La ricchezza di una città

Roma

Mentre in Campidoglio il sindaco Ignazio Marino (perché è ancora il sindaco di Roma) prometteva di «non deludere» chi gli chiedeva di restare, in via Lisbona accadeva qualcosa di inedito, e di simbolico. Convocati da un appello dello psicanalista Massimo Ammaniti, un folto gruppo di abitanti della zona più elegante e (un tempo) esclusiva dei Parioli si è armato di ramazza, tosasiepi, rastrelli, scope, sacchi di plastica e ha ripulito il giardino pubblico dedicato a Sigmund Freud, precipitato dal 2011 in un degrado che nessuna (inutilissima) segnalazione all’Ama ha frenato. C’erano noti professionisti, intellettuali, raffinate signore titolari di antichi cognomi ed esclusivi salotti, bambini, anziani motivatissimi. È come se a Londra gli abitanti di Mayfair si organizzassero per ripulire un’area di Hyde Park o a Parigi ci si riunisse dalle parti di rue de Bretagne per rimettere in sesto il parco di Square du Temple. Due ipotesi insostenibili, perché il verde lì è curatissimo. Ma è solo un paragone per capirci.

Ammaniti sostiene di essersi commosso, vedendo una partecipazione così compatta e convinta. E aggiunge che la nostra classe politica dimentica ottusamente quale straordinario valore abbia il capitale umano rappresentato dall’amore per il proprio territorio e dal senso di appartenenza che ne deriva.

Il caso del Giardino Freud è solo l’ultimo episodio dei tanti casi di auto-organizzazione nati spontaneamente per ribellarsi contro la deriva della nostra città. Retake Roma non fa che attirare consensi e ormai è una forza pacifica da migliaia di volontari, Alessandro Gassmann col suo slogan «puliamo noi Roma» ha aperto un vasto dibattito, Amuse si occupa meritoriamente del II Municipio.

Tra le non trascurabili responsabilità di questa amministrazione (più o meno uscente) c’è proprio questa sottovalutazione. Non aver capito, per esempio, che la rabbia contro i writer (mille campagne pomposamente annunciate e mai un gesto concreto) nasce non da un impeto benpensante ma dall’amore per Roma. Non aver compreso che compito di un grande Comune è anche coordinare e incoraggiare le iniziative nate dal basso (l’Ama ha mancato spesso l’appuntamento con volontari che chiedevano solo vernici adeguate per ripulire i muri di edifici pubblici). Perché i cittadini che si auto-organizzano non sono degli importuni perdigiorno, ma rappresentano la straordinaria, virtuale ricchezza di una città sempre più immiserita.

Articolo del Corriere della Sera di Paolo Conti del 26 Ottobre 2015

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