I cento muri ai writer non servono a combattere i vandalismi in città

Dopo mesi di attesa i «cento muri» promessi sono stati finalmente assegnati. A solo un mese dalla concessione, il 90% dei muri sono già stati utilizzati, un evidente segnale che ci sia un grande bisogno di comunicare ed esprimersi. Come associazione che si occupa da anni di riqualificare zone della città lottando contro il vandalismo, ma favorevoli alla street art e al suo valore in alcuni spazi urbani, non ci lascia stupiti questa forte richiesta di spazi, che ha trovato in questa iniziativa un’opportunità. I cento muri non devono però essere confusi e letti come una strategia di risposta a coloro che si muovono nell’illegalità, imponendo la propria presenza ovunque, su edifici pubblici e privati, arredo urbano e mezzi di trasporto, causando danni per milioni di euro. La distinzione atto vandalico o opera artistica, il dilemma che riguarda tutti coloro che vogliono affrontare l’argomento graffitismo, è in realtà un problema che non ha motivo di esistere, in quanto il metro di giudizio non è mai estetico, quindi puramente soggettivo, ma legale, vale a dire che è necessario il permesso di colui che dispone del bene da decorare. La concessione dei cento muri, infine, si basa sull’anonimato, così che l’artista, quello che rispetta le regole e ha bisogno di esprimersi facendosi notare, rimane riconosciuto solo nel proprio ambiente ma anonimo per la grande parte di coloro, cittadini di passaggio e residenti, che non conosco l’autore. L’artista che ha potuto usufruire di questa opportunità dovrebbe invece vedere di buon grado questa occasione di visibilità, perché facendo un regalo alla propria città, può essere riconosciuto e riconoscibile. Un mito da sfatare: la concessione degli spazi per combattere il vandalismo. Non c’è nessuna attinenza tra i due fattori: gli spazi liberi non ridimensioneranno la voglia di scrivere degli imbrattatori seriali, dei writer stranieri che lasciano uno sfregio del loro passaggio, delle gang che delimitano il territorio per i loro traffici, e di tutti coloro che vogliono esprimere la propria idea, dal calcio alla politica, all’emozione più forte e cieca. Da molto tempo l’associazione che presiedo affronta su un altro livello il messaggio della sponda vandalica, con lezioni di legalità nelle scuole e la presa di coscienza da parti di tutti, bambini e adulti, che i cittadini fanno la differenza nel rispetto e preservazione del bene pubblico e nella cura del territorio, come noi facciamo da anni mediante interventi di riqualificazione delle aree urbane. L’iniziativa dei cento muri è bellissima nel senso più assoluto, senza volerne dare una valenza sull’aspetto della repressione ma, sicuramente più culturale, come indicazione di quello che il writer, cittadino in mezzo agli altri, vive in una società e ha desiderio di comunicare, trovando nei muri un ottimo mezzo per farlo.

 

ANDREA AMATO

presidente Associazione nazionale antigraffiti

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11 Responses to I cento muri ai writer non servono a combattere i vandalismi in città

  1. Maria Antonia Livi Rispondi

    18 luglio 2015 at 19:04

    Questa storia dei muri concessi per lo sfogo cosiddetto artistico è una vera barzelletta.
    Trovo il tutto surreale, anacronistico e anche un po’ offensivo per chi, sentendosi un artista, si impegnerà a far magari un buon lavoro. Però poi solo per il fatto che verrà giudicato e sarà una maggioranza a decidere se merita di restare, la sua opera verrà catalogata come indegna (un imbrattameto insomma, legale ma sempre imbrattamento) e così ricoperto. Cosa farà poi quel pittore? Tornerà ad esprimersi sui miri concessi o altrove… che tanto ci son palazzi pubblici, come le scuole, dove le tag restano decenni.

    Forse si poteva fare qualche cosa di più in una città come MIlano.
    Forse si poteva spiegare ai più giovani che ogni bomboletta di colore spray è altamente inquinante per l’ambiente e per chi ne aspira i vapori.
    Forse…

    • Ettore Camposarcuno Rispondi

      27 agosto 2015 at 20:49

      L’ha detto, Maria Luisa: è una barzelletta, come tante nel nostro Paese. Chissà quando cresceremo….

