A secco, orfane, usate come discariche In viaggio tra le fontane dimenticate

Due milioni dal Comune non bastano per farle funzionare tutte. Vandali e degrado
Il paradosso Alla Centrale rimpallo di responsabilità E a volte anche demolirle costa troppo

Zampilla al centro di piazza Bausan, circondata di alberi e fiori colorati. Orgoglio di Dergano. Diverte lo sguardo tra i grattacieli di piazza Gae Aulenti. E al Castello è un tripudio di acqua e di luci.
Dove c’è e funziona, la fontana diventa un simbolo. Dà l’idea del quartiere che pulsa e che vive. La gente ci si affeziona. Che sia monumento storico, come quella di corso Indipendenza dedicata a Pinocchio, appena ripristinata, o una moderna vasca di cemento, come in San Babila. Ma dove è secca, vuota o morta, «non c’è niente di più triste», ammette l’assessore all’Arredo urbano Carmela Rozza. In piazza Gramsci, zona Paolo Sarpi, è «una voragine di cemento, un monumento al degrado, un manufatto da smaltire», dice. Il Comune ha stanziato più di due milioni in quattro anni, e 600 mila euro solo nel 2015, per interventi di manutenzione in giro per la città. A volte si tratta di sostituire il sistema di ricircolo dell’acqua che risale agli anni ’40 e consuma troppo, come in piazza Grandi: i lavori cominciano tra poco, per una spesa di 160 mila euro. Poi è in programma quella di Cascella, in Leonardo da Vinci, altri 100 mila euro.

Foto Fontane

Ma la desolazione è dietro l’angolo. In piazzale delle Milizie, sui Navigli, «sono stati rimessi a nuovo gli argini di Ripa di Porta Ticinese, ma la fontana è stata dimenticata», lamenta un residente. «Ci stiamo ragionando», ribatte la Rozza, che cerca di tenere botta. «La manutenzione ordinaria e straordinaria delle fontane è tra le priorità». Altri 500 mila euro sono previsti per il 2016. Ma il discorso non è banale, e non manca il rimpallo tra istituzioni. Vicino alla stazione c’è quella, desolata, del parchetto in Duca d’Aosta. E poi le due grandi ai lati della Centrale, con le bocche di leone, guardate con sconcerto dai turisti: «Quelle non sono di competenza del Comune, ma di Grandi Stazioni», risposta. E in via Corridoni? «Spettano alla Città Metropolitana» (e dalla ex Provincia dicono: «Non abbiamo i fondi per manutenerla ..»). Via Palizzi, in zona Largo Boccioni, e via Forze Armate, nel parco delle Cave? «Se ne occupa un altro assessorato, Sport e Tempo Libero …». Ancora: in corso Como le vasche funzionano a singhiozzo e a volte diventano cestini per la spazzatura («C’è una pompa guasta, ora sistemiamo»). È un lavoro costante. Gli uffici del Comune raccolgono le segnalazioni, ma a tutto non si arriva. Nello sforzo di tenere insieme estetica, urbanistica e bilancio, alcune sono sacrificate. Costa troppo rianimarle. E anche demolirle.

Per ripulire da scritte e graffiti i muri si sono messi d’impegno i cittadini volontari. Per le fontane «ci vorrebbe una squadra di idraulici», sorride l’assessore.
È che dispiace, vedere le fontane in stato di abbandono. Ci si tiene forse più che ad altri monumenti. Al Castello, in via Croce Rossa e in piazza Fontana, sono rimesse a nuovo: investiti 220 mila euro per la prima, 110 mila per la seconda, 50 mila per la terza. E sono tornate agli antichi splendori anche a Villa Scheibler, zona Quarto Oggiaro (110 mila euro). Ad apprezzare milanesi e turisti. E non solo in estate. In piazza Bausan, a bilanciare la voce di qualcuno («La fontana è la vasca da bagno personale di rom e senzatetto»), c’è quella dei tanti che vanno persino ad annaffiare i fiori. «Faccio come se fosse mia», dice Maria Retta, pensionata, versando la sua bottiglietta d’acqua tra il verde del monumento. Fontane, croce e delizia. Segno e simbolo di una bella città.

Articolo di Elisabetta Andreis pubblicato sul Corriere della Sera il 27 agosto 2015

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2 Responses to A secco, orfane, usate come discariche In viaggio tra le fontane dimenticate

  1. Giovanna Ponti Rispondi

    1 settembre 2015 at 08:03

    Possiamo cominciare a darci un po’ da fare per togliere degrado alla fontana davanti all’Istituto scolastico Leonardo da Vinci in via Corridoni a Milano?
    Credo che anche chi sta dentro a pontificare su “partecipazione e innovazione” ai giovani studenti per insegnare che il mondo può essere migliore, magari un’occhiatina fuori la può anche dare?
    Potete voi di Retake Milano fare qualche cosa, sollecitare, aiutare, insegnare che ogni individuo può contribuire a eliminare in degrado? Che la città è di tutti, non per essere distrutta, ma amata e aiutata a non soffocare per l’inerzia di chi ai posti “giusti” per provvedere invece preferisce giocare a Monopoli anziché mantenere bene ciò che esiste?

    • Andrea Rispondi

      1 settembre 2015 at 12:09

      Cara Giovanna, sono ovviamente d’accordo con te. Retake Milano è impegnata su varie iniziative che implementeremo su tutta la città. Ma dobbiamo essere in tanti per svolgere al meglio le nostre attività. Cerchiamo cittadini volontari e istituzioni illuminate per adempiere in modo efficiente alla tua proposta.

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