Il rischio strisciante dei tranquillanti verbali

Italians

Martedì ha esordito in Sala Buzzati la nuova iniziativa della Fondazione Corriere della Sera: «Res Populi», una riflessione sul termine «popolare». Abbiamo iniziato con la lingua; seguiranno politica e religione. Operazione meritoria. Il termine «popolare», infatti, ha subito continue violenze. Solo «liberale», in Italia, se l’è vista peggio (l’aggettivo è finito in tali bocche che, siamo sicuri, avrebbe preferito nascondersi tra i molari e non venir pronunciato).
«Popolare» è diventato sinonimo di superficiale, sciatto, impreciso. È il marchio della «lingua poltiglia» di cui parla Walter Siti. Un peccato, perché essere popolare era, ieri, il sogno di Alessandro Manzoni; e dovrebbe essere, oggi, il motto di ogni giornalista. Popolare vuol dire: comprensibile a tutti. Non importa quanto giovani, quanto anziani, quanto colti, quanto distratti voi siate. Se non ci capite, o vi stancate di noi, la colpa è nostra. Non ci sono eccezioni alla regola. Nella nostra sciatteria, spesso, è nascosta una grande pigrizia. È vero, i giornali non influenzano la lingua come un tempo. Da sessant’anni c’è la televisione e da dieci la banda larga. Ma un giornalista che ha la possibilità di frequentare tutti questi mezzi qualcosa può fare. Non indurre in tentazione, per esempio; non avallare, dallo schermo e dal microfono, parole sbagliate e pericolose. Ne riporto alcune, segnalate dai lettori.
«writers», con cui si nobilitano gli imbrattatori di muri altrui (chiamarli «vandali» è un affronto a re Genserico, che aveva ben altro stile). «Antagonisti», per descrivere i violenti al servizio di tutte le cause (che spesso non capiscono, e sempre danneggiano).
«Disobbedienti», per definire i protagonisti di varie iniziative fuorilegge. Infine c’è «pacifico», aggettivo utilizzato per assolvere «prepotenze e prevaricazioni senza violenza conclamata» (osserva Rosanna Robbiano rrobbiano@yahoo.it ).
, antagonisti, disobbedienti, pacifico. Sono eufemismi contemporanei, li buttiamo giù come se niente fosse. Tranquillanti per le nostre paure sociali. Ma attenzione: gli psicofarmaci verbali sono potenti. Mai abusarne.

Articolo di Beppe Severgnini pubblicato il 20 novembre su Il Corriere della Sera nella rubrica Italians

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One Response to Il rischio strisciante dei tranquillanti verbali

  1. Annetta Milone Rispondi

    20 novembre 2014 at 16:14

    E si .. qui si chiama con un nome diverso, meglio se in un’altra lingua, quello che è chiaro e evidente “il volontario desiderio di sopraffazione sugli altri”.
    Si rompe e si devasta per ottenere qualche cosa, talvolta qualche cosa di irreale, si perpetra l’abuso con la pretesa di ottenere così un successivo diritto e, spacciandosi per artisti, si risolve tutto.
    Dal Nord al Sud si stanno dando spazi di “ridicolo sfogo” su incolpevoli muri a chi sembra un tossico, e i benpensanti ritengono sia necessario dare metadone.

    Peccato che il metadone del muro concesso non crea “quella gioia esaltante ben nota ai graffitari vandali” e ..cercare l’emozione successiva è quasi la prassi.

    Il Paese e’ DETURAPATO DA DELINQUENTI SERIALI, PERFINO INCAPACI DI SMETTERE I LORO VANDALISMI ANCHE DOPO L’ONORE DELLA FAMA E DELLA TV COLTA.
    Lo rivela in Nucleo antigraffiti della Polizia Locale di Milano che se li pizzicano confessano di aver soddisfatto pulsioni irrefrenabili.

    Ora L’Italia è PARAGONABILE A UNA DONNA RAPITA E VIOLATA CHE, SPESSO, PER IDEOLOGIA POLITICA, POTERE E IGNORANZA, QUA E Là, SI DECIDE ANCHE DI DARE IN MOGLIE AI SUOI STUPRATORI. Pazzesco

    Siamo invasi da esseri scellerati e chiamiamoli come vi pare, ma fermiamoli. La petizione è un’ottima cosa. Grazie Annetta

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