«No ai graffiti e a chi li permette» Nasce il gruppo contro i murales

Reggio Emilia

Confedelizia Reggio Emilia dichiara guerra a graffiti e muri imbrattati. Lo fa costituendo un “gruppo antigraffiti” aperto ai cittadini e con un “decalogo” che verrà diffuso nelle scuole per spiegare «il valore civile del decoro urbano» e contestare la considerazione dei graffiti come forma d’arte. L’iniziativa è annunciata dalla presidente dell’associazione, Annamaria Terenziani, che identifica nel Comune uno dei soggetti che permette il deturpamento di palazzi storici. La Terenziani osserva infatti come «a Reggio è l’Amministrazione comunale ad aver consentito che un intero lato della facciata della biblioteca comunale, palazzo storico, tutelato dalla Sopritendenza, venisse coperto prima da murales riproducenti volti di alcuni celebri reggiani (con una comunque dubbia opportunità nella scelta del luogo ove commemorarli) e poi dagli imbrattamenti di un qualunque vandalo». Permesso che, secondo la presidente di Confedilizia, va contestato. «Nessuna giustificazione – dice la Terenziani – per chi commette un reato, ma era prevedibile che si sarebbe ingenerata la convinzione che se il Comune accettava di sfregiare un pezzo del proprio patrimonio, allora tutto sarebbe stato consentito. Così non solo lo stesso muro è stato oggetto di successivi imbrattamenti, ma anche il muro opposto, i cortili delle case limitrofe, i portoni, i cestini ed in breve tempo il fenomeno è diffuso e dilagante». Il neonato gruppo antigraffiti ha già ben chiaro il da farsi. «Cancellare subito i graffiti è ad esempio una delle azioni deterrenti, indicate nel decalogo, particolarmente efficace per evitare il ripetersi della cosa, posto che gli autori hanno come unico scopo quello di vedere la propria ”opera” durare nel tempo». Ma prima di eliminare il graffito, «conviene fotografarlo» e fare «una denuncia-querela circostanziata, chiedendo che il colpevole (anche se ignoto) venga individuato e punito, con riserva di costituirsi parte civile per il risarcimento del danno subito». La legge, ricorda Terenziani, «prevede infatti che deturpare o imbrattare cose mobili altrui possa essere punito, a querela della persona offesa, con una multa», mentre «realizzare un graffito su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati, rappresenta una fattispecie di reato più grave, perseguibile d’ufficio e punito con la reclusione da uno a sei mesi o con la multa da 300 a 1.000 euro». Con sanzioni, infine, «che diventano ancora più pesanti se l’atto è commesso su beni di interesse storico o artistico».

Articolo della Prima pagina di Reggio del 11 Dicembre 2015

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