SIENA – Viaggio nei luoghi diventati il regno di writers improvvisati
Don Emanuele alla finestra per prendere sul fatto quei passanti maleducati. L’immagine è emblematica del disappunto e dispiacere di fronte alle ragazzate’ che da un po’ di tempo e in più parti della città si manifestano sui muri e monumenti senesi. Sono scritte, sigle, brutti disegni, contro cui in settimana si è alzata la voce della contrada della Torre, vittima di uno spray bianco che domenica scorsa è comparso a deturpare il portone dell’archivio. Ma non è un fenomeno tipico di Salicotto, perché gli improvvisati writers colpiscono ovunque in città. Prese di mira sono le zone più buie ma anche caratteristiche della vecchia Siena. E così, dopo la Torre, ecco scoprirsi anche il territorio della Selva maldestramente imbrattato. A partire dalla piaggia del Costone. Qui proprio sotto, di fronte, la finestra di don Emanuele, parroco dell’oratorio, sul muro che cinge la vecchia casa di Savina Petrilli, da un mese a questa parte, qualcuno ci ha prso il vizio a passare e ripassare lasciando brutte scritte, con vernice prima bianca, gialla, poi rossa e nera. Non sono disegni, ma scarabocchi, volontariamente lasciati a coprire le antiche mura, come anche lampioni e quasi tutti gli sportelloni metallici che racchiudono i contatori. A nulla valgono, o quasi, i tentativi dei residenti di cancellare i brutti segni, perché di lì a qualche giorno le scritte puntualmente ricompaiono. Ci si sposta di poco, sempre in terra di Selva, in Vicolo delle carrozze, scoprendo un’altra brutta manifestazione vandalica: in largo Francesco Bindi Sergardi anche la targa della piazzetta è imbrattata. Figuriamoci il resto! Tutti i portoni delle abitazioni, come anche della stalla della Selva, sono segnati’: vi campeggiano sempre scritte colorate, nomi di persona, sigle tipo quel fip’ che ricorre in più punti, ma anche lo stesso simbolo ritrovato al varco dell’archivio della Torre. Evidentemente il giro’ è lo stesso: anche qui si narra di qualche gruppetto di ragazzini che bivacca’, con musica e birra alla mano, di sera e di mattina presto. Altre indecifrabili firme’ sono comparse, sempre negli ultimi tempi, in azzurro al Chiasso Largo, all’ingresso della piazza; in blu e rosa lungo la strada per il Laterino; in giallo, rosso e anche nero in più punti di via Pantaneto. Poi c’è il grande contenitore della Fortezza Medicea: qui addirittura le antiche mura sembrano essere state scambiate per un canovaccio, un diario della comunicazione indelebile fra fungo’ e il suo amante. Inevitabile la domanda: c’era bisogno di sprecare metri e metri di antiche mura per kiedere scusa alla propria funghina’? E, ancora, messaggi offensivi, parolacce, sotto il loggiate della scuola jazz come lungo i camminamenti del baluardo e dietro all’anfiteatro. Davvero una brutta cartolina per una città che avrebbe voluto farsi capitale della cultura, anche solo per un anno! Stupide ragazzate’, che fra l’altro costano care all’immagine della città come a proprietari e amministrazione che prima o poi dovranno cancellare le brutte espressioni degli ingrati figli.
Articolo di PAOLA TOMASSONI pubblicato su La Nazioine il 30 gennaio 2015
Maria Gabriella
3 febbraio 2015 at 00:45
È gravissimo imbrattare un muro qualsiasi ma farlo su un muro della città medioevale tenuta meglio in Italia e patrimonio dell’umanità è un crimine vero e proprio e di conseguenze questi cretini celebrolesi andrebbero puniti in modo esemplare. Basta sfregi alle nostre città. Non ne possiamo veramente più