  2. Pasquale Rispondi

    28 luglio 2015 at 11:44

    Un paseudo Artista imbratta i marciapiedi di Milano fermiamolo artepresaingiro.wordpress.com

  3. Gennaro Di Giuseppe Rispondi

    22 agosto 2015 at 21:22

    Non volevo fare il gufo -termine che oggi va tanto di moda- ma ero sicuro che le cose sarebbero andate in questi termini. Pensateci un attimo: in un Paese dove la maggior parte degli imbrattatori rimane impunita, in cui le poche sanzioni a disposizione fanno ridere, si danno anche i muri a disposizione, nella speranza vana che le cose cambino. Le sanzioni e i controlli sono indispensabili, poi si può parlare di recupero -etico, culturale, psicologico- di questa gente. Se un’iniziativa del genere si inserisce in un contesto che non ha alcuna tolleranza verso costoro, allora ha un senso, altrimenti è il solito, ipocrita atto buonista.

    • Ettore Camposarcuno Rispondi

      27 agosto 2015 at 20:47

      Anche a Campobasso si è parlato di muri da dare a questa gente, e ogni tanto si leva una sporadica voce che a riformulare la proposta. Una volta lo si è fatto, è venuto persino un gruppo vicino a Blu (v. l’autostazione), e poi il cittadino ha dovuto subire la beffa di sentirsi dire da quegli “artisti” che non si sarebbero mossi nella notte perché avevano avuto uno spazio su cui sfogare la loro dubbia vena creativa. Cos’altro deve accadere perché si capisca che il confine tra chi è chiamato ad eseguire graffiti legali e chi si muove nell’illegalità è molto labile? Questa è una psicosi, una patologia, e come tale va curata!

      • Mara Iapoce Rispondi

        13 settembre 2015 at 22:39

        Caro signor Camposarcuno, lei ha messo a nudo una verità molto triste, quella del confine praticamente inesistente fra artisti che si esibiscono su spazi legalmente concessi e imbrattatori seriali. Nonostante questo possa essere un brutto risveglio, non lasciamoci sopraffare dal senso di sconfitta. Non è facile, ma non è neanche impossibile. Come certamente saprà, il comune di Campobasso, in occasione di “Vivi la tua città”, ha deciso di ripulire la scultura di Gino Marotta e una parte di via Roma, anche grazie ad alcuni migranti presenti nei centri d’accoglienza. La cosa che dobbiamo fare è agire in sinergia, non prendere iniziative singole e non divulgate. Ci saranno nuovi programmi in questo senso e, nell’ottica del non sentirsi sconfitti, tornerò dal Nord Italia, dove vivo, per dare il mio contributo a questi programmi di rinascita della città. Facciamolo tutti insieme!

  4. Alberto Modignani Rispondi

    1 settembre 2015 at 13:29

    A Milano certi “eventi d’arte”, che ottengono pure il patrocinio del Comune, poi fanno azioni di vandalismo ovunque. Per fare autopromozione vanno dall’attacchinaggio di etichette inamovibili a scritte con gessi che poi rendono necessario il ridipingere i muri, all’appiccicamento su ogni supporto di carta dalla faccine idiote, ma anche con vere e proprie azioni di vandalismo per segnalare i luoghi delle mostre, non lesinano di imbrattare in modo indelebile lapidei, cartelli stradali e muri.
    Come le vedo io immagino vengano visti anche dai distributori di patrocini, presumo vedranno anche visti da chi concede il patrocinio comunale. A me basterebbe che anno dopo anno il Comune negasse patrocini futuri a vandali che rovinano tutto.
    Ciò che fanno resta a vista un anno dopo l’altro.

  5. Alessio Valdi Rispondi

    1 settembre 2015 at 18:32

    Se dovessimo preoccuparci “veramente” dei danni inutili prodotti per arroganza e consumismo sulla terra sarebbe facile trovare un rimedio. A chi bisogna dirlo ancora e ancora e ancora “che ogni bomboletta crea un’enormità di guai al nostro pianeta” e che ci vorrebbe poco a levarcele di torno?

    Invece si esalta lo spray per dipingere come fosse la nuova frontiera dell’arte suprema maltrattata.
    E l’età dei nuovi devastatori si abbassa sempre più.

    Abbiamo: modelle anoressiche per la moda, medicine inutili, quasi ingozzate a forza per merito di pubblicità subdola, idolatria indotta per mezzi di trasporto veloci, che regalerebbero libertà inimmaginabili e poi la gente va a schiantarsi ovunque, bimbi spesso istigati a esprimersi spruzzando vernice, mentre è noto che i loro occasionali maestri di street art, talvolta, sono perfino indagati per reati penali.
    Ma siamo a posto con le teste o proprio no, non ci siamo?

