Caccia a “Seok”, l’imbrattatore seriale

Caccia a “Seok”, l’imbrattatore seriale Sos dal blog Venezialagunanostra. Danni alle vere da pozzo, continua il dibattito tra arte e inciviltà

Sos dal blog Venezialagunanostra. Danni alle vere da pozzo, continua il dibattito tra arte e inciviltà
Qualcuno li considera artisti, altri dei veri e propri maleducati, ma come definire chi va in giro con una bottiglietta spray a marcare i muri con la propria tag (firma, ndr)? Da circa nove mesi i residenti di Dorsoduro stanno subendo i segni di un «imbrattatore seriale», ormai riconoscibile ovunque: «La sua tag è SEOK – si legge nel blog www.venezialagunanostra.it – Ha iniziato in Campo Santa Margherita, poi si è diffuso in Fondamenta del Gaffaro per poi spostarsi a San Tomà e ora per tutta Venezia fino a Via Cappuccina». I residenti denunciano inoltre un degrado nei monumenti, privi di manutenzione: «Le vere da pozzo vanno protette» scrivono i blogger nel sito «le stanno distruggendo, altro che Barcaccia a Roma distrutta di tifosi. A forza di usarle come sedie o per appoggiarci delle cose, si stanno staccando i pezzi, prime tra tutte quelle di Santa Margherita. Abbiamo chiesto un incontro due settimane fa con la Sovrintendenza, ma non ci hanno risposto e a breve torneremo di nuovo alla carica perché non si può continuare così». Se Seok risulta solo un imbrattatore, per i muri colorati di Santa Maria del Giglio, apparsi improvvisamente di recente, le opinioni divergono. Come si legge nel sondaggio (ancora aperto) nel nostro sito il 63% lo considera un intervento artistico, mentre il 34% no. «Io sono completamente a favore dei writers» ha detto l’esperta d’arte Angela Vettese «ma a Santa Maria del Giglio è una cattiveria nei confronti del nostro patrimonio culturale. Inoltre non ha senso con l’arte dei writers che nasce per decorare zone degradate». Qualcuno ha proposto i lavori socialmente utili: «Ci vogliono dei professionisti per ripulire» ha risposto Vettese «Piuttosto chiederei ai veri writers di spiegare a queste persone maleducate che cos’è davvero questa forma di arte e chiederei all’amministrazione di trovare degli spazi dove i writers possano esprimersi». Per Anna Brondino del coordinamento comunale Area Popolare invece la soluzione sarebbe proprio farli lavorare: «Avevo già sollevato la questione» ha ribadito Brondino «proponendo più telecamere. Inoltre la polizia sa ormai a quali persone corrispondono le forme e bisognerebbe cercare di fermarli e metterli a pulire. In questo caso la multa vale poco, bisogna insegnare loro il rispetto». Dal mondo dei giovani arriva comunque una richiesta di spazi: «Ci sono dei murales che sono delle vere e proprie opere d’arte – ha detto come sua opinione personale Marco Paladini, membro di Cerchidonda e attore nella webserie veneziana Rugagiuffa – ma dovrebbero essere creati luoghi, come a Santa Marta, al Tronchetto e nella zona universitaria, per i writers, altrimenti chi fa scritte svalorizza anche chi davvero fa i graffiti». Qualcuno ha un’idea provocatoria: «I graffiti sono un’arte» sostiene l’artista Germano Locatelli, il primo che ha introdotto i writers a Venezia «perché non fare un concorso nazionale e proporre che dipingano il cubo di Piazzale Roma? Dimostrerebbero che sono dei veri artisti».

Articolo di Vera Mantengoli pubblicato su La Nuova di Mestre di Venezia e Mestre

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