I ragazzi colorano i muri della città

ORISTANO . Lo Spazio giovani: murales dopo la pulizia dei muri del campo Tharros

Proviamo anche con i murales seri, non si sa mai che i vandali camuffati da writer la smettano di pasticciare i muri della città. Come Bristol, la città inglese patria dell’arte urbana dei graffiti: è un po’ questa la speranza dei giovani del Centro che non ci stanno a vedere la città abbandonata al degrado. D’accordo col Comune, hanno deciso di realizzare dei murales partendo dal muraglione del campo Tharros, lato via Michele Pira che avevano ripulito poco tempo fa insieme allo spazio dell’ex Foro boario. Adesso scatta la fase due: i murales dello Spazio giovani. Si passa ai disegni, ai colori; un lavoro che richiamerà lo sport e faccia dimenticare per sempre le scritte volgari e disegni osceni che ancora ricoprono altre parti della città. Facciate di abitazioni e uffici, centro e periferia. Per i vandali tutto fa pessima brodaglia urbana oltre a creare non pochi danni a privati e no. Uno studio di qualche anno fa quantificava in 500 mila euro la somma necessaria per ripulire la città, somma che il Comune non ha e infatti tutto è rimasto com’era. Il progetto, che ha ricevuto l’ok della Giunta comunale e un finanziamento di 300 euro (poco più di quel che serve per acquistare i colori), oltre a consegnare alla città un murales a tema sportivo, si pone anche l’obiettivo di «coinvolgere altri giovani per favorire la libera espressione artistica e renderli protagonisti oltre a coinvolgerli al rispetto, decoro urbano e al tema della legalità», come spiega l’assessore alle politiche giovanili Naitza. È la prima volta che l’amministrazione comunale si impegna con i giovani in un progetto per tentare di ridare decoro alla città e segnare un percorso che recuperi il rispetto del bene comune. Alcuni giovani anni fa ci avevano provato ripulendo e colorando “Su brocciu” di piazzetta Martini. Un bel lavoro, distrutto poi dal solito gruppo di vandali. Gli stessi che del bene comune fanno un pessimo uso privato.

Artciolo di Antonio Masala apparso su l’Unione Sarda del 21 agosto 2014

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