  6. Maria Antonia Livi Rispondi

    2 settembre 2015 at 11:36

    01/09/2015 Sito Web Affari Italiani
    Milano
    Il Comune copre la street-art. Bianco su Zoow24. I Hate Milano

    I fatti noti: da qualche mese il Comune ha varato un’iniziativa per certi versi rivoluzionaria, i cosiddetti 100 muri liberi messi a dispozione di artisti, e street artists. Un’iniziativa che ha suscitato entusiasmo e applausi da più’ parti, finalmente in linea con quell’idea di città che avevamo sognato nel 2011 e che per tanti anni in molti non ritrovavano nella politica della giunta. Punto importante e assai intelligente dell’iniziativa: la totale autogestione degli spazi, senza la menata dei bandi e delle “commissioni” che avrebbero sicuramente cambiato la natura del provvedimento rendendolo meno “credibile” agli occhi degli artisti. I fatti ignoti che ci sono stati segnalati: Zoow 24 e’ un giovane e apprezzato artista (street artist, artist, fate voi) milanese. Avete presente quei pianoforti con sopra i che si sono visti in numerose iniziative in giro per la città’? Ecco, quello e’ Zoow 24, che ha al suo attivo anche due esposizioni alla Galleria Pavesi in centro a Milano, alcune collettive e numerosi progetti internazionali in cantiere. Contagiato, al pari di molti altri artisti, dall’iniziativa del Comune, Zoow ha realizzato diverse opere su alcuni dei muri “liberati” che magari qualcuno avrà notato in queste lunghe e caldissime settimane estive. Tra queste, l’opera più’ ambiziosa e’ quella che vedete nella foto: realizzata in collaborazione con la multinazionale tedesca Molotow, il progetto delle “100 sizze matte”, secondo la definizione dell’artista, ha il compito di far riflettere l’osservatore “su come il consumismo dal campo economico abbia invaso tutti gli ambiti sociali, finendo per diventare il modello comportamentale per antonomasia della società’ contemporanea”. Ogni sigaretta rappresenta un vizio, un tic, una mania della società’ dello spettacolo del 21 secolo, che proprio come le sigarette e’ tossica, nociva ed ogni suo aspetto, dai beni materiali a quelli immateriali, e a tempo determinato. Ora, il valore estetico dell’opera non e’ da discutersi in questa sede: non siamo critici d’arte, non spetta a noi giudicare il lavoro di Zoow 24, degli altri Street Artists e nemmeno di Maurizio Cattelan. Quello che in questa sede ci interessa discutere, e’ il fatto che l’opera, benché’ si trovasse in una zona “liberata” sia stata coperta da un mano di vernice, come mostrano le foto della gallery in alto.

    Si tratta di un caso identico a quello dei pinguini di Pao cancellati lo scorso aprile, a seguito di un atto di depauperamento del patrimonio artistico della citta’ rimasto impunito.

    MA DI COSA PARLA QUESTO TIZIO CHE SCRIVE? D’estate ritornano le bufale più bufale.
    A PARTE CHE TUTTO è SUCCESSO A MAGGIO E NON AD APRILE, A PARTE CHE IL MURETTO ERA UNA COZZAGLIA DI TAG E MEMBRI VARI E SCRITTE OSCENE, A PARTE CHE IN CEARIANO IL COMUNE AVEVA AUTORIZZATO AGLI ABITANTI DELLA ZONA PER UNA RIMESSA IN ORDINE DELLO SPAZIO GIOCHI, STABILENDO CHE ALTRA, NUOVA E PULITA STREET ART, SAREBBE ANDATA A DECORARE QUEL MURO MOLTO AMMALORATO. A PARTE TUTTO: CIò MA DI COSA PARLA “RIMASTO IMPUNITO”?

