intitolare a Chaplin. Scritte, disegni e “ghirigori” di vario genere tracciati con la vernice spray nera campeggiano adesso su giochi e arredi, peraltri recentemente rifatti con una certa spesa da parte dell’amministrazione comunale. Una somma di 16.000 euro spesi per rimediare ai danni provocati dall’usura del tempo ma anche da precedenti atti vandalici, oltre che di semplice incuria, che avevano reso inservibile se non addirittura pericolosa gran parte delle attrezzature. Ma sono bastati pochi giorni perché i vandali tornassero a farsi vivi da queste parti, e adesso il timore è che certe irruzioni diventino un’abitudine, con il risultato di rendere nuovamente inutilizzabili i giochi per i bambini. «Abbiamo scoperto che purtroppo ad Alassio ci sono persone che si divertono a deturpare tutto ciò che l’amministrazione sta facendo – afferma Patrizia Nattero, consigliere delegato al verde urbano -. Abbiamo messo in sicurezza tutta l’area, sostituito i giochi a molla che si erano rotti negli anni e che erano stati rimossi. Abbiamo cercato di rendere più accogliente e sicura un’area destinata ai bambini, ma evidentemente qualcuno si diverte in questo modo. I cittadini però devono sapere che i soldi investiti sono soldi di tutti e dobbiamo quindi scoraggiare coloro che invece non hanno alcun interesse a preservare l’immagine di una città bella e pulita come la nostra».

Articolo apparso il 20 dicembre 2013 su Il Secolo XIX

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