Un writer deturpa il Sacrario dei Martiri del Turchino

Voltri

Una scritta, quattro righe di vernice rossa sul cemento. Una frase d’amore come se ne vedono tante in città, peccato che stavolta la scelta sia stata tra le peggiori, a pochi metri dai cipressi del Sacrario dei Martiri del Turchino. Un modo per colpire l’amata che diventa un affronto alla memoria dei 59 prigionieri politici trucidati qui nel maggio del 1944 dai nazifascisti. Troppo per il gruppo di quindici cinghialisti e amanti del bosco che tra le colline dell’entroterra di Mele vengono spesso a caccia e aiutano, volontariamente, alla manutenzione del Sacrario, già liberato da fogliame e fango scivolato la scorsa primavera da un costone di collina franato, pronti anche stavolta a mantenere il decoro del monumento. Alle pendici della croce in marmo e delle scale, in poche ore le dichiarazioni d’amore, vengono cancellate, una mano di nero a coprire il viale di accesso imbrattato. Ora delle scritte rosse restano solo pochi segni, destinati a essere cancellati in seguito. Per continuare a ricordare, con rispetto, il sacrificio dei partigiani.

Articolo de Il Secolo XIX del 1 Dicembre 2015

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