Muri d’autore la città si veste di versi

Napoli

Come superare il complesso di marginalità di certi quartieri del centro storico, della periferia e della città? Un’occasione non secondaria sarà data da «Muri d’autore», un progetto che larvatamente è sbocciato tra il vicolo San Bonosio e vicolo delle Galesse, tra via Velia e piazza dei Mutilati. Una città da sfogliare, da leggere e mura disegnate da artisti giovani a corredare brevi poesie o frammenti degli autori più noti ed amati della letteratura, non solo italiana. In primis Alfonso Gatto. «Se fino a qualche tempo fa il vicolo San Bonosio era conosciuto solo ai pochi abitanti, ora, attraverso le cornici di pittura, di affreschi e parole, vengono ad ammirarlo da tutto il mondo: giapponesi, cinesi, australiani, neozelandesi. Nei siti web sono decine di migliaia le visualizzazioni e spesso si fermano comitive ad animare le poche decine di metri di questa diramazione di via Mercanti». Così Filippo Trotta, instancabile animatore della Fondazione Gatto, promotore dell’iniziativa, ha illustrato in Comune il progetto che prevede l’invasione pacifica e accattivante di immagini e parole. Quel “Chissà” che è stato il primo intervento sinergico tra versi e graffiti, ha dato il via ad un’idea di arredo, vivibilità, riflessione, sentiero, tra le strade della città. «Il Chissà se, è diventato una realtà e uno stimolo: chissà dove ci porteranno queste parole e immagini dipinte», hanno sottolineato il sindaco Vincenzo Napoli e l’assessore alla Cultura Ermanno Guerra. La parola chiave è «coinvolgimento». A partire dal quartiere che per primo vivrà un intervento capillare: le Fornelle, rione che ha vissuto per anni il degrado e non solo a causa del terremoto dell’Ottanta. Trentacinque anni dopo un segno di rinascita, un tocco di colore, un apostrofo d’arcobaleno e di poesia nel cuore del centro storico, un motivo in più per cittadini e turisti di incantamento. Qui si aggirava Alfonso Gatto che era nato nelle stradine al limitare: al vicolo delle Galesse. E tra questo labirinto ingrigito sentiva l’afrore del vento e l’alito del mare che spiava da una finestra. La città come opera d’arte permanente, come una galleria a cielo aperto alla portata di L’incipit Partenza dal rione Fornelle mecenati Comune e cittadini il contributo di Amleto De Silva Restyling La street art per il recupero dei quartieri storici della città in degrado occhi e di meraviglie di tutti. La città come pagine di un libro di poesia da attraversare come Alice nello specchio. Un esperimento e un laboratorio, il più grande e composito d’Italia che si conosca e che si va ad aprire in questi giorni e si concluderà a maggio. A coordinare gli artisti, tutti valenti eredi del Robin Hood inglese Banky, il re ironico e provocatorio della street art, sarà Pino Rescigno, con la collaborazione di Valeriano Forte; il coinvolgimento non è solo quello del quartiere ma quello degli artisti, giovani e già affermati, conosciuti non solo sul web: Ivan Tresoldi, Piger, valente calligrafo e Ratzo, milanesi; Carlos Atoche, peruviano; Domenico Trino, dalla provincia di Benevento; Luis Alberto Alvarez, che dirigerà il suo intervento sul versante dell’impegno politico e sociale; Carlos Knet Oneto, le cui opere sono già visibili sul litorale a sud di Salerno; Mauro Trotta, dalla provincia di Salerno e, ovviamente GrenPino. Davide Brioschi, l’Eremita, farà, alla sua maniera un omaggio pittorico alla Scuola medica salernitana; Teresa Sarno sarà l’apostrofo rosa di questa teoria di artisti. Il coinvolgimento è anche quello delle istituzioni, il Comune in testa; poi imprenditori e associazioni e il contributo dei singoli cittadini che credono nella città come questo palcoscenico da reinventare, arredare, anche per coprire qualche bruttura, come quella delle urne per le fibre ottiche installate e prosperate in questi giorni. In via de’ Mercanti ve n’è una esemplare in tre sfumature di grigio ed asimmetrie. Lo scrittore Amleto De Silva, contribuirà a suo modo: le vendite del suo libro «Statti attento da me», confluiranno nel progetto «Muri d’autore».

Articolo de Il Mattino di Marcello Napoli del 14 Novembre 2015

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