Le chiese pisane offese da scritte blasfeme «Inaccettabile che non siano state cancellate»

DEGRADO INSORGE L’ASSOCIAZIONE ANTIGRAFFITI . «PESSIMA IMMAGINE AI TURISTI»

I due “casi” della bestemmia che campeggia da oltre un mese sulle pietre della chiesa dei Cavalieri e di quelle presenti da anni sulla fontana di San Martino, sono arrivati fino a Milano, sul tavolo dell’associazione nazionale Antigraffiti che dal 2007 vigila il territorio, si adopera per ripulire i muri imbrattati (con il patrocinio e la collaborazione del Ministero dei beni culturali), studia e monitora il fenomeno.

Un’associazione (http://www.associazioneantigraffiti.it/) fatta di cittadini che è stata in grado, dopo la sua nascita, di produrre una sorta di network tra gruppi di città diverse impegnati nella tutela del decorso urbano. Ad esprimere stupore e rabbia per le bestemmie non ancora rimosse è il presidente, Andrea Amato che – dopo aver letto la notizia dalle pagine del nostro giornale – ha deciso di scrivere una lettera al soprintendente e al sindaco di Pisa per spiegare perchè «il consentire che scritte ingiuriose al sentimento religioso (di qualunque religione si tratti) restino visibili oltre le 48 ore sia inaccettabile». ALLA BASE di tutto – secondo Amato – c’è un concetto: «La grande fortuna di vivere nel bello esige rispetto». Lei afferma che il “degrado chiama degrado”. In che senso? «Dove c’è una scritta, presto ne arriverà una seconda. E’ matematico. Se invece il muro viene ripulito subito spesso rimane tale. Un esempio? Io lavoro al teatro della Scala (è il vicedirettore di sala dal 2007, ndr): nel mese di ottobre i muri vennero imbrattati con una grande scritta. Come associazione ci siamo occupati subito di far ripulire tutto, ovviamente in collaborazione con la soprintendenza.
E’ stata usata una vernice di una tonalità precisa, concordata. Non è un caso che la nostra associazione abbia ricevuto il patrocinio del Ministero. E il muro è ancora così, senza graffiti. Questa è la ‘vigilanza’ di cui parliamo, non certo di ronde». Spesso sono i costi a rinviare gli interventi… «Ma va tenuto presente che i costi non sono solo quelli della ripulitura di nuovi graffiti vandalici. I costi davvero pesanti e irrimediabili saranno quelli di ‘percezione alterata del senso di sicurezza’». Quindi sta parlando di un danno di immagine? «C’è un danno istantaneo che è il graffito, e uno con il quale si è costretti a fare i conti con il tempo. Perchè gli stranieri, abituati ormai altrove a città pulite, vedendo l’incapacità di chi amministra nel mantenere il decoro, si sentono in pericolo. Chi non pulisce e punisce appare anche incapace di garantire la “sicurezza dei luoghi”. A quel punto neppure i meriti mondiali della Torre Pendente garantiranno che non si privilegino altre mete turistiche, se si teme per la propria incolumità». Qual è il messaggio che vuole rivolgere a sindaco e Soprintendnete? «Ci rendiamo conto che l’accumulo di molte responsabilità e prestigiosi incarichi, talvolta non consentano di mettere bene a fuoco ciò che è importante subito, ed “erroneamente” nella scala delle priorità viene fatto scendere, rimandato con tempi di attesa inopportuni. Ma rispetto, cultura e cura sono tre valori che portano al primo posto l’indispensabilità della cancellazione immediata di espressioni ingiuriose e questo a ‘chiunque siano destinate’».

Articolo di FRANCESCA BIANCHI apparso il 29 aprile 2014 su La Nazione

 

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