Quando i cittadini dicono basta al degrado

I milanesi si preoccupano per il degrado che avanza per le strade, urbano e sociale. Quello che dà fastidio agli occhi, all’animo e al senso civico di chi abita e vive la città, e a volte fa paura alla gente che si muove per andare a lavorare e tornare a casa. E alle famiglie che vorrebbero fare una passeggiata con i figli senza incappare in spettacoli sgradevoli. I cittadini, soprattutto delle zone 2 e 3, segnalano il proprio fastidio per tutto quel degrado che ormai sembra diventato “troppo” . Troppa delinquenza giovanile, troppi stranieri, profughi, campi rom, spaccio, prostituzione, graffiti, atti vandalici, danneggiamenti, cartelli stradali che cadono e troppo poca manutenzione, buche stradali, cestini dell’Amsa insufficienti o mancanti, traffico, pochi parcheggi, più l’inquinamento, e la solitudine. In sintesi, «troppo degrado sociale dovuto alla crisi dei valori». E alla crisi economica che produce disoccupazione, anche questo elemento visto come degrado sociale. Tutto questo è contenuto nel nuovo report dell’Associazione Nazionale Antigraffiti, che con interviste a 600 cittadini (realizzate dal Comitato Abruzzi Piccinni), giovani e anziani, uomini e donne, offre uno spaccato aggiornato di quel che pensa quella parte di abitanti che ha risposto alla domanda «quali tematiche la preoccupano di più?».

I residenti segnalano lo spaccio in via Padova, la situazione di abbandono in via Ferrante Aporti, la presenza di campi rom in zona Lambrate e di senzatetto in Galleria Buenos Aires, di profughi in piazzale Bacone, presenza ossessiva di venditori abusivi e continue aperture di sale slot, la prostituzione diurna e notturna specie in viale Abruzzi e nelle vie limitrofe (Piccinni, Monteverdi, Paganini) con relative risse per il controllo del territorio; litigi tra prostitute, rapporti sessuali consumati per strada davanti ai portoni delle case, sopra i cofani delle macchine, sui marciapiedi, lanci di bottiglie e persone che urinano per strada, atti vandalici contro le auto parcheggiate (sabato notte 10 macchine danneggiate in via Monte Martini da quattro egiziani, poi arrestati per furto).

«Tutti questi segni permanenti sul territorio – dice Fabiola Minoletti, segretario dell’Associazione Nazionale Antigraffiti e presidente del Comitato Abruzzi Piccinni – rafforzano nel cittadino il disamore per la propria città e l’immagine di una amministrazione assente o incapace di prendersi cura del territorio. Ma non è che con la precedente giunta andasse meglio».

Si accentua la “deriva vandalica del graffitismo”, con il continuo comparire delle tag di writers e dei simboli delle gang latine. A Milano, secondo l’Associazione Antigraffiti, ci sono 1.340 writers e 350 crew (gruppi). Sono aumentati gli attacchi ai treni delle metropolitane: le linee più colpite sono la 2 e la 1, mentre la metro gialla viene imbrattata meno perché più protetta (e ancor meno accessibile è la lilla).

Cancellare le scritte e i disegni diventa complicato perché i writers utilizzano materiali come acido fluoridrico e catrame, oltre agli estintori riempiti di vernice per riuscire a scrivere più in alto possibile sugli edifici. Certe volte i danni sono irreparabili, come quando vengono utilizzati pezzi di vetro o punteruoli per incidere sulle superfici (tra i primi atti di questi nuovi vandalismi ci sono le vetrine incise e rovinate in via della Spiga nel giugno 2012). L’acido fluoridrico non è in vendita, ma arriva dal mercato nero. Alcuni writers milanesi indagati per imbrattamento avevano dichiarato di averlo acquistato da writers francesi e dell’Europa dell’Est a un costo tra i 12 e i 30 euro a flacone.

E poi ci sono le scritte al catrame, comparse tra piazzale Bacone e Città Studi, dense e spesse, quasi con un effetto 3D sui muri. Lo spray al catrame viene venduto a 4 o 5 euro su internet, procurarselo è diventato facilissimo.

Articolo di SIMONE BIANCHIN pubblicatoi il 31 agosto 2015 su La Repubblica

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