Ieri writer, oggi mago della sartorialità.

 Luca Larenza lavora i filati come se fossero dei murales. Improvvisando in libertà

Se per la moda valessero le stesse tutele del cibo, lui sarebbe di certo protetto dal marchio dop. Luca Larenza, stilista trentenne a Denominazione di Origine Protetta, con caratteristiche uniche e legate al territorio. Non solo per l’inconfondibile accento campano con cui ci accoglie nella casa/ atelier milanese (è nato infatti vicino a Caserta), ma soprattutto per la “dimensione cumana” – come ama definirla – che ha voluto conferire al suo marchio: una linea di maglieria da uomo (ma ora si sta ampliando a tutto il guardaroba: dai capispalla agli accessori), in cui rivivono i colori, la storia e le emozioni della sua regione. Che ci fa uno “scugnizzo” in via Manzoni a Milano? Come ci sei finito? Pura casualità. Per dieci anni sono stato un writer: disegnavo sui muri con le bombolette, in giro per l’Europa. Quando mi sono stabilito a Madrid, ho dovuto smettere per via delle pene severissime, così ho iniziato a interessarmi alla moda. Poi sono arrivato qui e mi sono messo a “dipingere” con la lana. La maglieria, in fondo, è un altro modo di fare graffiti: con il filo si creano i volumi delle trame; inoltre, bisogna stare molto attenti a dosare cromie e proporzioni. Lavoro la materia come fosse un murale: mi baso su uno schizzo, ma poi vado in freestyle; per me è solo in corso di realizzazione che la maglia prende vita. L’intima essenza del filo la scopri mentre lavori a telaio, studiandone con sensibilità le reazioni. Non mi dirai che tessi la lana personalmente… No, però sto vicino all’artigiano per gran parte del tempo. Mi piace seguire da vicino ogni fase. Seleziono il filato – sempre naturale e italiano – supervisiono la produzione delegata a piccole aziende campane e mi occupo della vendita. Un rapporto simbiotico con la collezione. Te la tieni vicino anche quando dormi? Ebbene sì! Questo non è semplicemente lo showroom, ma pure la mia abitazione: ci dormo, creo, ricevo amici e compratori, raccontando la singola storia di ogni capo davanti a un caffè. Il contatto umano, per me, fa la differenza. Da che cosa non ti separeresti mai? Dalla coperta sul mio letto, un cimelio comprato da mio zio in Perù, non so più quanti anni fa. Dal baule di mia nonna e dalle poltroncine del Cinquecento. Pezzi di famiglia che arrivano da Roccamonfina, il mio paese d’origine. Quale uomo vorresti vestire? Toni Servillo. Un grande attore, oltre che un caro amico.

Articolo di Bruno Tarsia apparso su Marie Claire

 

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5 Responses to Ieri writer, oggi mago della sartorialità.

  1. Tommaso Incerti Rispondi

    2 maggio 2014 at 14:32

    A si, bene! Allora i writer vandali è vero che si possono far smettere quando ci sono pene adeguate, se questo signore ex spruzza bombolette ha affermato:

    “Quando mi sono stabilito a Madrid, ho dovuto smettere per via delle pene severissime”.

    Prego dunque girare, urgentissimamente, al Sindaco di Milano, al presidente della Regione Lombardia Maroni, alla Camera e al Senato a tutti gli onorevoli e i senatori, affinché ci sia uno… dico almeno uno, che, finalmente, fa qualche cosa per fermare la distruzione sistematica dell’Italia.

    Mi risulta che a Milano il “solito corteo del pomeriggio del 1 maggio” ha provveduto a devastare molto, come sempre e “come sempre” nessuno si è premurato di arrestare i devastatori in flagranza di reato per danneggiamenti alle proprietà privata e pubblica. E pensare che son bande di malviventi che agiscono in associazione per delinquere. O no? Ditemi voi se sbaglio. Altrimenti ditemi che cosa vi rispondono in Comune (se rispondono). Tommaso

    • Andrea Rispondi

      2 maggio 2014 at 14:38

      In un Paese civile certe cose non accadrebbero. La tanta ignoranza da una parte, e l’indifferenza al problema dall’altra, lasciano indisturbati i vandali.
      L’ulteriore prova è la concessione di spazi da parte del Comune ai writer vandali che devastano i treni e palazzi.
      Solo in Italia.

  2. Luca Rispondi

    2 maggio 2014 at 15:53

    Cari Tommaso e Andrea, buonasera.
    Sentendomi citato in prima persona, mi sento in dovere di risponderVi.
    Sono un ex-writer,e ne vado fiero perchè ritengo che il “writing” sia una forma d’arte.Ciò è ormai assodato considerata la nostra presenza costante sui libri di storia dell’arte, presso gallerie e mostre di vario genere. In tutti i “Paesi Civili”, al contrario di quanto affermato da Voi, i comuni mettono a disposizione degli artisti mura periferiche,che, abbellite e dipinte, riqualificano zone grigie e squallide.
    A mio avviso però è strettamente necessario operare una NETTA distinzione tra artisti e VANDALI.
    I primi, meritano rispetto e supporto da parte delle istituzioni. I secondi vanno puniti severamente in quanto danneggiano in primo luogo il territorio e le bellezze artistiche,in secondo luogo l’immagine dei veri artisti, facendo in modo che Voi e in generale l’opinione pubblica faccia di tutta l’erba un fascio. Come ultima considerazione, concedetemi di affermare che a volte i giornalisti tendono ad esagerare un pò nelle loro affermazioni…quindi, cari Signori, non prendete tutto per oro colato.
    Vi ringrazio per la cortese attenzione.
    Luca

