Le sorgenti dell’arte di strada

Catania

L’arte si sta impossessando delle nostre città. Muri, edifici, sottopassi, piazze, piccoli angoli ed enormi superfici delle nostre aree urbane, sono diventati supporto per l’arte di migliaia di giovani in viaggio per il mondo. È sotto i nostri occhi, i media rilanciano, le amministrazioni si prestano. Da dove viene questa arte che si colloca fuori dagli spazi deputati? Che si arrampica sempre più in alto, in dimensioni che non avevamo neanche immaginato? E di cosa parla? Viene dal sottosuolo, che è esattamente il luogo dove si piantano i semi, nel nostro caso dal sottosuolo della New York degli anni ottanta, dall’underground di quella metropoli caposaldo dell’egemonia culturale che ha accompagnato il progresso della nostra civiltà fino ai giorni nostri. A piantarlo quel seme, è stato un gruppo di adolescenti neri,a malapena scolarizzati, cresciuti nella periferia degradata di quella New York, nel Bronx. Quei segni, quelle scritte che appaiono su pezzi di città, tunnel della metro e treni, all’epoca li prendono a chiamare graffiti, con un piglio dispregiativo, come quelli neolitici, ma sono molto diversi anche se salta all’occhio che condividono un certo primitivismo. Sono passati trentacinque anni, ora quei ragazzi sono leggende, le loro opere stanno scalando le vette del mercato dell’arte e questa espressione di una cultura bassae originata da una comunità povera ed emarginata è cresciuta e dal sottosuolo si è inerpicata sui muri della città fino ai suoi presidi più imponenti: i grattacieli. È uscita dal ghetto per contaminare individui lontani migliaia di chilometri dal Bronx di New York ed è diventata quella che oggi chiamiamo street art: un grande fenomeno popolare inarrestabile. Quel gruppetto di adolescenti emarginati del Bronx degli anni Ottanta apre questa mostra, New York apre questa mostra, la New York faro culturale della nostra civiltà che credevamo ferita e depressa dopo l’11 settembre apre questa mostra. Il graffitismo – la strada che questi ragazzi hanno aperto – è stata percorsa da altri e si vede in mostra che questo percorso porta in Europa. Parigi, Londra, Madrid (che poi sono in sequenza le città colpite dall’islamismo), Lisbona, Roma, Berlino incubano negli anni Ottantae Novanta un’identità culturale sotterranea che affiora in superficie qui in Europa venti anni dopo. Nel Duemila nasce l’urbanismo: un ragazzo tappezza l’America con i manifesti di un candidato e il suo poster diventa un’icona, un altro ragazzo a Lisbona prende scalpelloa martelloe iniziaa scolpire ritratti sui muri,a Parigii giovani della stessa generazione collocano mosaici raffiguranti i protagonisti di un videogioco, riempiono la città di piccoli ritrattia stencil, in tutte le capitali d’Europa succede la stessa cosa e possiamo ancora rintracciare un andamento lineare di questo percorso. Ma pochi anni dopo, grazie allo sviluppo di internet, assistiamo a un nuovo rinascimento in cui l’andamento diventa reticolare facendo affiorare una nuova geografia culturale in cui i localismi e i nazionalismi diventano oggetti culturali da testimoniare, diffondere e difendere smontando passo passo l’idea che possano essere imbrigliati da confini e frontiere. Questa mostra è fatta da artisti che vengono da quattordici paesi, bianchi, neri, arabi, mezzosangue, cristiani, atei, musulmani, buddisti, qui queste differenze sono solo terreno per una nuova espressività comune, un nuovo classicismo globale. Qui sono rappresentati i codici estetici, linguistici, formali, morali ed etici che feconderanno la cultura visiva del nostro futuro off-linee on-line, questi sono i «Codici sorgenti» di cui parla il titolo. Il Codice sorgente è in informatica è ciò che chiamiamo «archetipo» nelle discipline umanistiche. Quel modello primitivo delle cose, che apre la strada alle filiazioni dei possibili sviluppi del modello originario. Nuovi codici estetici, stilistici, semantici sorgono dalla cultura urbana degli ultimi trent’anni per definire un nuovo panorama urbano in cui l’arte assorbe la dimensionalità metropolitana per esprimersi alla sua misura. È la street art, che si impossessa delle città attraverso lìextradimensionalità delle sue rappresentazioni, che impone con successo i suoi linguaggi popolari, che porta l’arte nella vita delle persone comuni, insofferente alle etichette e alle definizioni. I mostri sacri del graffitismo, che ha fatto vibrare la New York degli anni ’80, sono i più importanti esponenti della street art di nuova generazione, che qui per la prima volta vengono raccolti in una narrazione storica, lineare, unica e mai rappresentata prima. Ciò mette sotto gli occhi dello spettatore il percorso che ha portato la street art a diventare il primo movimento artistico globale e il più partecipato dell’intera storia dell’arte. La mostra «Codici Sorgenti», che la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo presenta a Palazzo Platamone a Catania, racconta i 30 anni che hanno visto l’esperienza artistica reagire alla polarizzazione culturale conquistando il favore del pubblico globale, attraverso un’antologia delle più importanti opere dei creatori di questo percorso artistico spontaneo e nonaccademico, raccogliendo in un solo progetto espositivo i capolavori di tutte le figure che racconteranno ai posteri il mondo all’epoca della prima globalizzazione.

Articolo del Sole 24 Ore di Stefano S. Antonelli e Francesca Mezzano del 20 Dicembre 2015

Share This Post

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>