L’esperto: “Non chiamateli writer, fa bene Decaro a dire imbecilli”

Vittorio Parisi, curatore del progetto ‘muri legali’ del Comune, ha portato a Bari i murales dei grandi nomi della street art

17 gennaio 2015

La differenza c’è, ed è pure evidente. I vandali che imbrattano la basilica di San Nicola a Bari non hanno nulla a che vedere con i writer. Questi ultimi la città la rispettano, ne vivono le strade per interpretarle sui muri con l’arte. “Sono un’altra cosa, culturalmente”, avverte Vittorio Parisi. Che non è un writer, ma con le due associazioni Pigment e V-Roots ha contribuito a dare colore a Bari. Prima di tutto con il bando dei “muri legali” promosso dallo stesso Comune, progetto pioniere in Italia che è in costante aggiornamento. Poi con la galleria Doppelgaenger ha ospitato il meglio della street art internazionale  -  da Ozmo a Sten Lex, passando per 108 e Sam 3  -  riqualificando il sottopasso di via Quintino Sella, l’ex Caserma Rossani, il centralissimo palazzo dell’Economia. Infine la scorsa estate è stata la periferia a far parlare di sé, con “Enziteto real estate” e le grandi facciate dei suoi anonimi palazzi trasformate in luminose tele. Da Parigi, città in cui studia Estetica e Sociologia, Parisi commenta i fatti della sua Bari. “C’è differenza concettuale oltre che estetica tra chi scrive un messaggio sul muro, sia esso amoroso o politico, magari pure sconcio, e chi fa writing”.

Qual è?

“Il writing è una forma d’arte nata a New York negli anni ’60 ed evolutasi nel tempo fino ad arrivare agli esiti interessanti di oggi, anche nella street art. Rispetto ad altre realtà come Roma e Milano, a Bari i writer non hanno mai fatto danni, hanno avuto sempre rispetto per i monumenti e i palazzi storici. Hanno scelto zone franche, che chiamano Los Angeles, dove non ci sono problemi con la polizia”.

In effetti è una pratica illegale.

“E per questo a Bari ci sono i muri legali, voluti dagli stessi writer. Ormai hanno 40 anni, non fanno più inseguimenti con le forze dell’ordine. Preferiscono un muro su cui lavorare con calma, e farlo al meglio. Ma a prescindere dalla legalità, la loro motivazione è artistica, non si possono mettere sullo stesso piano con chi imbratta la basilica”.

Cosa pensa della reazione del sindaco Antonio Decaro, che ha dato dell’imbecille a chi ha scritto su un muro a Torre a Mare, e che ha chiamato trogloditi i vandali?

“Fa bene a dargli dell’imbecille. Se chiedete ai writer cosa ne pensano, sono i primi ad arrabbiarsi: quello non è writing, non è nulla. Sono solo dei deficienti che hanno preso in mano una bomboletta spray e hanno scritto senza alcun rispetto per lo spazio pubblico e la città”.

Un writer non lo farebbe mai, quindi.

“Sono pochi i pezzi a Bari fatti su muri non autorizzati, di solito si scelgono zone franche come i muri delle ferrovie. Se si prendono muri illegali accade sempre in zone depresse, mai su palazzi storici”.

A meno che non ci sia l’accordo con il Comune, come nel caso del palazzo dell’Economia e della Rossani. Ci sono altri progetti in cantiere?

“Vogliamo fare cose nuove. L’idea è di ripetere l’esperienza di Enziteto, che non era un festival, ma un progetto fatto con la comunità. Si potrebbe replicare anche in altri quartieri, sempre con il coinvolgimento dei cittadini”.

Articolo di ANNA PURICELLA pubblicato su REPUBBLICA IT DEL 17 GENNAIO 2015

Ma Ozmo, se le cose stanno così perchè non pulisci, prima che inizi l’Expo, i paracarri inzozzati con le tue scritte presenti alla centralissima Madonna del Carmine? 

 Madonna del Carmine-1

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3 Responses to L’esperto: “Non chiamateli writer, fa bene Decaro a dire imbecilli”

  1. Enza P.C. Rispondi

    8 aprile 2015 at 07:14

    Così è passata la notizia di ANSA – BARI, 12 GEN -

    “La prossima volta, manda un messaggio su whatsapp, imbecille”. Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, si rivolge a un innamorato che ha imbrattato un muro, di cui il primo cittadino posta su Facebook la foto, per dichiarare il proprio amore e fare la proposta di matrimonio. “Vorrei dimenticarti ma non riesco”, scrive il vandalo. “Anche noi vorremmo dimenticarci di te, ma non ci riusciamo – scrive Decaro su Fb – perché siamo costretti a leggere il tuo messaggio che insozza casa nostra”.

