«Ho sfregiato il Colosseo per le amiche»

Roma

«Sono le iniziali dei nomi delle mie tre più care amiche. L’ho fatto anche per loro». Quando si dice l’amicizia. Così si è giustificata davanti ai carabinieri una turista austriaca di 40 anni fermata per aver inciso tre lettere di circa quattro centimetri ciascuna su un pilastro antico del Colosseo. Si tratta dell’ennesimo sfregio per l’Anfiteatro Flavio. L’ultimo risale solo al 16 luglio scorso, quando Blagoj Georgiev, il calciatore bulgaro 33enne della squadra di serie A russa Rubin Kazan, aveva pensato bene di incidere le iniziali del proprio nome con una moneta. Quello dell’austriaca, d’altronde, è il decimo atto vandalico negli ultimi dodici mesi (almeno di quelli colti in flagrante dal personale in servizio). Stavolta, la giustificazione della turista in visita solitaria al monumento rasenta il grottesco. Il bello è che le incisioni selvagge sono state eseguite con un coltellino svizzero (sequestrato poi dagli agenti). I fatti risalgono a giovedì 17 settembre, intorno alle 14,20. La donna aveva appena finito di incidere con la lama “M.D.S.” su un mattone di restauro ottocentesco che riveste il pilastro al piano terra (il cosiddetto numero 58), sul lato Sud-est del monumento, nell’area dello sperone Valadier, quando è stata intercettata da una guardia dell’Istituto di vigilanza dell’Urbe (corpo di circa sei agenti privati a supporto dei sette custodi della Soprintendenza). Subito è stato avvisato il personale di guardiania che ha dato l’allarme ai carabinieri della stazione di Roma piazza Dante, in servizio di pattuglia sulla piazza. Condotta in caserma, la donna è stata denunciata per danneggiamento aggravato su edifici di interessa storico ed artistico. Ed è stato qui, nel momento del verbale, che si è giustificata, raccontando ai carabinieri che le lettere dello sfregio al Colosseo erano solo le iniziali delle sue più care amiche. I commenti: Non c’è pace per la casa dei gladiatori. «Le persone, vedendo sui mattoni tante firme scavate fin dal ’700, non riescono ad avere la percezione di un reato», commentano dalla direzione del Colosseo. «Si scatenano sempre sugli speroni ottocenteschi – aggiunge la direttrice Rossella Rea – Qui ci sono i mattoni più lisci rispetto a quelli antico-romani, su cui è più facile fare l’incisione. La scritta viene meglio. Insomma, non è una questione di rispetto per l’Anfiteatro Flavio». Da oggi, i restauratori faranno i sopralluoghi per verificare l’entità del danno. Quello che spicca, è che l’incisione (ad altezza uomo) ha intaccato in profondità il muro. Il pilastro su cui è stato inciso gioca un ruolo chiave nel percorso di visita al monumento, visto che fa parte della cosiddetta “Porta Triumphalis”, l’ingresso ufficiale per le parate imperiali. A stupire è il fatto che la turista austriaca sia potuta entrare al Colosseo con un coltellino svizzero in borsa. Nonostante l’allerta per il terrorismo sia alta, e il Colosseo figuri come obiettivo sensibile. All’entrata, le borse vengono “passate” dalle guardie con le palette metal detector, ma evidentemente i sistemi non sono tarati per i pesi minimi. La vicenda, infine, rilancia la “vexata questio” dello scarso personale. Numeri alla mano, al Colosseo è attiva una squadra di sette persone a turno su complessivi 26 custodi. I precedenti Il 7 marzo due ragazze americane incidono i loro nomi e scattano un selfie, il 16 luglio il bulgaro Blagoj Georgiev incide le sue iniziali su un pilastro con una moneta e a novembre dell’anno scorso un turista russo incide una grande “K” sul muro per un danno di 20 mila euro.

Articolo de Il Messaggero di Laura Larcan del 23 Settembre 2015

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