La statua di don Boschetti imbrattata con lo spray

Pavia

enzo

Enzo Boschetti (nella foto) nacque nel 1929 a Costa de’ Nobili. Per 7 anni fu frate dei Carmelitani, poi inviato nel deserto del Kuwait come missionario, avvertì fortemente la chiamata al sacerdozio. Nel 1962 fu ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Allorio. Svolse il suo ministero sacerdotale come curato a Chignolo, poi a Pavia nella parrocchia del Ss. Salvatore. Si appassionò soprattutto ai nomadi, agli operai, alla gente semplice e povera. Nel 1968 iniziò ad accogliere i primi giovani emarginati ed in difficoltà nella cappella seminterrata di Viale Libertà. Negli anni ’70, coinvolgendo i primi volontari laici, nacque la comunità che diventò poi Casa del giovane. Don Enzo morì a nel 1993 e dal 2006 è aperto la causa per la sua beatificazione.

Se lo avessero avuto davanti davvero con la sua giacca a vento scura, la sciarpa al collo e quegli occhi che guardavano dentro non avrebbero osato tirare fuori le bombolette spray. Lui, don Enzo, li avrebbe presi sottobraccio e si sarebbe messo a parlare con loro. Invece di fronte alla sua statua non hanno esitato a sparare colore su sciarpa, giacca e volto. E lo stesso hanno fatto con il ragazzo scolpito accanto a don Boschetti. I pirati dello spray hanno agito tra domenica notte e lunedì sera in zona Ticinello. Ad accorgersi delle scritte rosa shocking sono stati alcuni residenti che hanno subito avvertito don Arturo Cristiani alla Casa del Giovane. Lì nella comunità fondata da don Enzo non si sono stupiti: «E’ la seconda volta che accade -dicono – Non ci risulta che ci siano particolari motivi per prendere di mira la statua del fondatore. Non sappiamo nemmeno se dietro c’è un discorso di territori o di bande. Ripuliremo come abbiamo fatto l’altra volta». «Non vedo quel gesto di dipingere con la vernice come qualcosa di solo negativo – aggiunge don Franco Tassone che di Boschetti fu allievo e stretto collaboratore – Significa che don Enzo è ancora lì, che c’è con tutta la sua forza, con tutta la sua carica a testimonianza del suo credo. L’autore di quel graffito è sicuramente un ragazzo che è stato attratto da quella strada e che si è fermato proprio davanti a lui. Un giovane come i tanti che don Enzo accoglieva. Don Enzo apriva le braccia soprattutto a quelli che fanno fatica, quelli che fanno subire agli altri il loro desiderio di trasgressione. Proprio come quel ragazzo che ha schizzato il colore sulla statua». E sulla stessa linea parla anche don Arturo alla Casa del Giovane: «Il nostro messaggio è quello dell’accoglienza e forse questo atto ci deve aiutare a capire, ci deve essere di stimolo per comprendere cosa vogliono e come stanno i giovani oggi. Ma per farlo serve il dialogo. Peccato non poter incontrare chi ha fatto quel graffito rosa». La comunità che don Boschetti ha fondato in via Lomonaco è piena di graffiti: «Ma quando si è molto giovani e si è in certe situazioni l’importante è trasgredire – commenta don Arturo – Se trovano uno spazio apposta per fare i propri graffiti lo disdegna perchè non è trasgressione e quindi non c’è divertimento».

Articolo de La Provincia Pavese di Linda Lucini del 21 Ottobre 2015

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