La battaglia persa contro i vandali del muro accanto

MONZA – Speriamo che Babbo Natale abbia fatto man bassa di bombolette ripulendo le scorte dei magazzini e distribuendole solo a chi le utilizza con criterio e rispetto. Speriamo che Babbo Natale abbia distribuito i “pennelli e colori” del mestiere solo ai writers veri, a quelli che danno libero sfogo alla propria creatività negli spazi consentiti abbellendo aree degradate con vere e proprie opere d’arte, lasciando perciò a bocca asciutta i tanti che imbrattano, imbruttiscono e devastano la città di Tedolinda. Perché a due anni dal nostro primo servizio sul degrado graffiti, ancora molti muri di palazzine anche d’epoca del centro storico gridano vendetta.
Non ci stanchiamo di mettere ai raggi X il cuore della città osservandola non con gli occhi veloci e distratti di concittadini sempre di corsa, ma con quelli attenti e stupiti – nel bene e nel male – di turisti alla prima visita che ammirano le bellezze artistiche e rabbrividiscono di fronte alle tante scritte, tags, scarabocchi che imbruttiscono i muri.Come sempre abbiamo iniziato il nostro tour dalla zona di San Gerardo, passando per via Sanzio, via Raiberti, via De Leyva dove non vengono risparmiati neppure i muri di edifici religiosi, dove i bambini dalle finestre delle aule della scuola elementare ammirano muri pieni di scarabocchi senza senso
che spesso si sovrappongono in un triste collage di colori e di linee. Il culmine poi si raggiunge al Centro
sportivo Nei con quei giardinetti devastati, con quei muri dei quali non viene lasciato libero neppure un
centimetro quadrato. E man mano che ci si avvicina al Duomo la situazione non migliora perché lungo tutta la via Vittorio Emanuele non vengono risparmiati muri né delle palazzine private né dei negozi, dove le stadrine più interne e buie la sera si trasformano in ottime e sicure tele da imbrattare certi di non essere beccati in fallo e comunque di non venire sanzionati. Due anni fa saltammo sulla sedia ammirando quel vicolo due Torri proprio accanto al Duomo completamente devastato e oggi possiamo gioire solo a metà perché una parete è stata completamente ripulita mentre l’altra ancora totalmente imbrattata come tante altre viuzze dietro alla cattedrale. Anche se il peggio lo offrono i centralissimi portici in granito dell’ex Palazzo Upim di piazza Trento e Trieste preso di mira da graffitari e esponenti delle estreme fazioni di destra e sinistra che lo utilizzano come bacheca per promuovere le loro iniziative incollando sulle preziose colonne volantini firmati con email e telefoni. Eppure in questi due anni i cittadini non si sono addormentati sugli allori. Tutt’altro. Il progetto “Fight the writers” ha visto trasformare i soci dei Club di servizio, di alcuni enti e associazioni in autentici acchiappagraffitti. Ha visto in due anni centinaia di monzesi indossare la tuta da lavoro e impugnare pennello, rullo e vernici per ripulire i muri devastati dell’edicola del Ponte dei Leoni, dell’ingresso dell’Ufficio d’Igiene, i muri della biblioteca e della galleria civica, della casa natale di Mosè Bianchi e coinvolgendo gli studenti della ritinteggiatura degli ingressi dell’Olivetti e del Bianconi. Ma questi paladini del decoro non si sono limitati ai semplici interventi manuali ma sono andati oltre organizzando incontri nelle scuole superiori spiegando l’importanza del senso civico e i rischi legali che si incorrono se si diventa imbrattatori, hanno portato al sindaco proposte di interventi pratici per combattere questo problema. Ed è proprio grazie al progetto “Fight the writers” se gli ausuliari del traffico hanno (sarebbe meglio usare il condizionale) dovrebbero avere anche il compito di “ausiliari del decoro”. Fatto sta che malgrado l’impegno e i buoni propositi alcune zone del centro storico, continuano a gridare vendetta.

Articolo di Barbara Apicella apparso su Il Cittadino di Monza e Brianza del 2 gennaio 2014

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