“Cari bolognesi, ci pensiamo noi stranieri”

BOLOGNA – Quando era in Ghana Thomas faceva il saldatore, ora invece ripulisce i muri dai graffiti e a sentire i complimenti che gli fa il capocantiere se la cava piuttosto bene. Un mesetto fa, finito un corso di formazione di due settimane, Thomas è stato assunto dalla coop Fare Mondi. Un posto fisso, dopo anni di occupazioni saltuarie e borse lavoro. E, con quello, un sogno finalmente realizzato: il permesso di soggiorno.
«ANCORA non ci credo, per me è una grande soddisfazione – dice Thomas -: non dovrò più pensare al
rischio della scadenza del permesso. Inoltre, mi piace l’idea di contribuire a rendere più pulita questa città». Messi di fronte alla facciata principale dell’antico teatro comunale, per Thomas e i suoi colleghi della squadra anti-graffiti il lavoro è cominciato ieri mattina alle otto, con la pulizia della prima parte della parete. Nel cantiere ognuno ha il suo compito. Rimuove, pulisce o ritinteggia: poi, devono saper fare tutto, questi 12 operai, 4 italiani e 8 stranieri, tra cui una donna, formati dall’impresa di restauro Leonardo srl su ognuna delle mansioni necessarie.
«Ho fatto anche il muratore continua Thomas, che vivea Bologna da due annie in passato ha guidato pure i risciò del progetto sociale Bi-Bo – e non è la prima volta che entro in un cantiere. Qui però serve tanta precisione, anche perché mettiamo le mani su muri di importanza storica. Quando i responsabili della Fare Mondi m’hanno scelto per seguire il corso preparatorio ero entusiasta di poter imparare un mestiere nuovo. Faremo bene, ne sono sicuro, per tutti noi è una grande opportunità». Anche Daniel, 28 anni, rumeno, sbarcava il lunario facendo il muratore, ma da un paio di mesi era disoccupato. «Ora la cooperativa It2 e il Comune m’hanno fatto avere un contratto fino a marzo», racconta, sfilandosi i guanti e il casco di protezione. «Nel 2011 ho già partecipato ad un progetto antigraffiti del Comune e speravo di farlo di nuovo. La paga è buona e il lavoro meno pesante rispetto al muratore. Adesso mi occupo della rimozione dei graffiti. Metto un gel sul disegno, lo lascio agire per dieci minuti e poi la cancellazione viene più facile. E’ stato interessante imparare questi procedimenti. Vivo in Italia da 8 anni e non è stato certo facile riuscire ad inserirsi».
Nel cantiere lavora anche Emanuele, 53 anni, pugliese di nascita, ma da trent’anni in città. Ex artigiano e
imbianchino d’esperienza, già alle dipendenze di una delle coop che si è aggiudicata l’appalto, insieme al
capocantiere Francesco Niutta è tra i supervisori della squadra anti-graffiti. «Quasi tutti questi ragazzi -
spiega – non sapevano niente di come ripulire un muro. Ora hanno una specializzazione. Io mi occupo di
miscelare i colori per la tinteggiatura e trovare il tono giusto, ma nel frattempo cerco di indirizzarli a non fare errori. Dopo aver ripulito i muri di via Azzo Gardino, recuperare i colori originali delle pareti del Teatro
comunale è ancor più gratificante.
Speriamo che la nostra opera duri a lungo, anche se qui, in zona universitaria, so che non sarà facile». Nel
gruppo, ci sono più stranieri che italiani. «Hai visto? Siete una minoranza», dice sorridendo Mustafà ai
colleghi, prima di ricominciare a lavorare.

Articolo di ALESSANDRO CORI apparso su La Repubblica del 3 gennaio 2013

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