Writer, la prima multa da 450 euro

Il Comune sceglie la linea dura: denuncia e contravvenzione massima secondo il regolamento del 2000 Il graffitaro , del 1996, aveva imbrattato mercoledì notte diversi muri e serrande di negozi in via Farini Ventisette i giovani che hanno già patteggiato come pena i lavori socialmente utili

È nato nel 1996 e sui muri si firma “MS” o “GK”. Ha il poco invidiabile primato di essere il primo writer a ricevere dal Comune una multa da 450 euro, dopo il giro di vite chiesto da Palazzo Marino al comando della polizia locale. Il graffitaro è stato denunciato dopo avere imbrattato diversi muri e serrande di negozi in zona via Farini, nella notte fra mercoledì e giovedì scorso. Oltre a rischiare di rispondere del reato di danneggiamento – la denuncia è depositata in procura- il writer riceverà il verbale a casa dei genitori.

A chiedere la «linea dura» contro gli imbrattatori è l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli.

Lo strumento che consente di dare le “super multe” è il Regolamento per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati e la tutela del decoro e dell’igiene ambientale , che all’articolo 35 punisce chi sporca nel territorio del comune. L’importo delle multe, da 25 a 500 euro, è stabilito dal decreto legislativo 267 del 2000. E Palazzo Marino ha deciso di applicare la misura massima, ridotta a 450 euro se il verbale è pagato entro cinque giorni. Il regolamento, in vigore dal 2002, è stato modificato negli anni, ma mai applicato fino in fondo. Non risulta infatti che le maxi multe agli imbrattatori fossero ancora state date. Al fianco della repressione, il Comune dal 2012 fornisce ai writers “muri legali” dove dipingere, ed entro l’inaugurazione di Expo il loro numero potrebbe aumentare. Sul fronte della repressione del writing vandalico, continua l’impegno della procura. Il sostituto procuratore Elio Ramondini ha chiuso le indagini (atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio) per sette giovani, accusati di avere bloccato e imbrattato il 20 aprile 2013 un treno della linea 2 del metrò a Villa Fiorita, seminando il panico fra i passeggeri al grido «attentato». Con i sette di Villa Fiorita diventano 34 i writers in attesa della richiesta di rinvio a giudizio. Per altri 17 le udienze sono già fissate dal prossimo marzo. E sono 86 – di cui 21 a carico di ignoti – i fascicoli aperti. A questi si aggiungono 27 writers che hanno patteggiato come pena i “lavori socialmente utili” sotto la supervisione del Comune: in pratica, puliscono dove hanno sporcato ed evitano così di corrispondere migliaia di euro di risarcimento alle parti lese (quasi sempre Atm o i condomini privati). Complessivamente, quindi, i writers indagati, imputati o puniti per imbrattamenti commessi fra il 2012e il 2014 oggi sono 164. «Speriamo che l’impegno di Comune e procura abbia come risultato una città più pulita in vista di Expo 2015», dice Fabiola Minoletti, portavoce dell’ associazione nazionale Antigraffiti.

IL TACCUINO I PUNTI L BLITZ Nella notte fra mercoledì e giovedì, un writer di 18 anni imbratta muri e serrande di negozi con le scritte “MS” e “GK” nella zona di via Farini LA MULTA Oltre a rischiare una condanna per imbrattamento (che prevede anche pene pecuniarie fino a 3000 euro) il giovane riceverà una multa da 450 euro dal Comune E INDAGINI In città i writers indagati, imputati o puniti per reati commessi fra il 2012 e il 2014 sono 164. Di questi, 27 hanno patteggiato come pena i “lavori socialmente utili” LA DENUNCIA La procura riceve la denuncia e dispone il sequestro del telefono cellulare del giovane, oltre alla perquisizione della sua casa, dove vengono trovati suoi disegni

Articolo di FRANCO VANNI pubblicato su Repubblica il 31 gennaio 2015

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3 Responses to Writer, la prima multa da 450 euro

  1. Donato Paolone Rispondi

    3 febbraio 2015 at 23:10

    Alleluia, alleluia, alleluia!!!

  2. Enza P.C. Rispondi

    8 febbraio 2015 at 08:06

    E si “chi si contenta gode” dice un proverbio ma a rileggere roba pubblicata dal quotidiano “Repubblica”, risalente al 2009… viene davvero da sorridere con un bel po’ di amarezza.

