Rancho, writer «redento»: I muri? Meglio Facebook

Mentre la polizia urbana dà loro la caccia, gli imbrattatori delle tag si danno appuntamento su un profilo del social network

BRESCIA – Sono le crew a chiedermi di mettere in Rete i loro lavori. Ma non al telefono: ci intercettano
Alessandra Troncana Snoopy è sparito dal muro. Le tag allineate sui palazzi sono state cancellate. Piazza Vittoria è stata pulita dai graffiti. Due settimane di rulli e intonaco, lavori conclusi il 20 dicembre, prima della riapertura. Costo: 14 mila euro, paga Brescia Infrastrutture. Non è bastato. Una scritta della piazza, vernice nera, firma Eb, rimane nell’album «Yo!», 20 like. Siamo su Facebook, pagina di Graffiti Brescia, 851 proseliti: i writers bresciani pubblicano qui i propri lavori. le proprie «imprese». La pagina l’ha fondata Rancho, quindici anni: foto, bozze, commenti. Ai graffitari come lui, l’assessore alla Sicurezza Walter Muchetti l’ha giurata: «Sto studiando un modo per prevenirli. Datemi tempo». Intanto poliziotti in borghese sono al lavoro: telecamere, indagini, pedinamenti e multe. Loro, i writers, sul profilo Internet, rispondono così: «Poveri sbirri illusi!». «Ho iniziato a fare graffiti in terza media – racconta Rancho -. Lavoro da solo». La prima volta ha colpito il muro del municipio di Borgosatollo. Beccato: «Ho dovuto riverniciare tutto. A mie spese». La seconda, il tunnel delle scuole elementari. Altro blitz finito male: «Ma pensavo fosse legale». Adesso si sfoga solo dove è consentito: «Via Volta, cascina Maggia. Altrimenti scatta la multa, perché sono recidivo. A una crew (un gruppo, ndr.) che conosco hanno dato sanzioni per 75 mila euro. Altri due amici sono stati fermati in autostrada: hanno dovuto pulire i parchi pubblici». I writers hanno un loro «codice d’onore». Regola numero uno, inderogabile: mai sovrascrivere sopra la tag di un altro. O prepararsi alle conseguenze: «Ti riempiono di botte, se non sei nessuno. Quelli dell’8 Love, per dire, sono stati pestati dai N°O, perché hanno osato coprirli.
Hanno scritto anche una canzone in cui li sbeffeggiavano». Il profilo Facebook di Rancho è un caso unico a Brescia: «Giro, scatto foto, pubblico. Oppure sono le crew a chiedermi di postare le loro tag. Ma ci sentiamo solo a voce, non faccio nulla per telefono. Niente messaggi, niente chiamate, niente chat. Siamo intercettati tutti». Pure su Facebook? «La polizia ha dei profili, tipo Acab forever Brescia, o roba simile. Mi hanno anche scritto, chiedendo se conoscessi questo o quello. Li ho scoperti subito». La vita del graffitaro costa. Rancho spende una cinquantina di euro al mese. Mance dei nonni, per lo più. «Ancora studio: vorrei diventare grafico. Compro le bombolette su Internet: sono minorenne, in negozio non me le vendono». Lui ha chiuso con i palazzi privati. Del resto, la Loggia ha dichiarato guerra ai graffiti: multe e solleciti ai proprietari perché ripuliscano. Via con la pulizia e il protettivo contro la bomboletta recidiva. Lui però abbozza. «Si figuri. Non serve a nulla. Ma, dopo le denunce, alcune crew hanno smesso con i muri illegali. Certo, qui in città non è che ci sia tanto spazio, per noi». Gli obiettivi sono i soliti. Via Volta, Cascina Maggia, qualche sottopassaggio. Dice Rancho: «Dovrebbero darci qualcosa in più». Altrimenti c’è la stazione. Molti «pezzi» sono raccolti nell’album «Bastardissimi»: via Einaudi, fabbriche, il vagone di un treno con l’autografo di Esko Tag Crew. Rancho non tocca i treni per svariate ragioni: «Primo, perché è illegale. E difficilissimo, pure. Secondo: dicono che ci vogliono almeno cinque anni di pratica prima di attaccare un vagone. Poi è pericoloso: meglio farlo a Milano, la stazione là è più grande». Di gruppi strutturati, in città, ce ne sono decine: «Troppi. Tra le crew più forti ci sono Scs, Eb, N°O, TQS. Sulla mia pagina ho aperto un concorso per votare la preferita. Ma i writers più bravi erano Limone e Crack». Limone alias Marcello Compagnoni. «Si è suicidato qualche anno fa. O forse è caduto mentre faceva una scritta». Crack era il nome in codice di Alberto Alberti: «S’è buttato dal Castello. Dicono che la polizia avesse scoperto la sua firma». Ci sono anche le loro tag, sulla pagina di Rancho. Graffiti alla memoria.

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