L’opera dell’artista brasiliana Marina Zumi, del tedesco Dome e del russo Alexey Luka
MILANO – L’arte si industria è il motto che porta ogni anno Pirelli a investire in varie idee in occasione della presentazione del bilancio. «Un appuntamento che altrimenti sarebbe pura convenzione – spiega il presidente e ad Marco Tronchetti Provera all’Hangar Bicocca di Milano, in fondo allo spazio della mostra di Céline Condorelli -. Il nostro rapporto con l’arte è antico. Salvador Dalì teneva dei Pirelli in terrazza al mare. E l’Hangar è la rappresentazione di quel che per noi è importante: ospitare artisti e pubblicizzarli. La gomma è l’unico pezzo dell’auto che tocca la strada e sarà sempre più piena di sensori per dare informazioni al guidatore». Tronchetti è affascinato dagli artisti ospitati in Hangar: «Curano spazi di città e agiscono velocemente». Una scelta che intercetta tramite il tedesco Christian Kramer, in arte Dome, il russo Alexey Luka e l’argentina Marina Zumi. Il curatore del progetto, di fatto una grande installazione piramidale a tre facciate trattate dai writer, è Christian Omodeo, esperto d’arte napoleonica. C’è anche Achille Bonito Oliva, la cui mostra American graffiti di trent’anni fa a Roma resta un caposaldo dell’argomento: «C’è sempre più esigenza dell’arte di essere pubblica, ma in parte è sempre stato così. Pensiamo ai dipinti nelle caverne, ai mosaici e agli affreschi. Nella street art c’è l’iconicità di Dalì, Warhol, Koons per un avanguardia di massa che unisce alto e basso. Non è ancorato alla tecnica o allo stile, ma alla contemporaneità. Seguo o con interesse Bansky, perché col suo anonimato come Elena Ferrante in letteratura fa prevalere l’opera, lasciandola vivere all’aperto. E’ arte pubblica all’ennesima potenza». Nel video di presentazione della ruota come forma urbana colpisce la frase di uno degli artisti: «Se ami veramente ciò che fai, l’innovazione appare da sola». Un’idea di autonomia dell’arte che sottolinea pure Bonito Oliva: «Da sempre l’arte ha il sano opportunismo di farsi portare in giro da mecenati e artisti, ma poi si vendica. Può venire sfruttata o poco capita, anche dagli autori stessi che a volte per depressione si suicidano, ma dopo anni si svela. Vedrete che stanotte le opere dei tre usciranno da sole dall’Hangar». twitter @rigatells
Articolo di FRANCESCO RIGATELLI pubblicato il 25 febbriao 2015 su La Stampa
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