In tre anni indagati oltre 200 writer «I genitori sanno dei raid e li tollerano»

La ricerca dell’ Associazione nazionale antigraffiti .

«I quartieri più colpiti sono Lambrate e la Barona»
articolo Fabiola
«Su pareti e mobili di casa replicano quanto fanno in strada»

La stanza del writer è coperta di scritte, tag , slogan, parole. Nella stanza del writer un fiume di vernice e colore sconfina sulle pareti e sui mobili. Quel che fanno in strada, sui muri pubblici, lo replicano in casa, negli spazi privati (loro o della loro famiglia). Non tutti con la stessa proporzione, ma gli ultimi tre anni di inchieste del Nucleo tutela decoro urbano della polizia locale rivelano che il 100 per 100 dei graffitari milanesi indagati ha in casa almeno qualche traccia della propria tag (la firma che lasciano con la bomboletta in città) o della crew di riferimento (il gruppo con il quale si muovono). Non è solo un fatto di costume, ma questa statistica dimostra che i genitori dei writer , in particolare i più giovani, sono a conoscenza dei raid di imbrattamento dei figli e in qualche modo li accettano, li tollerano, li giustificano. O, quanto meno, non riescono a opporsi.

Il rapporto è stato appena elaborato dall’Associazione nazionale antigraffiti. Partendo da un dato: in poco più di tre anni, i writer indagati a Milano per imbrattamento, danneggiamento e altri reati sono stati 213. Si calcola che in totale siano molti di più, oltre 1.300, riuniti in 340 gruppi. È da questa base, il lavoro del nucleo specializzato della polizia locale, che l’associazione è partita per tracciare «Il profilo del writer». E l’analisistatistica ha rivelato una serie di tratti comuni. Quasi la metà dei graffitari milanesi ha tra i 19 e i 25 anni. Se ciò può apparire un dato scontato, bisogna però notare che intorno a questa fascia media si muovono i «grandi vecchi» (il 5 per cento dei denunciati, che ha più di 40 anni) e i giovanissimi discepoli (12 per cento, con età compresa tra 12 e 18 anni).
Più interessante è la formazione: sette su dieci frequentano o hanno frequentato un liceo artistico o un’accademia. «Significa che molti di questi ragazzi hanno un talento – riflette Fabiola Minoletti, dell’associazione antigraffiti – il problema è quello di indirizzarlo verso forme di espressione legali, o comunque con effetti meno pesanti per le città».

Nuove leve
Il report descrive l’evoluzione del fenomeno verso forme sempre più vandaliche e aggressive, azioni più pericolose, che sono l’avanguardia di un aumento generalizzato. Perché il dossier racconta che le nuove tag (quindi i nuovi graffitari) negli ultimi tre anni sono aumentate di circa il 15-20 per cento ogni dodici mesi. E che, sempre in questo periodo, i quartieri più imbrattati sono Lambrate e la Barona. «Uno studio di questo tipo – continua Fabiola Minoletti – è importante perché siamo di fronte a un fenomeno complesso, che ha una sua cultura e una sua organizzazione. Non si può quindi avere un approccio superficiale, fermandosi soltanto agli effetti, le scritte sui muri o sui treni. Anche perché gli imbrattamenti sono sempre di più e sempre più invasivi, quindi bisogna cercare di individuare le cause; capire da dove nasca la voglia sempre più diffusa di distruggere e spaccare . Soltanto con questo approccio si potrà elaborare una migliore strategia di prevenzione, per poter almeno arginare il fenomeno».

Integrazione
Se il mondo del writing milanese appare dall’esterno come ambiente «da uomini» (le ragazze indagate sono meno del 2 per cento), è però allo stesso tempo un territorio di integrazione: un ragazzo su cinque è straniero, o nato in Italia da genitori stranieri. Le reazioni di padri e madri di fronte a un’indagine della polizia locale, e anche questo è segno di comportamenti omogenei, è però sempre la stessa: «In fondo mio figlio non fa male a nessuno», «è solo una fase passeggera di disagio giovanile. Passerà». Non sempre è così: il 30 per cento dei writer indagati ha già precedenti per gli stessi reati.

Articolo di  Gianni Santucci pubblicato sul Corriere della Sera il 23 luglio 2014

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5 Responses to In tre anni indagati oltre 200 writer «I genitori sanno dei raid e li tollerano»

  1. Attilio Crescimbeni Rispondi

    3 agosto 2014 at 17:04

    E’ proprio questo il problema!! Unitamente ai genitori o ai parenti, chi vive di notte perché va per locali si imbatte non di rado in questa marmaglia, ma non fa denunce. Non dimentichiamo mai che il perdurare dell’illegalità è dovuto ai silenzi della gente.