    Commentarla sarebbe elementare. La sintesi perfetta del sindaco di Bari è condivisa dalla maggior parte degli italiani. La confusione che regna invece SOVRANA fra la finzione che il writing ARTISTICO viva di separazioni nette fra arte e vandalismo nell’articolo soprastante è, come sempre, il misero tentativo di gettare il solito “fumo negli occhi” a chi è esausto per l’invadenza dei vandali.

    C’è sempre chi tenta di santificare – alcuni – per ragioni sue, ideologico politiche e di guadagno.
    Si arriva a un punto tale di santificazione, che molti, giocherelloni e modaioli, decidono di affiancare i “buoni” a bimbi affinché insegnino loro la street art.

    E QUESTO VA DETTO: FA INCAZZARE ANCORA DI PIù GLI STREET ARTIST MENO “RACCOMANDATI”, (lo dico PUR DEPRECANDO E TROVANDO OSCENO IL LORO MODO DI REAGIRE QUANDO VANDALIZZANO). E ormai cosa nota che ci sono alcuni street artisti ai quali SI VOGLIONo METTERE, A TUTTI I COSTI, ALI ANGELICHE. Ali che loro evidentemente non hanno e non vogliono proprio (perchè Ozmo avrebbe già ripulito quei paracarri – se solo avesse voluto non essere tacciato d’essere il vandalo che è).
    Chi sbaglia?
    Fatevi un bell’esame di coscienza cari critici ed esperti d’arte e ignorantissimi finanziatori di eventi sciocchi e anche irresponsabili: dove si istigano minori all’uso delle bombolette.
    Non vi stupite poi, quando sono proprio i più giovani che vanno a imbrattare gravemente cose straordinarie e preziose, cose davanti a cui bisognerebbe commuoversi per la loro “reale bellezza”.

    Sono minori e le bombolette per loro sono più pericolose e intriganti di molte altre porcherie.
    La multa comminata a chi vende bombolette ai minori, secondo voi è una svista del Parlamento?
    O ha un suo senso logico a cui riservare ATTENZIONE!

  2. Nicoletta Pasqualone Rispondi

    16 aprile 2015 at 22:22

    Ben detto, signora Enza. C’è un’ipocrisia sul tema che fa spavento. Un voler giocare con le parole e con i concetti che fa perdere di vista la soluzione dei problemi. Un po’ come sta accadendo per le stragi dei cristiani: un silenzio assordante da parte dell’Occidente laico e pluralista, che ha travisato il significato di tolleranza tramutandolo in indifferenza. Quando si tollera l’intollerabile, si decreta la fine di una società.

  3. Maria Antonia Livi Rispondi

    22 maggio 2015 at 06:21

    Certo che il tornare indietro a rileggere i vostri articoli-commento e i post di chi vi segue fa davvero impressione. Sembrate dei VEGGENTI.

    Veggenti che pur conoscendo il loro rischi e loro faticoso destino non arretrano davanti alla “ben nota IPOCRISIA che regna e spadroneggia sul degrado, incentivandolo”.
    La cronaca più recente sarebbe definibile con un titolo – BELLA MILANO SI SCHIANTA SU PAO – Retake Milano coinvolta nell’incidente rischia la vita – e questo è un vero capolavoro negativo di sociale e sclerotica follia.

    Un tritacarne mediatico disgustoso è stato arricchito: da silenzi inopportuni, scuse fatte dalle istituzioni nella direzione sbagliata, balle megagalattiche, sollevazione del popolo aderente al partito MID (movimento ideologico degrado), che si è tutto ringalluzzito e azzeccato alla grande notizia bugia (costruita a tavolino) che i “Volontari Retake sono nemici dell’arte”.
    Una porcheria vera, per cui molti comunicatori, professionisti dell’informazione fatta sopra le balle palesi, dovrebbero correre a nascondersi.

    Ora vedo che oggi andrete a una conferenza stampa indetta dall’assessore ai lavori pubblici del Comune di MIlano, che anima la chiamata ai pennelli per -Bella Milano -della cittadinanza tutta “sventolando, finalmente, qualche soldo per fornire i materiali” dati per far attivare i privati a ridipingere muri e roba paurosamente vandalizzata dai graffitari.
    Quindi finirà tutto sotto l’alto patrocinio dell’assessorato? Ottimo. Finisce tutto a tarallucci e vino dunque? Bene.
    Però, come vostro sostenitore da tempo, provo un fortissimo senso di disagio.
    Perché così a me pare che: l’unica condizione, che siete costretti ad accettare per non far soccombere ancora e ancora il decoro della Città, è che, invece che essere protagonisti principali del VOSTRO abituale OPERARE A 360° e senza padroni per il bene di Milano, ora siate costretti ad accettare le note incongruenze del comune.
    Incongruenze che hanno portato il degrado a Milano a livelli di grave pericolo di disagio esistenziale. State saldi ragazzi…la politica non è una cosa seria e voi invece siete una roccia dove possono scorrere anche le acque putride, ma senza penetrare.

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