Il j’accuse di Gérard Depardieu “Addio Lecce, bella ma chiassosa”

LECCE – L’attore francese dopo lo scambio di querele con il titolare di un locale del centro annuncia il trasferimento. “E’ una città sublime, rovinata da gente stupida che non ne rispetta la bellezza”

Di ottimo umore, nonostante le delusioni che gli sta dando la sua amata Lecce. Gérard Depardieu risponde al telefono da Parigi dove il suo ritorno a teatro nella storica sala Théâtre Antoine, al fianco dell’affascinante Anouk Aimée, è stato accolto dal pubblico con grande calore e una partecipazione tale che ha obbligato la direzione ad aggiungere nuove repliche fino al 15 gennaio.


Eppure c’è una diatriba tutta italiana, anzi tutta leccese, che sta disturbando lo stato di grazia in cui si trova il più grande attore di Francia, che anche nel nostro paese poche sere fa è stato di nuovo premiato dagli ascolti record in tv per il suo “Il Conte di Montecristo”. E’ dal 25 dicembre che Depardieu rimugina su quella che potrebbe sembrare all’apparenza una semplice polemica tra vicini di casa, che lo vede contrapposto ad un locale nel cuore della movida di Lecce, proprio sotto la sua dimora, in cui si ascolta musica live anche oltre la mezzanotte. La denuncia per disturbo della quiete che l’interprete di alcuni capolavori come “Novecento” e “L’ultimo metrò” ha sporto contro i gestori del “Nando’s bieretheque”, i quali a loro volta hanno risposto alle accuse segnalando alle autorità che alcuni clienti sono stati oggetto di un lancio d’acqua presumibilmente partito dall’abitazione dell’attore, non è a quanto pare servita a risolvere la querelle. Per questo il generoso e bonario Obelix dice di aver esaurito la sua scorta di pazienza.

Gérard Depardieu, come intende muoversi adesso?
“Sono estremamente amareggiato. E’ una questione che mi disturba molto ma per la quale non voglio più perdere altro tempo. Non ne vale la pena. Ho altre cose più importanti di cui occuparmi. Io me ne vado. Tutto qui. Ma mi dispiace tanto. Lecce la adoro, come tutto il Salento, e amo le persone che ci vivono. Ma ho capito che ne basta una per rovinare tutto. Il problema è che in questa vicenda non ho trovato l’intelligenza, la sensibilità e la disponibilità al dialogo che so essere parte del carattere della gente della Puglia. Con questo gestore del locale proprio non si discute. Cosa ci possa fare? Sono rattristato dalla maleducazione, mi fa male sentire baccano e urla e parolacce in piena notte, oltre alla musica alta che ti impedisce di riposare per via di quei diffusori girati sulla strada a tutto volume anche fino alle tre, eppure lì a Lecce nessuno mi sta dimostrando di volervi porre rimedio. Un cittadino chiede soluzioni e nessuno interviene mai. Mi sono stancato”.

Perché si è innamorato di Lecce?
“E’ una città che emana una bellezza accecante, sublime. E’ magnifica, ci sono case e palazzi storici meravigliosi ma che vengono deturpati con graffiti e scritte sui muri, da gente stupida che non rispetta questa bellezza. L’incuria e la mancanza di rispetto mi fanno ribrezzo in eguale misura, come non tollero che in una strada stretta e piccola come quella dove si trova questo locale, si faccia chiasso fino alle quattro del mattino e si ostacoli il passaggio anche all’ambulanza con tavolini e ombrelloni. A Napoli ho trovato più educazione e più rispetto”.

Ha mai pensato a delle alternative prima di meditare di lasciare definitivamente Lecce?
“Naturalmente sì, lo sa bene il sindaco a cui ho esposto il mio progetto. Il locale in questione paga un affitto alla proprietà: io sarei disposto a rilevarlo e a trasformarlo in una libreria-biblioteca dove ci sia anche una piccola caffetteria, dove la gente può sfogliare un libro o un giornale. La zona è quella giusta, c’è il Convitto Palmieri. Ne ho parlato anche alla proprietà. Ma non capisco perché niente si muove e tutto resta come prima. In Francia non è possibile fare rumore dopo le dieci di sera e soprattutto non si può fare musica dopo la mezzanotte. Mi sembra una questione di civiltà e appunto di rispetto”.

La campagna pugliese, a questo punto, le sembra la più attrattiva?
“Sì, potrebbe esserlo. La Puglia è una terra che mi dona grande felicità. Potrei pensare di spostarmi nelle zone vicino ad Ostuni, o in mezzo ai trulli e agli ulivi dove ha a casa il mio amico fraterno Riccardo Muti. Poi c’è sempre la mia Toscana e Petroio, dove la famiglia Bardi fa un grande olio: loro sono gente che ha negli occhi il cuore e il rispetto per la natura, come i contadini. Non voglio stare a Lecce a fare il vigile, non è questo il mio mestiere”.

Lei apprezza l’Italia e ha sempre dimostrato di essere uno spirito libero. Perché si è arreso?
“L’ultima cosa che voglio è che mi si giudichi come un vecchio o un reazionario. Desidero semplicemente parlare con le persone che cercano il dialogo ed hanno rispetto per gli altri. Non mi piace fare la guerra e non intendo usare il pugno duro con nessuno. Me ne vado se è così”.

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