  2. Livia Chirulli Rispondi

    1 settembre 2014 at 22:34

    “Chi ha paura muore due volte, chi non ha paura muore una volta sola” (Giovanni Falcone). L’appello al popolo della notte -quello onesto- e’ di denunciare i vandali se li vedono all’opera. Basta un breve filmato fatto con il cellulare. Provare per credere!

  3. Annetta Milone Rispondi

    3 settembre 2014 at 06:45

    Falcone cara Livia rappresenta la “coscienza” che troppi da noi “preferiscono non avere e non ascoltare”. La PAURA drammatica che emerge nell’articolo è QUELLA DI GENITORI INCAPACI E PERICOLOSI, che “rinunciano a educare i loro figli al rispetto di se stessi”.
    Così li condannano al degrado futuro, privandoli di cultura e questo pur avendo a loro disposizione ogni strumento per formare uomini rispettabili.
    E’ evidente che nell’innegabile benessere sociale, goduto per anni e anni, in un paese a cui manca solo la volontà dei suoi abitanti di vedere quanto è bello, chi sceglie la devastazione e il lassismo per i propri figli è un vero orrendo mostro. Ingiustificabile.
    Oggi, dopo decenni di “cecità demenziale” sulla progressione del degrado da parte di chi avrebbe avuto il dovere di governare l’Italia e non l’ha fatto, abbiamo un’Italia ferita a morte a cui dover dare soccorso in extremis. E ancora le istituzioni latitano.
    Non puliscono, non puniscono, non controllano, non condannano l’inciviltà.
    Siamo in Europa ma le norme che regolano i comportamenti civili negli altri paesi da noi non si imitano.
    ALTROVE SI PAGANO 25MILA EURO DI MULTA SE SI IMBRATTA ed è ovvio che cifre così alte “possono educare” al rispetto degli spazi comuni. Sia quei genitori “dementi” impegnati a crescere i loro figli nella convinzione che “tutti gli altri debbano patire i loro atti vandalici in virtù della forza della prepotenza”, sia i devastatori/delinquenti di ogni età.
    Basterebbe volere allinearsi al resto dìEuropa: però Matteo Renzi su questo argomento molto, molto tristemente – tace ancora -.
    Annetta Milone

  4. Demetrio Colacci Rispondi

    7 settembre 2014 at 18:45

    Ma io mi chiedo e vi chiedo: utilizziamo i cellulari per i più svariati scopi e non possiamo usarli per filmare di nascosto un idiota che scrive USB sul muro di un edificio pubblico? Ma non per caricare il video su Youtube e cercare il nostro momento di celebrità, bensì per portarlo alle Forze dell’Ordine. Così sarebbero davvero “smart”, questi telefonini!

  5. adriano Rispondi

    12 febbraio 2015 at 16:21

    quello che emerge da queste statistiche è che questo è un mondo in cui i giovani sviluppano e si dedicano al loro talento in cui c’è più integrazione perchè tutti sono uguali e a contare è solo quanto sei bravo non da dove vieni e se pensate che ci si possa sviluppare e esprimere in maniera meritocratica anche per strade tradizionali forse è perchè non conoscete molto il mondo dell’arte tanto quella tradizionale tanto quella della della streetart dove vai avanti e hai spazio solo se hai conoscenze agganci e qualcuno che investe su di te…poi forse dovreste pensare che visto che la maggioranza di chi ci si dedica ha studiato e studia arte magari ha più titoli per decretare la validità estetica di questi prodotti che voi con tanta leggerezza definite non paragonabili all’arte tradizionale…certo non è un discorso assoluto c’è graffito e graffito non ho la presunzione di fare di tutta l’erba un fascio come viceversa fate voi, poi per chi si sostiene che i genitori dovrebbero punire e fermare i figli, abbaite un minimo di amor proprio e di intelligenza nel capire che forse c’è molto di peggio almeno c’è un rapporto sincero con i genitori a cui si dice apertamente qual’è il proprio passatempo e non come nella stragrande maggioranza dei casi genitori che ignorano cosa fanno i figli, magari voi pensate di avere degli stinchi di santo per prole e poi alle vostre spalle si drogano pesantemente e si ubriacano in discoteca…io preferirei che mio figlio colorasse un treno che magari è illegale ma sicuramente più sano

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