«Sono Kende, graffitaro e fuggitivo» È di Sirmione il writer più ricercato

Dopo aver sfregiato muri e vagoni in mezza Europa, avrebbe fondato un’etichetta discografica

Gli danno la caccia da Londra a Milano. Lui si racconta sul web
Kende

L’ha smascherato la sua vanità. Un sito internet cliccatissimo, la sua foto ovunque e la biografia, nome e cognome compresi, in poche righe. Quante bastano e con le parentesi giuste: «Kende is a dj and an artist ( graffiti writer )», Kende è un disc jockey e un artista (graffitaro). È originario di Sirmione uno dei writer più ricercati, most wanted , come direbbe lui: Kende, il fuggitivo della bomboletta, è il graffitaro più inseguito d’Europa. Lo vuole la polizia di Londra. A Milano è un «soggetto tenuto sotto controllo».
Basta digitare il nome su YouTube per avere un’idea del «fenomeno Kende»: salta fuori un video della Bbc, anno 2011, in cui un giornalista lo cerca in tutta la capitale britannica (zona Brick Lane, soprattutto), che ha sfregiato con la sua firma o il nome della sua banda, Elvs. Tag diversa ma stessa calligrafia, dicono gli esperti: è sempre lui. Il giornalista sillaba il suo nome – «K-e-n-d-e» -, convoca esperti di street art che confermano sia un tipo piuttosto irrequieto, mostra la sua foto in primo piano e lo definisce, letterale, un «fashionista: non sembra certo un vandalo». In due minuti e cinque secondi di filmato riesce pure a telefonargli, ma lui si nega con un clic: niente interviste, grazie. A Milano è recidivo: da giugno 2013 ha sfregiato via Corsico, via Val Bogna, via Padova e la Darsena, tanto per fare qualche esempio. Il suo curriculum, in rete, è scritto in due lingue, italiano e inglese: «Nato a Sirmione nel 1981. Fin dall’infanzia spiccato il suo interesse e la sua predisposizione per il disegno e la musica. Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo, si iscrive alla scuola d’arte Caravaggio di Brescia». Per farla breve, da ragazzino, Kende si appassiona allo spray: «Lo affascinano i graffiti che appaiono sempre più numerosi a Milano, imprimendo un segno indelebile che segnerà il suo stile negli anni a venire». Vale a dire lettere tondeggianti e una predilezione per la vernice nera. I suoi idoli: Dra, Pongo, Rae, Bang in Italia, Opack, Honet e pochi altri a Parigi, poi «i maestri di New York». I suoi obiettivi? «Sia i muri grigi che popolano le metropoli cittadine, che i vagoni dei treni». Palazzi e convogli in tutta Europa: tra le città in cui ha lasciato il segno, Amsterdam, Parigi, Marsiglia, Barcellona. E Londra: «Qui si trasferisce e fonda la sua etichetta discografica». Come siano state chiuse le indagini dell’intelligence britannica non si sa, le notizie a un certo punto si perdono, le tracce si confondono, gli sviluppi restano ignoti. Quel che è certo è che la regina Elisabetta con i writers ha il pugno duro: in Gran Bretagna rischiano la prigione. Potrebbe non essere un caso che la firma del graffitaro bresciano sia iniziata a circolare in Italia poco dopo quel video: magari è tornato in patria per sfuggire all’arresto. A Milano, Kende è tenuto d’occhio, soprattutto in quanto recidivo. Su internet, oltre alla sua faccia da ragazzo perbene, circolano il nome e il cognome, pare sia il rampollo di un noto imprenditore del Garda. La sua firma, però, a Brescia non compare. Forse è un obiettivo troppo provinciale, per uno che ha circolato in mezzo continente. O forse, dopo essersi sfogato a Milano, il fuggitivo della bomboletta è scappato da qualche parte. Lontano.

Articolo di Alessandra Troncana apparso su Corriere della Sera il 21 gennaio 2014

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