Il Quartiere restaura Blu ma lui sarà d’accordo?

Bologna

Sono passati poco più di due anni dall’estate del 2013, quando gli attivisti dell’Xm24 si mobilitarono per convincere il Comune a salvare l’edificio di via Fioravanti con il grande murale di Blu. E Palazzo d’Accursio accettò di spostare la rotonda spartitraffico. Ora è il Quartiere San Vitale a lanciare un appello ai cittadini per salvare le opere dell’artista nato a Senigallia e formatosi in città. Si tratta degli interventi che lo street artist, considerato dal Guardian tra i dieci più importanti del globo, realizzò – quando ancora si firmava Nicola – nel 2002 nei giardini del Guasto, rispondendo alla chiamata del quartiere. «Un atto di pura generosità – racconta Milena Naldi, oggi presidente di San Vitale – ricordo che mentre era all’opera intorno a sé voleva solo bambini».

Fu allora, che in quel luogo di grande suggestione, progettato nel 1975 dall’architetto Rino Filippini, comparve un lungo serpente a rappresentare l’evoluzione insieme a creature zoomorfe che ne diventarono presto parte integrante. Che oggi però, a 13 anni di distanza, necessitano di essere ripulite dall’erosione. In una parola, ancora non così consueta per la street art, di essere restaurati. Per farlo si sono attivati con il quartiere l’associazione Giardini del Guasto, che dalla fine degli anni Novanta ha riscattato il giardino e se ne prende cura con i ragazzi di Peacocklab e di Habitart; insieme hanno lanciato un crowdfounding su ideaginger.it per raccogliere i 4000 euro necessari. E hanno organizzato pure una tre giorni di festa, dal 16 al 18 ottobre (meteo permettendo), che sotto l’egida di Guastoland (omaggio alla Dismaland di Banksy con tanto di t-shirt in stile) propone laboratori e musica alla riscoperta del Guasto.

Una chiamata alle armi che se darà buon esito, vedrà poi entrare in campo gli studenti di Belle Arti, guidati dalla docente di restauro Lucia Vanghi, per far tornare le opere come Blu le aveva pensate. O no? Qui infatti qualche dubbio si fa largo. L’iniziativa è meritoria, e ancor di più meritorio che si voglia valorizzare il lascito di Blu sotto le Torri.

Ma Blu, che da anni non concede interviste, cosa ne pensa? «Gli abbiamo inviato il progetto via email ma non abbiamo ricevuto risposta» ammette Jacopo Innocenti di Habitart. «Tenteremo ancora – gli fa eco Vanghi – vorrei sapere dei materiali, se c’era un disegno preparatorio. Con tutta probabilità non ce lo dirà». E se il misterioso writer, che ha dimostrato più volte di tenere al destino delle sue opere, arrivando addirittura a cancellarle, come è accaduto a Berlino, non fosse d’accordo? Se volesse che il tempo facesse il suo corso? «È un’ipotesi irreale – conclude Naldi – nel caso ci fermeremmo a riflettere. Ma a chi appartiene l’opera d’arte, è una delle grandi questioni aperte dell’arte contemporanea».

Articolo de La Repubblica di Emanuela Giampaoli del 14 Ottobre 2015

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