    • Andrea Rispondi

      3 maggio 2014 at 01:39

      Caro Luca, ti sembrerà forse strano ma noi siamo pienamente d’accordo con te. L’unica critica che ci facciamo è per l’infelice nome dell’associazione (antigraffiti) che non rende pienamente giustizia a quello che facciamo nel concreto. Siamo cittadini volontari che amiamo il luogo dove siamo nati e dove viviamo. Innamorati di quello che contraddistingue il nostro patrimonio dall’alto valore estetico, non vogliamo rinunciare a difenderlo con l’azione e con lo studio. Per questo amiamo l’arte e le bellezze che abbiamo ereditato dal nostro incredibile e sofferto passato. Noi siamo anche per la Street Art, come corrente artistica e modalità di comunicare. Ben vengano gli spazi autorizzati per riqualificare i luoghi degradati o rendere più gradevoli gli spazi anonimi. Non siamo però d’accordo con le amministrazioni pubbliche che concedono gli spazi ai writer, pensando di combattere i vandali che spaccano le città. Gli artisti, che hanno una loro dignità e professionalità, devono essere valorizzati e portati come esempio da seguire, non come antivirus per il fenomeno degli imbrattamuri. I vandali devono essere puniti con ammende e lavori socialmente utili, per i danni che procurano sia al nostro patrimonio che alle proprietà pubbliche e private. Come si leggeva nell’articolo di Marie Claire, se è vero che ha espresso il suo pensiero, sa bene che all’estero il fenomeno vandalico è punito severamente dalla legge. Non solo in Spagna, come lei raccontava, ma in tantissimi Paesi stranieri. Solo in Italia questo rispetto della legge non avviene, al punto che i vandali stranieri vengono qui da noi indisturbati perchè sanno che tanto non gli facciamo nulla, anche quando vengono presi. Spero che attraverso il lavoro di sensibilizzazione che stiamo facendo da anni, il fenomeno vandalico possa essere ridimensionato, così come è successo decenni fa in altri Stati. Spero vivamente di aver chiarito la nostra posizione e mi auguro di trovare in lei un convinto assertore del rispetto degli altri e quindi indirettamente della nostra causa.
      Grazie per averci scritto.
      Cordiali saluti.

      Andrea

  3. Tommaso Incerti Rispondi

    3 maggio 2014 at 07:15

    Caro Luca
    come scrive Andrea Amato preciso che: a me non pare affatto sia l’Associazione Antigraffiti
    a preferire la confusione. Anzi direi che è molto, molto chiara la loro posizione sulla esigenza di: DIFENDERE IL DIRITTO ALL’ESTETICA E AL DECORO DELLA PROPRIETà PRIVATA E PUBBLICA.

    Perché qualunque forma d’arte, non può e non deve essere di fatto autorizzata sottacendo e non punendo (com’è oggi) se è vandalica, se è aggressiva e crea danni estetici ed economici enormi alla società. Capisco che la confusione possa esserci in un paese dove, purtroppo, la tutela e il rispetto della legalità, appaiono una opzione. Ma senza il rispetto della legge non possono esistere civiltà e democrazia.
    I giornalisti poi, scusi Luca, ma raccontano quello che vedono, di che bugie li accusa riguardo all’argomento di cui stiamo parlando. Forse anche lei ha ancora un po’ di confusione a riguardo?
    Se guarda i video denuncia su questo sito non servono neppure parole, le scritte vandaliche che coprono le città urlano da sole verità inconfutabili.
    Apprezzo tanta ragionevole reciproca correttezza nelle comunicazioni fra lei e Andrea, ma va fatto assolutamente qualche cosa, forse anche da Lei Luca, che, mi pare di capire sia esperto delle problematiche in oggetto.
    Senza che s’accenda un “lume di senso di responsabilità nei nostri sonnolenti governanti” non se ne esce. Solo così l’Italia intera avrebbe, finalmente, un sobbalzo di civiltà auspicabile.
    La confusione e l’inazione politica vanno sempre a tutto vantaggio dei vandali (vedi i risultati del corteo 1 maggio a Milano con stranieri che, per l’appunto, scelgono il nostro paese per poter festeggiare e spruzzare liberamente). L’agire in modo veloce, coerente e radicale è indispensabile e molto in ritardo.

    Se qualche cosa cambiasse a monte, forse potremmo considerare il primo maggio del 2015, che precederà di soli 15 giorni l’avvio di EXPò, non come quello appena passato (come molti altri) che lungo il percorso della manifestazione costringe la gente coraggiosa a scendere davanti alle abitazioni a difenderle fisicamente, oppure altra, che per timore resta barricata in casa, a dover poi rilevare i danni.
    Perché davanti alla calata dei barbari vandalizzatori chi abita lungo il percorso del corteo non è protetto.
    MA CHE BISOGNO C’è, BEN SAPENDO CHE ROVINANO TUTTO E NON SI FARà NULLA PER IMPEDIRLO DI CONCEDERE L’ATTRAVERSAMENTO DELL’INTERA MILANO?
    Il corteo dei lavoratori del mattino ha fatto un percorso breve e logico, gli altri lunghissimo.
    Chi concede i permessi sembra l’unico a non voler prevenire i pesantissimi costi successivi per la gente normale, quella che non vuole che dove abita regni il degrado.
    Sia cortese Luca da ex writer pentito (pare), ora che anche Lei è un interprete fra i portatori dei pregi della moda italiana nel mondo, diventi testimonial di questi testardi ed eccezionali volontari.
    Cordialmente Tommaso

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