La smentita dell’Associazione Antigraffiti sul progetto Wallart in Piazza Cardinal Ferrari

E’ apparso sul Corriere della Sera del 21 settembre un articolo di Foschini (che di seguito riportiamo integralmente) che descrive il progetto di arte di strada Wallart su Piazza Cardinal Ferrari. Nell’articolo si contemplano varie “benedizioni” per la riqualifica: di Belle Arti, della Curia, del Comune, della Provincia e dell’Associazione antigraffiti. Di quest’ultima non c’è stata nessuna consultazione da parte del giornalista che non ha interpellato nessuno di noi, nessuno dell’associazione. Eppure questa doveva essere interpellata, almeno per rispetto dei cittadini attivi e residenti che portano avanti un progetto di riqualifica urbana che resiste da almeno un anno in quella parte di territorio. Milano Quartiere Pulito è un progetto che consiste nel mantenere pulite da imbrattamenti, sistematicamente e tempestivamente, le superfici dei muri dei palazzi, delle serrande e dei vari manufatti posti in una area definita, sensibilizzando nello stesso tempo i residenti a diventare parte attiva di un processo di riconquista della propria via.

L’ obiettivo di questo progetto è di creare un precedente virtuoso attraverso un’azione dal basso che ispiri una cultura del fare e una sinergia tra cittadini e istituzioni, finalizzata ad una lotta comune al degrado urbano.

Il controllo capillare e continuativo del luogo in cui si vive porta col tempo ad una significativa riduzione delle percentuali di nuovi imbrattamenti, in quanto lancia segnali forti ai writer demotivandoli.
Il decoro di un quartiere si raggiunge anche attraverso un controllo spontaneo del territorio da parte dei suoi abitanti, ciò rafforza il senso di appartenenza dei cittadini agli spazi comuni e il rispetto per gli spazi condivisi.

L’11 ottobre 2013 Milano Quartiere Pulito, dopo numerosi cleaning*,  approda in Piazza Cardinal Ferrari. Un intervento fortemente voluto da alcuni residenti e che il Consiglio di Zona 1 aveva patrocinato gratuitamente con una propria delibera: la ripulitura di scritte vandaliche su una piazza costatemente deturpata e abbandonata al degrado più diffuso. L’Associazione Nazionale Antigraffiti per mesi studia la situazione e accetta la sfida di riqualifica. Si trova uno sponsor che si accolla totalmente i costi delle vernici e di tutti i materiali, e ridiamo bellezza alla piazza (vedi video dell’inizitiva http://www.associazioneantigraffiti.it/2013/10/14/primo-cleaning-della-staffetta-del-decoro-in-piazza-cardinal-ferrari/). Tra i volontari anche alcuni residenti che, per la prima volta, partecipavano a un cleaning day e iniziavano l’adozione dei muri. Da quella mattina Piazza Cardinal Ferrari tornò pulita e lo sarà costantemente: non appena tornano le scritte i volontari dell’associazione o i residenti tornano repentinamente a ripulire. Il progetto funziona, i residenti ci credono e la piazza è priva di scritte.

Ora, alla luce di quello che è successo,  noi volontari ci chiediamo: gli street artist, quale relazione di presentazione di riqualifica hanno presentato alla Fondazione Cariplo per ottenere i fondi indispensabili per realizzare i murales? Cosa hanno scritto i sostenitori del progetto Wallart per convincere i proprietari che i loro muri erano degradati? Siamo riusciti ad avere la relazione del progetto e abbiamo capito il consenso su cosa si basava: sulla bugia. Hanno mostrato le immagini dei muri prima che noi intervenissimo e hanno ammaliato con le immagini di un murales tutti coloro che avevano il diritto di esprimere il consenso all’intervento artistico.