    ANDREBBE PUNITO IL FATTO CHE ORA Là C’è PURE ZIBE CHE HA DECORATO CON PAO IL MURETTO FAMOSO. HA PRESENTE ZIBE? NON C’è PROBLEMA PER SAPERE CHI è …SCENDA IN STRADA E VEDRà CHE OVUNQUE TROVA LE SUE MILLE E PIù TAG VANDALICHE, VECCHIE E FRESCHISSIME, NON SMETTE MAI.
    Poi Lei continua:
    Ma la cosa assume strani contorni, perche’ l’artista Zoow 24 asserisce che altre opere da lui firmate – tutte incentrate sugli stessi temi, la rappresentazione delle nevrosi sociali contemporanee attraverso una rielaborazione del linguaggio e delle icone pop – sono state allo stesso modo eliminate nello stesso modo. Noi ci rivolgiamo allora al Consigliere Comunale Emanuele Lazzarini, che ha avuto il merito di lavorare per 3 anni al progetto dei 100 muri e di capire l’importanza dell’autogestione degli spazi (anche se gli sfugge che si dice “hall of fame” e non “wall of fame” ma vabbe’). Caro Lazzarini, ma perche’ queste opere sono state cancellate? Con che criterio? Si tratta di una decisione di chi? Del Comune o di chi altro? Esiste una commissione che decide cosa sia arte e cosa no? E chi sarebbe questo tizio onnisciente che decide cosa tenere e cosa cancellare? Non sara’, vero, che il problema e’ che ad essere rappresentate fossero delle sigarette, perche’ sarebbe un po’ ridicolo, non le pare? Lei nel suo blog rivendica il progetto dei 100 muri punto per punto, e sulla bontà’ di quel progetto. Speriamo chiarisca al più’ presto questa vicenda, che rischia di compromettere quel rapporto di fiducia che tanto faticosamente e’ stato creato tra quella che viene superficialmente chiamata “street art” e le istituzioni.

    E’ CHE FORSE CARO SIGNORE DI AFFARI ITALIANI, DUBITO SIA IL COMUNE CHE IMBIANCA E CERTO NEPPURE I VOLONTARI – CHE SI OCCUPANO DI BEN ALTRO.

    SARà MICA CHE A MILANO, VISTO L’ANDAZZO, C’è ANCHE CHI E’ FURIOSO E SI DIVERTE A RENDERE PAN PER FOCACCIA AGLI STREET ARTIST?
    PERCHè IL DIPINGERE SUI MURI LEGALI “ADESSO”, E PERò NON RIPULIRE, TUTTI GLI IMBRATTAMENTI GIà FATTI, PUò ESSERE CHE “A CERTE PERSONE, CHE SI SENTONO DERUBATE DUE VOLTE, PUò CREARE UNA CERTA IRRITAZIONE …QUESTI SONO INDUBBIAMENTE VANDALI, MA CHI PUò DIRE SE L’ARTE DI CHI IMBIANCA è MENO ARTE DI CHI COLORA? AI POSTERI…

  7. Massimo D'Alessandro Rispondi

    13 settembre 2015 at 22:45

    Vedo che sono in compagnia di campobassani come me: di muri in concessione a Campobasso ne abbiamo sin troppi. Adesso va di moda far dipingere intere facciate di palazzi altrimenti degradati… Rimango della mia idea: queste persone hanno una compulsione che va curata. Poi, diciamolo francamente, non si possono concedere muri in continuazione, e allora lo sfogo è su tutto quanto gli passa di mano. Solo di mano, non di testa, perché una testa non ce l’hanno.

  8. Francesco Gibillini Rispondi

    16 settembre 2015 at 05:58

    Certo che “una testa non ce l’hanno” caro Massimo D’Alessandro.

    A mantenerla bella vuota ci pensano tutti quegli imbonitori altolocati (politici e critici d’arte suonati e informatori bugiardi) che letteralmente “svendono il valore del rispetto e del pulito” solo per incentivare alla prepotenza e all’appropriazione indebita in nome del “nuovo e della giovinezza che esige libertà e che si esprime a spruzzo e con mega pennarelli”.

    Come se poi al momento più comodo si potesse mettere, a proprio piacimento, la museruola a un cane addestrato ai combattimenti.
    Milano non può dimenticare il primo maggio 2015.
    Ripulire è stato un moto della gente per bene, ma troppe facce in bella mostra davanti al corteo del 3 maggio avrebbero dovuto andare altrove.

    Perchè basta vedere cosa è accaduto subito dopo per capire che c’è, fra chi ha “gridato forte allo scandalo nell’evidenza oscena di ciò che ha subito la città”, che appena può “liscia il pelo ai writer” , anche quelli notoriamente vandali che acchiappano quattrini con la mano sinistra e però sporcano altrove con la mano destra.
    Ma chi paga lavori d’arte anche con soldi pubblici lo sa bene chi sono e però finge di non sapere.

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