Muri, graffiti e vandalismi la faccia sporca di Voghera

In centro storico si salvano poche vie, ecco la mappa della strade imbrattate

Il sindaco promette: «Nel 2014 maggiori risorse, l’Asm ha già un piano»

VOGHERA – La vernice è ovunque. Voghera, città con ambizioni turistiche, vive lo stesso incubo che ha vissuto Pavia prima della linea dura: muri coperti dalle scritte, dai graffiti, muri puliti il lunedì e di nuovo sporchi dopo una settimana. Funziona così a Voghera, controllare è difficile: tant’è che, appena sostituite le pensiline alle fermate dei pullman, sono state tutte completamente imbrattate. Il Comune, dal canto suo, finora ha fatto poco. Il vecchio progetto, che prevedeva di fornire la vernice ai proprietari degli immobili danneggiati, è sostanzialmente fallito. Ma nel 2014, promette il sindaco Carlo Barbieri, dopo la sperimentazione svolta da Asm con relativa formazione del personale, la situazione potrebbe cambiare.
Almeno per quanto riguarda il denaro da mettere a bilancio. «Al momento – dice Barbieri – non posso anticipare molto, ma sicuramente le risorse ci saranno». Intanto la situazione del centro storico di Voghera e dei sui dintorni è quella che raccontiamo qui. Iniziamo il nostro tour di Voghera dalla stazione ferroviaria, luogo d’arrivi per eccellenza, prima immagine della città per i (pochi, a dire la verità) turisti che abbiano intenzione di visitarla. Per dirigerci verso il centro cittadino imbocchiamo via Ricotti, camminando sotto i portici dello storico istituto vogherese “Carlo Calvi”, le cui pareti esterne sono imbrattate da croci celtiche e scritte di vario genere. Poco oltre, in via Plana, stesso scenario: i portici esibiscono svastiche, insulti, firme e disegni. Per arrivare in piazza Duomo decidiamo di percorrere un breve tratto di via Emilia e di raggiungere il cuore della città attraverso uno dei suoi vicoli più caratteristici, quello che sbuca nell’angolo nord-ovest della piazza (di fianco a Leardi): qui, tra tanti scarabocchi privi di senso, troviamo ancora inneggiamenti e simboli fascisti. Salvo l’immediato perimetro della piazza ma già percorrendo la piccola ma centralissima via Topia (che collega via S. Lorenzo a via Mazzini) i muri tornano a sporcarsi con scritte difficilmente decifrabili. Se poi dopo essere tornati sulla via Emilia ci dirigiamo nuovamente verso la stazione per via Pezzani e scopriamo che nemmeno l’istituto Santa Caterina, è stato risparmiato dai vandali. Muovendosi ancora lungo via Emilia in direzione di piazza Meardi, invece, merita di essere menzionato (se non altro per l’originalità) un creativo insulto sul muro di un’abitazione di via Gallini. Continuando la passeggiata sotto gli alberi dei giardini di piazza Meardi percorriamo quindi viale Carl Marx il quale, oltre a diversi murales discretamente riusciti, esibisce anche una cancellata totalmente ricoperta di caotici e scarsamente pregevoli scarabocchi. Poco distante, però, è la discreta via Martinelli a riservare delle (brutte, s’intende) sorprese: qui infatti colpiscono lo stato di degrado in cui versano i muri dei giardini e gli sfregi inferti al muro adiacente a un signorile palazzo d’epoca. Rimanendo nella zona del centro anche via Don Minzoni presenta le sue brutture soprattutto sui muri della ex civica scuola di musica, la quale peraltro si trova davanti a una serie di splendide ville recentemente restaurate. Spostandoci più in periferia, invece, sono tante le zone della città in cui i writers meno dotati hanno dato sfogo alla loro discutibile vena creativa: da segnalare la sede degli istituti Baratta e Maragliano in via Don Milani e il muro davanti all’istituto Maserati in via Mussini, la palestra del liceo Galilei in via Foscolo e quella di San Vittore, parte dei muri esterni della piscina comunale, della scuola media Don Orione (via Aldo Moro) e, a due passi dallo stadio, le pessime condizioni del parco di via Morini. Camminando in via Dante in direzione di via Zanardi Bonfiglio si nota a destra un misto di scritte e disegni. Si passa da una profilo di donna dipinto sulla saracinesca di un garage a sigle come «Debs» o «Fpk». Ci sono circa trenta metri completamente ricoperti da disegni, poi imboccando le scale per passare in via Zanardi si apre un’altra area adiacente più artistica in cui un prato di funghi rosa, «Copelandia», occupa una decina di metri con una scritta che spicca: «Non mangiarmi».Il sottopasso di via Cignoli è invece un misto di sigle in cui viene ripetuto più volte «Noise» accanto a frasi più volgari. All’autoporto tutto il muro dove si trovano le varie pensiline degli autobus è interamente occupato da firme che poco hanno a che vedere con una forma di arte, ma evidenziano unicamente la volontà di lasciare un segno di passaggio. Salendo sulla scalinata di via Lomellina.

Articolo di Filiberto Maydaapparso su La Provincia il 21 gennaio 2014

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