Conclusione: il progetto è legale, perchè autorizzato, ma non politicalyl correct perchè presenta una realtà ben diversa da quella che era. La voglia di rivalsa dei cittadini attivi che vogliono riprendere la bellezza della città vandalizzata è stata frustrata dai proprietari degli immobili che non si sono neanche resi conto che la piazza era pulita da mesi. Una prova d’insensibilità civica che non solo fa male ai volontari che si adoperano per il bene della città ma fa male anche al sistema di valorizzazione della street art. Le amministrazioni pubbliche, invece di dare segnali di recupero delle periferie, spesso abbandonate a sè stesse, potrebbero assegnare a degli interventi ragionati di arte pubblica, interi quartieri. Si preferisce frustrare la forte motivazione dei cittadini volenterosi con iniziative private, piuttosto che sostenerle e promuoverle su più parti della città.

L’Associazione Nazionale Antigraffiti non ha mai avuto un supporto economico dalla amministrazione comunale: eppure abbiamo ripulito diverse proprietà pubbliche, con attese bibbliche per le autorizzazioni ( nessuno del Comune sa chi deve autorizzare cosa!) a ripulire. Un’ assurda situazione quella di Milano: con il semestre europeo in corso e la vigilia dell’Expo alle porte Milano è ancora una discarica d’imbrattamenti a cielo aperto, altro che arte… L’idelogica concessione di muri agli street artist dovrebbe essere regolamentata non per limitare l’arte ma semmai per tutelarla. Se solo si sapesse che tra gli artisti di strada ci sono veri vandali che indisturbati deturpano la nostra città e rovinano i nostri mezzi pubblici, forse la smetteremmo di leggere proclami sulla libertà di gallerie d’arte a cielo aperto che miopi amministratori continuano a propinarci.

Eppure basterebbe poco: un binario costruito con l’arte da un parte e l’attivismo civico dall’altra, per avere una città migliore, più bella. Proprio in questo periodo,durante i lavori condotti in Piazza Cardinal Ferrari, mi sono soffermato a parlare con un’artista, si chiama Francesco e collabora con Ivan. E’ stato incredibilmente piacevole ritrovarsi sulla stessa visione di città. Dopo la reciproca sorpresa di avere idee comuni, ho espresso la mia entusiastica volontà d’incontrare i colleghi di Wallart per condividere progetti per la città. Non ho ancora avuto risposte e diversi giorni sono passati. Chissà se anche questa visione condivisa di Milano più bella non sia, da parte degli artisti, solo un’altra finzione per dichiarare che per combattere il degrado degli imbrattamenti l’unico modo è disegnare TUTTI i muri della città con i propri disegni. D’altronde Piazza Cardinal Ferrari docet.

Andrea Amato

Presidente Associazione Nazionale Antigraffiti

*: Viale Abruzzi, Via Gustavo Modena, Centro Commerciale Bonola, Municipio di Bollate, Via Vittor Pisani, Via Giambellino 60 (Casa Aler), Via Fraschini (Quartiere Le Terrazze), Largo Paolo Grassi 2, Cleaning condominiale di via Saponaro 18, Cleaning aziendale delle Distillerie Branca

Applausi e raccolta firme nell’agorà dei graffiti legali

La storia Piazza Cardinal Ferrari, il progetto è stato commissionato da Istituto Diocesano, Gaetano Pini e Convento della Visitazione

Residenti divisi davanti alle opere dei writer La Soprintendenza L’intervento di «street art» ha ricevuto l’autorizzazione di Curia, Soprintendenza alle Belle arti e Comune La protesta Giancarlo Rovado, residente in piazza: « Writer all’operain pieno giorno e nessunoli ferma? Dov’è la polizia?»