    Intanto nella Grande Mela, ben sei anni fa, “come si può leggere sotto”, sciorinavano numeri che dimostrano inconfutabilmente la validità del loro metodo.
    Ma noi Italiani, che ci sentiamo TUTTI GENI creativi, di COPIARE SUBITO non ne vogliamo proprio sapere…ci infastidisce.
    E io mi chiedo: quanto è costato in questi sei anni a Milano il ridicolo dibattito: destra/ sinistra su arte o no del graffitismo vandalico sparso su ogni cosa, diritto di espressione o no, e’ pura forma di deturpamento o è colore che toglie il grigio alla città?

    Chiedete ai cittadini: che, confusissimi da questo “tiro alla fune demenziale” mentre dicono cose tremende, proponendo violenze fisiche irripetibili per chi imbratta, non capiscono, non distinguono ancora la “netta differenza fra dipinto legittimo e vandalismo”.
    Del resto neppure molti dei nostri eletti, con colpa gravissima, vogliono ancora nettamente distinguere, visto che è cosa nota decidono spesso di “affidare porzioni di città, per far realizzare murales legali, pagando con migliaia di euro, soldi nostri” alcuni street artist “privilegiati”, che però, contemporaneamente, vanno a imbrattare Milano.
    Fare un massaggio cardiaco a uno che sta morendo (come Milano) è cosa buona, e ben venga la multa “deterrente”, ma quando il malato è tanto grave si sa che servono cure toste, altrimenti è destinato a spirare a breve.

