Milano prova a mettere l’abito nuovo per accogliere i 20 milioni dell’ Expo

Darsena e Castello, strade e piazze da rifare, totem e bandiere: così cambierà il volto della città

MILANO – Il cambiamento più radicale e simbolico avverrà lì, in quel luogo di memoria e storia che adesso vuole cancellare un passato prossimo di polemichee degradoe raccontare la città che sarà. Doveva essere un mega parcheggio interrato: dopo dieci anni, quando ad aprile si scrolleranno di dosso le transenne di un cantiere che ha assediato un quartiere, la nuova Darsena e la nuova piazza XXIV Maggio rinasceranno. Un’eredità di Expo. Con l’antico porto ridisegnato, la possibilità di passeggiare lungo l’acquae un filare di alberi che verranno piantati, un piccola arena, una passerella per unire le due sponde. E poi lo spazio tra i caselli: diventerà un’isola semipedonale incorniciata da platani che prenderanno il posto delle auto in coda, la pavimentazione riqualificata che sotto la Porta del Cagnola – destinata a essere lambita dal Ticinello riaperto – sarà ricomposta seguendo il progetto originario dell’architetto. < DI MILANO IMPOSSIBILE mancarla, la consegna della nuova Darsena, il tocco più evidente lasciato da Expo in città. Tanto che quando l’ombra della mafia si è allungata sui lavori in corso, l’appalto è stato commissariato per non fermarsi. Si corre. Come lungo il viale centrale di Rho-Pero, dove da questo mese saranno 3.500 gli operai. Anche il sindaco Giuliano Pisapia ha voluto visitarlo, il sito: l’ultimo giorno del 2014, ha fatto un sopralluogo accompagnato dal commissario Giuseppe Sala. «E ne sono uscito rassicurato», ha detto. Si corre come in tutti i cantieri sparsi dal centro alla periferia che stanno rilucidando la Milano del 2015. Perché ormai il conto alla rovescia verso l’apertura dell’1 maggio si misura in giorni: 119, quattro mesi appena. Perché questo è l’anno di Expo.

L’orizzonte, in quel pezzo ai confini con la città su cui stanno sorgendo i padiglioni, è già cambiato: il milione di metri quadrati che sta prendendo forma certo, ma anche il quartiere di Cascina Merlata, con i palazzi che durante i sei mesi ospiteranno i delegati stranieri per poi diventare case in housing sociale. Nel 2015 dovrà essere definito il destino dell’area: che cosa rimarrà? Già oggi si sa che resteranno Palazzo Italia, Cascina Triulza, il canale che circonda i terreni. Resteranno le strade che dovranno portare a Expo: le due passerelle di collegamento con la Fiera e Cascina Merlata, la via che unisce Molino Dorino all’autostrada A8 e proprio lì sorvola con un ponte i cancelli di ingresso. Uno spezzone della Zara-Expo sarà sicuramente pronto; per il secondo si deve accelerare, anche dopo l’ultima interdittiva antimafia che ha raggiunto una delle società. Un altro tassello fondamentale della mobilità della nuova Milano è la linea 5 del metrò:5 fermate su9 apriranno per l’1 maggio, le altre subito dopo l’Esposizione.

Sarà un anno di inaugurazioni, il 2015.

Anche per la cultura: dopo anni di lavori, aprirà il Museo delle Culture all’ex Ansaldo, la Pietà Rondanini traslocherà all’Ospedale Spagnolo del Castello, dove nascerà anche un’attesissima caffetteria (un’altra alla Gam). E poi il museo della Fondazione Prada nell’ex area industriale alle spalle di Ripamonti, quello che Armani vuole creare in via Bergognone. Sempre in zona, si tenterà di tagliare in tempo il nastro della nuova Oca. All’ombra dei grattacieli di Porta Nuova, poi, subito dopo l’estate sarà pronto per conferenze, mostree concerti, il padiglione di Unicredit firmato da Michele De Lucchi. In un quartiere cheè già stato modificato molto, verso la fine del 2015 arriverà un altro pezzo della rivoluzione urbanistica: la sede che Fondazione Feltrinelli (Herzog & De Meuron gli architetti) sta realizzandoa Porta Volta. Sulle ceneri dell’ex Fiera, invece, c’è un altro gigante che si presenterà finito: la torre Isozaki che con i suoi 202 metri domina già Milano. Un’altra speranza riguarda lo sport perché dopo i ritardi si vorrebbe concludere l’ex Palalido durante i sei mesi. Il successo di Expo dipenderà anche da come si presenterà Milano ai 20 milioni di visitatori previsti, da come sarà in grado – dai trasporti alla pulizia fino alla sicurezza – di assorbire l’urto dei 250mila turisti che nei giorni di punta varcheranno i cancelli dell’Esposizione. È per questo che Palazzo Marino ha messo in campo un piano- city operation – che affronta ogni aspetto dell’accoglienza: 47 progetti, in parte già conclusi (7) e parzialmente terminati (18). Una sfida che avrà un impatto anche sulle elezioni del 2016. Perché quando i cancelli saranno chiusi, che cosa rimarrà alla città? Per ritrovare le ambizioni faraoniche della candidatura raffreddate dalla crisi o dal tempo, a volte bisogna trasformarsi in archeologi: chi si ricorda la linea 6 della metropolitana o le Vie di terra? In altri casi, la rinuncia è più recente come per le Vie d’acqua che non saranno concluse in orario.