Pennelli, secchi di vernice. Un capellone sporco di tempera fino ai gomiti dipinge parole gotiche su un muro del seicento, attaccato a una chiesa di due secoli prima. Un altro tipo, poco più in là, ha appena finito il naso di un grande Giorgio Gaber sull’antico Convento della Visitazione. Un altro sta coprendo duecento metri di intonaco con strane forme colorate. Il signor Giancarlo Rovado, che in quella piazza abita da una vita, il primo giorno che li ha visti all’opera non voleva crederci: «Cioè, in pieno giorno e nessuno li ferma? Dov’è la polizia?».
Vaglielo a spiegare che stavolta è diverso. Che questi non saranno più gli scarabocchi contro i quali lui e gli altri abitanti di via San Calimero e piazza Cardinal Ferrari – quella piccola isola dietro il Gaetano Pini, tra Porta Romana e via Mercalli – hanno combattuto e regolarmente perso la guerra per anni. E che anzi alla maggior parte della gente che passa già gli piace, questa roba nuova, che non è ancora finita (passateci ‘sto fine settimana, se volete veder gli artisti al lavoro) ma lo sarà tra poco. Perché questa volta non solo è tutto legale ma addirittura con tutte le benedizioni possibili: delle Belle Arti, della Curia, del Comune, della Provincia e dell’Associazione antigraffiti. E naturalmente del Convento, del Gaetano Pini e dell’Istituto Diocesano, proprietari dei muri in questione. Oltre che della Fondazione Stelline e della Fondazione Cariplo, a sostenere i costi di questo che poi è il progetto «Milano WallArt: un livepainting per abbellire i muri della metropoli».
A spiegare di che si tratta è Amedeo Tropiano, direttore del Pini: «In occasione del 140esimo anniversario dell’ospedale abbiamo voluto avvicinare l’Istituto al territorio creando questa specie di ponte tra gli spazi di propria pertinenza e quelli della piazza, migliorandone l’aspetto». Lo stesso ragionamento fatto dall’Istituto Diocesano per l’edificio che ne ospita l’Archivio storico: «Non so neanche dire quante volte – ricorda l’architetto Francesco Colombo, responsabile della manutenzione per conto della Consulta – abbiamo fatto ridipingere la facciata coperta di sgorbi. Adesso basta: dipingerla per dipingerla, almeno ora sarà un’opera d’arte. Contemporanea a noi».
Molto contemporanea. Per realizzarla hanno chiamato tre fra i più affermati street-artist di Milano: Paolo «Pao» Bordino, Ivan Tresoldi, gli «Orticanoodles» Walter Contipelli e Alessandra Montanari. I quali nei mesi scorsi ci hanno studiato, hanno presentato i loro bozzetti ai proprietari e alla Soprintendenza, hanno avuto il via libera e ora hanno impugnato i pennelli. Per animare la lunga murata dell’ospedale che costeggia via Pini il primo writer, Pao, ha scelto un soggetto astratto. Ivan dopo aver sfogliato per settimane le migliaia di documenti dell’archivio diocesano e i loro caratteri «fractur», quelli che noi ignoranti chiamiamo semplicemente gotici, ha proposto di «portare fuori un’idea di ciò che sta dentro all’archivio: sarà una specie di muro parlante».
Alcuni degli abitanti dell’edificio, che oltre all’archivio ospita anche appartamenti privati, sono gli unici veramente arrabbiati: «Potevano almeno consultarci». Nei giorni scorsi parlavano di ricorsi al Tar, ma il muro della casa è dell’archivio e monsignor Bruno Bosatra – che ci abita a sua volta – della nuova facciata in fieri (l’inaugurazione ufficiale sarà venerdì prossimo) è invece contento come una pasqua. Sul fronte opposto, intanto, gli Orticanoodles stanno riempiendo il muro di cinta del Convento con le facce di dodici grandi milanesi che non ci sono più, da Gaber a Franca Rame, da Testori a Ferrè. Peccato solo per le monache, in fondo, che dovendo starsene là dentro in clausura saranno le uniche a non potersi godere la bella faccia di Jannacci che ride. È partita la riqualificazione di piazza Cardinal Ferrari, via Pini e via San Calimero. Il progetto «WallArt», finanziato da Fondazione Cariplo, coinvolge Orticanoodles (Walter Contipelli e Alessandra Montanari), Ivan Tresoldi e Pao (Paolo Bordino)

Articolo di Paolo Foschini pubblicato sul Corriere della Sera il 20 settembre 2014

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2 Responses to La smentita dell’Associazione Antigraffiti sul progetto Wallart in Piazza Cardinal Ferrari

  1. Tommaso Incerti Rispondi

    21 settembre 2014 at 15:15

    e che pensar male è peccato..ma pesar bene è un po’ difficoltoso. A meno di non aver problemi a passar da stupidi.

    • Livia Chirulli Rispondi

      27 settembre 2014 at 15:02

      Proprio così!

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