    ARRESTI, CONDANNE E MULTE LA CROCIATA DI NEW YORK CONTRO GRAFFITI E MURALES

    NEW YORK – Addio graffiti sorgenti dal metrò. «Guardate: quella parola, graffiti, ormai sta diventando out, bandita. Non è più così facile a New York, non più». Vincent DeMartino, il vicepresidente del New York City Transit, parla spiccio come un poliziotto: «Scrivetelo: vuoi sporcare ancora? E io ti acchiappo». Eccome se ti acchiappano. Danielle Bremmere Jim Clay Harper, 27 e 26 anni, che qui hanno comicamente ribattezzato i Bonnie & Clyde del genere, una carriera certificata da «Graffiti World», bestseller su Amazon, sono finiti in manette un anno fa, dopo un inseguimento da giro del mondo: New York, Boston, Atlanta, Londra, Francoforte, Parigi, ancora New York. E fine del graffiti tour. «I newyorchesi sono stanchi di questi cosiddetti artisti e del loro vandalismo: è solo egocentrismo», ha sentenziato la settimana scorsa Richard Brown, il District Attorney, capo della Procura del Queens: SEI MESI DI PRIGIONE E 10MILA DOLLARI DI MULTA , PLEASE. C’ era una volta la Grande Mela bucherellata di graffiti e murales, sui vagoni dei treni, nei tunnel del metrò, sui muri dal Bronx a Manhattan. Un marchio firmato (i graffitari si autocelebrano con i tags, degli acronimi più o meno artistici), un segno del paesaggio. Pat Romano del New York City Transit: «Segno costoso: l’ anno scorso, per rimuoverli, abbiamo speso 125mila dollari. Ma la buona notizia è che stiamo dimezzando i costi: nel 2007 i dollari erano 350mila». Dimezzati anche gli arresti: 53 blitz nel 2008 contro i 93 dell’ anno precedente. Un record. Mai così pochi negli ultimi trent’ anni. Tutto merito dell’ Eagle Team, la pattuglia di detective e ispettori in pensione che la società del metrò ha sguinzagliato per le sue 468 stazioni. Un risultato che non era riuscito neppure a Rudolph Giuliani, il sindaco sceriffo che nel ‘ 95 lanciò l’ Anti-Graffiti Task Force e vietò la vendita degli spray ai minori di 18 anni. Sembra un’ era fa. E preistoria, nella New York che in pochi mesi ha visto chiudere il più famoso ritrovo punk (il Cbgb) e il più grande negozio di musica del mondo (il Virgin Megastore), sembra quel 1979 che segnò lo sdoganamento del graffito, dalla strada al pop. Accadde tutto in un video ormai storico, «Rapture» dei Blondie, complice la comparsata di un certo Basquiat, l’ ex amichetto di Andy Warhol che, ormai buonanima, oggi viaggia nelle aste di Sotheby’ s sui 600mila dollari a pezzo. Ecco, il problema è proprio quello. Morto Basquiat (1988), sepolto Keith Haring (1990), l’ altra grande icona che ha trasformato il graffito in pop art, il testimone, anzi lo spray, è passato di mano in mano a personaggi sempre meno noti, quantomeno al grosso pubblico. Fino al povero Dash Snow, biondo e dannato come Kurt Cobain, stroncato da un’ overdose tre giorni fa, e confinato dal New York Times nella pagina degli obituaries con il titolo giornalisticamente impeccabile ma certo non economicamente appetibile: «Dash Snow, artista ribelle dell’ East Village, muore a 27 anni». David Selden, uno dei più importanti critici del movimento, giura che «ora anche il mondo dell’ arte ha il suo bel corpo da esporre: il suo vero e proprio Re del Pop, variante Brooklyn». Sarà. Ma il New York Magazine si è affrettato a chiedere a uno stuolo di esperti: scatterà o no anche per il povero Dash il «Ghoul Factor», l’ effetto fantasma, cioè quel meccanismo che, da Van Gogh in poi, fa impennare le vendite al maestro morto? I numeri non mentono: Phillips de Pury, la casa d’ arte e d’ aste nel cuore di Chelsea, in maggio ha battuto un Dash per 6.875 dollari. Punto. La metropolitana di New York, nell’ ultimo anno, ha messo a bilancio 2 milioni di dollari alla voce «danni possibili provocati da ogni tipo di graffito». Altro punto. Sì, il mondo è cambiato. Prendete Shepard Fairey. Il suo ritratto stile graffito di Obama, clonato da una foto dell’ Ap (con seguito di processo per violazione del copyright), oggi è appeso alla National Portrait Gallery, Washington. Ma a 39 anni l’ artista di strada è ancora inseguito dalla polizia di mezza America. Il 10 luglio l’ hanno fermato i cops di Boston: LUI ANDAVA Lì, RICCO E FAMOSO, A INAUGURARE UNA MOSTRA, QUELLI GLI HANNO CONTESTATO UNDICI BLITZ IN NOVE ANNI, DA UN POSTER PIAZZATO SU UNA CENTRALINA ELETTRICA,NEL 2000, A UN ADESIVO INCOLLATO SU UN SEGNALE DEL TRAFFICO. Il noto criminale si è dovuto arrendere: 2.000 dollari di multa, LAVORO FORZATO DI PULIZIA DI GRAFFITI. E,SOPRATTUTTO, UN’AMMISSIONE CHE è UNA RIVOLUZIONE: “RAGAZZI L’ARTE è ARTE, MA LA PROPRIETà RESTA PRIVATA, E SI RISPETTA”

    DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO

  3. Marco Mercuri Rispondi

    8 febbraio 2015 at 08:27

    Certo che questi quattrocentocinquanta euro (450) sarebbero perfetti, se non fossero a pacchetto, ma comminati per ogni graffito fatto.

    Risolveremmo in fretta, diminuendo parecchio il “graffitismo vandalico” e pure qualche problemuccio da carenza di risorse del Comune di Milano, che preferisce dar tutte le multe ai mezzi di trasporto: facilissime da prendere, tra cambi di direzione automobilistica e telecamere accese o no, e poi perfino rigorose multe date a un mezzo Amsa, mentre si salva una vita, PERCHé LA LEGGE é LEGGE (e poi han dovuto fare perfino un “evento” per dare risalto che la multa già pagata dall’operatore Amsa, multato mentre era impegnato in un massaggio cardiaco, per fortuna con buon esito, è stata restituita con “riconoscenza”).
    E’ che la “legge è legge” ma la sua interpretazione individuale, secondo direttive precise, che ne dite della burla dei volantini appiccicati ovunque? Sono imbrattamento o no?
    Anche per quelli ora finalmente si daranno davvero multe da 450 euro? Milano così è disgustosa fra poco arriva Expò con i suoi milioni di visitatori, che andranno ovunque.
    Vorrei tanto sapere, e non credo di essere il solo, cosa si intende fare per etichette abusive e mancanza di bagni pubblici.

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