L’intera linea 4 del metrò, invece, funzionerà nel 2022 e proprio nelle prossime settimane aprirà i cantieri fuori dal centro. Ma la strategia della giunta Pisapia per il 2015 è stata di puntare sulla sistemazione generale della città, cogliere l’occasione per riqualificare angoli avevano bisogno di un restyling, preparare un palcoscenico adeguato per farla vivere con gli appuntamenti di “Expo in città”: sono già 10mila quelli approvati, diventeranno – dicono le proiezioni – dai 20 ai 30mila. Ad aprile, tutto dovrà essere pronto. Persino il progetto di vestizione a cui sta lavorando il capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Baruffi, in economia: i visitatori verranno accolti dalle bandiere dei Paesi che sventoleranno lungo i viali di accesso e stendardi dalle stazioni a via Lorenteggio, dagli aeroporti a piazza Negrelli fino al Museo del Novecento. Un altro luogo, centralissimo, della città di Expo sarà piazza Castello. Oltre le piramidi dell’Expo Gate che non si sa ancora se rimarranno a fine evento, lo spazio da cui sono state bandite le auto verrà modificato grazie all’effetto neve di un progetto temporaneo che in futuro potrebbe essere ampliato: l’asfalto sarà tinteggiato di bianco, tra grandi vasi di alberi, sedute e ombrelloni. Ancora più in là, all’interno del parco Sempione, verrà ricostruito il “Teatro continuo” di Alberto Burri. I ciclisti potranno pedalare con la pista ciclabile che abbraccia sempre parco Sempione: si aggiungerà a quella di viale Tunisia e via Verdi. Sul fronte della mobilità, oltre allo strategico servizio della metropolitana potenziato (un’altra eredità sono i nuovi 30 treni acquistati con un finanziamento da 300 milioni di Atm) c’è l’attenzione ai pedoni. E allora, ecco la grande Zona 30 che da aprile farà ridurre la velocità alle auto all’interno della Non ce la faranno la Via d’acqua e la M4, la M5 arriverà a San Siro ma con 5 fermate su 9 in servizio E in centro si andrà a 30 all’ora Cerchia dei Navigli. Ed ecco i 150 totem tecnologici vicino ai luoghi di interesse da raggiungere a piedi.

È un piano di cantieri che ha puntato a rimettere ordine, quello varato dal Comune. A cominciare dalle 700 strade che saranno state riasfaltate in tutti i quartieri. E dalla Galleria che tornerà a risplendere. Altre piazze saranno rimessea nuovo: per terminare il restauro della pavimentazione di piazza Duomo, per dire, dal 7 gennaio fino ad aprile non si potranno più organizzare appuntamenti. Anche via Berchet, Foscolo e Radegonda saranno risistemate. Così come saranno ripulite la statua di Leonardo in piazza Scala e la Porta di piazza Cavour. Il riordino riguarderà piazza Missori, dove arriverà la pietra e le parti pedonali saranno aumentate. In piazza Oberdan, invece, il cantiere continuerà in sotterranea consegnando verde in più e parte della pavimentazione. La speranza è di far rivivere già durante il semestre anche piazza Leonardo.

Fuori dal centro, sarà concluso il ridisegno di via Sammartini, come la nuova pietra del borgo di Baggio. C’è persino un piano di ripulitura dai graffiti (1,5 milioni per gli edifici pubblici, incentivi per i privati). Ma scatterà il più possibile a ridosso di Expo.

Articolo di ALESSIA GALLIONE apparso su La Repubblica del 2 dicembre 2015

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