Imbrattano i muri e si celebrano sul web. L’appello: «Fermateli»

COMO – «We love sbirri morti». C’è la scritta. C’è la foto. Ci sono i ragazzi sotto la scritta con i volti coperti ma non abbastanza per non essere riconosciuti. Ridono, i ragazzi. Contenti della loro bravata. Il punto è che se li scopriranno – e le forze dell’ordine sono già al lavoro – finiranno in un mare di guai.Chi si loda si imbroda, diceva un vecchio proverbio e i writers comaschi hanno deciso di lodarsi su Facebook. Profilo volutamente aperto a tutti, una sfida. Che quelli più vecchi di loro non hanno gradito. Soprattutto Anna Ballerini, che da tre anni impiega ogni domenica della settimana a ripulire i muri di Como da inutili e per niente artistiche scritte.
La fondatrice di Per Como pulita ha scoperto che su Facebook c’è un profilo dove i graffittari di casa nostra celebrano le loro imprese. Ci sono anche 50 “mi piace” coperti.ma facilmente riconducibili agli autori, che a questo punto diventano facilmente riconoscibili. «Di scritte quali “Wlsm “è piena la città – dice la Ballerini – richiamano l’acronimo “All cops are bastard”. Non solo sporcano tutti i muri e rovinano i monumenti ma si vantano pure su Facebook». «Basterebbe una rapida indagine, e potrebbero prenderli», dice ancora la Ballerini.E l’indagine è già partita. «Stiamo lavorando – dice l’ufficiale della Polizia locale Marco Baffa -. Le segnalazioni sono arrivate anche a noi. L’unico problema è che anche una volta scoperti, mentre per i monumenti si procede d’ufficio, per i muri delle abitazioni private è necessario che i proprietari sporgano denuncia. E questo non succede spesso».Di fatto sul profilo Facebook dedicato ai writers comaschi c’è la mappa delle scritte sui muri della città, dall’edificio in viale Innocenzo di fronte all’ex Blockbuster, totalmente coperto di scritte, ai disegni sotto al cavalcavia della ferrovia. fino ai particolari dei graffiti sparsi sui muri delle scuole e degli edifici cittadini. Uno è stato dipinto perfino vicino al cartello di un museo, per non parlare di quelli che a loro tempo imbrattarono prima il Faro Voltiano e dopo il Broletto. Quest’ultimo è stato il primo caso in cui i ragazzi, minorenni e maggiorenni, furono colti in flagrante da un passante che aveva chiamato subito la polizia locale.Vero è che non tutti a Como diventano writers di professione come è successo, per esempio,a Frode, un writer che non ha mai smesso di colorare i muri con le bombolette ma che nel frattempo è diventato anche avvocato. Di sicuro per molti adolescenti la mania di lasciare tracce di se stessi sui muri è una fase di passaggio. Ci sono i genitori che li assecondano, comprano bombolette e consentono di pitturare le mura di recinzione delle loro case e altri che si limitano a proibire, senza spiegare i rischi che si corrono nel caso si venga scoperti. Altri lo spiegano, ma i ragazzi amano lo stesso sfidare la legge. E gli “sbirri”. Salvo piangere una volta scoperti.

Articolo di Anna Savini apparso su La Provincia di Como il 27 aprile 2014

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